Episcopalis Communio. Sinodo: ora l’ascolto del Popolo di Dio è legge
Se papa Francesco ha infatti portato la Chiesa sui cammini della sinodalità, scelta maturata nel solco della Tradizione in continuità con il Concilio, certamente decisiva è stata l’esperienza dei Sinodi – quello straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015 – durante i quali si è andata precisando una prassi sinodale che ha permesso non solo di recuperare il senso di partecipazione ma anche di comprendere tale dimensione costitutiva della Chiesa. «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto – aveva affermato il Papa il 10 ottobre 2015 in occasione del cinquantesimo anniversario di istituzione del Sinodo dei vescovi – l’uno in ascolto degli altri e tutti dello Spirito Santo per conoscere ciò che egli dice alla Chiese». Ed aveva indicato le tappe di questo dinamismo: «Il cammino sinodale inizia ascoltando il popolo di Dio… prosegue ascoltando i pastori… culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma». In apertura del suo discorso aveva sostenuto che si doveva «proseguire su questa strada» perché «proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».
Nella Costituzione attuale che presenta un’ampia premessa teologica, articolata in dieci punti unita alla normativa canonica, con i suoi ventisette articoli, viene così ora resa normativamente stabile la pratica della sinodalità come forma di cammino della Chiesa e con essa il principio che regola le tappe di questo processo: l’ascolto. Popolo di Dio, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri «e tutti in ascolto dello Spirito santo».
Seguendo poi le tre fasi dello svolgimento: ascolto, decisione e attuazione, i Sinodi dovranno così essere il vero risultato di una estesa consultazione dei fedeli nelle diocesi e predisporre anche l’accompagnamento nella fase attuativa. «Il Sinodo dei vescovi – scrive papa Francesco nel testo della costituzione -–deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del popolo di Dio». E «benché nella sua composizione si configuri come un organismo essenzialmente episcopale», non vive «separato dal resto dei fedeli», «al contrario, è uno strumento adatto a dare voce all’intero popolo di Dio». Per questo è «di grande importanza» che nella preparazione dei Sinodi «riceva una speciale attenzione la consultazione di tutte le Chiese particolari».
«Apparirà più chiaro» in questo modo che nella Chiesa c’è «una profonda comunione sia tra i pastori e i fedeli, essendo ogni ministro ordinato un battezzato tra i battezzati, costituito da Dio per pascere il suo gregge», sia tra i vescovi e il Papa che è un «vescovo tra i vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese. Ciò impedisce che ciascun soggetto possa sussistere senza l’altro». Proprio «incoraggiando una conversione del papato» che lo renda più fedele alle «necessità attuali dell’evangelizzazione», l’attività del Sinodo – spiega Francesco – potrà a suo modo contribuire al ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani».
Nell’ampia premessa del documento il Papa ricorda come Paolo VI nel 1965 – all’atto di istituire il Sinodo come «speciale consiglio permanente di sacri Pastori» – si dichiarava consapevole che esso, «col passare del tempo» poteva «essere maggiormente perfezionato». E come poi, a tale successivo sviluppo, hanno concorso, da un lato, la progressiva ricezione della dottrina conciliare sulla collegialità episcopale e, dall’altro, l’esperienza delle numerose Assemblee sinodali celebrate a partire dal 1967 (anno nel quale veniva pubblicato anche un apposito Ordo Synodi Episcoporum), fino all’ultima edizione dell’Ordo Synodi, promulgata da Benedetto XVI il 29 settembre 2006. «In questi anni – spiega papa Francesco – constatando l’efficacia dell’azione sinodale di fronte alle questioni che richiedono un intervento tempestivo e concorde dei pastori della Chiesa, è cresciuto il desiderio che il Sinodo diventi ancor più una peculiare manifestazione e un’efficace attuazione della sollecitudine dell’episcopato per tutte le Chiese».
A questi punti seguono i ventisette articoli dettagliati contenenti le disposizioni. Tra quelle nuove il compito della Segreteria generale di accompagnare la terza fase di attuazione e la possibilità per la stessa Segreteria di «promuovere la convocazione di una riunione pre-sinodalecon la partecipazione di alcuni fedeli», ma anche la possibilità di dare carattere magisteriale, previa approvazione papale, alle proposizioni finali del Sinodo.
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