
Sinodo della Cei, salta il documento finale: bocciato il testo su gay e donne. «Necessario un ripensamento globale»
di Gian Guido Vecchi
Richiesto un «ripensamento globale» del documento finale durante la seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia
Il presidente della Cei, Matteo Zuppi durante la messa per la seconda assemblea sinodale(Ansa)
«In questi giorni ho ricevuto attestati di vicinanza da parte di alcuni di voi che, incontrandomi, sorridevano a labbra strette e mi davano una pacca sulla spalla, come si fa quando si porgono le condoglianze». L’arcivescovo Erio Castellucci, teologo e presidente del Comitato nazionale dell’assemblea sinodale della Cei, ne parla con ironia. Il documento che faceva sintesi di anni di lavoro non è stato votato dall’assemblea che si è riunita questa settimana in Vaticano. Una pioggia di emendamenti e interventi critici. Era chiaro che la maggior parte dell’assemblea, composta da 1.008 persone – 7 cardinali,168 vescovi, 252 sacerdoti, 34 religiosi, 17 diaconi e 530 laici, tra i quali 277 donne e 253 uomini – non l’avrebbe approvato: una bocciatura, di fatto, perché giudicato troppo vago e perfino reticente su questioni molto sentite dai fedeli, ma anche tra i vescovi, come il ruolo delle donne nella Chiesa o l’omosessualità.
«Era un testo povero, alla fine fatto male, probabilmente
perché scritto in fretta: poco male, lo si riscriverà meglio e sarà votato la
prossima volta», allarga le braccia un vescovo. Espressioni come
«accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari» o
«responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne» dicevano poco o nulla, per
molti, e non rendevano il senso delle proposte arrivate dalla «base». E così si
è deciso di rinviare tutto all’assemblea del 25 ottobre, il documento
da votare sarà riscritto. «Le moltissime proposte di emendamento avanzate
dai 28 gruppi richiedono un ripensamento globale del testo e non solo
l’aggiustamento di alcune sue parti», ha spiegato Castellucci.
È stato lo stesso presidente del Comitato, nel suo intervento, a spiegare com’è
andata. Il «cammino sinodale» si è aperto nel 2021 e l’ultima fase è
cominciata con l’assemblea della Cei a maggio dell’anno scorso. A novembre
stato definito lo «strumento di lavoro», un testo al quale tra gennaio e
febbraio sono arrivati contributi da tutte le diocesi italiane, «entro i primi
giorni di marzo ne sono giunti 196 dalle Diocesi più altri da associazioni e
gruppi». Il problema è nato in questa fase: «Nei primi giorni del mese, la
presidenza del Cammino sinodale ha letto tutti i contributi e alcuni dei membri
hanno steso un primo testo di sintesi, di 74mila caratteri, letto integralmente
e discusso l’11 marzo nel Consiglio episcopale permanente: in quella riunione
ne è stata chiesta la riduzione drastica, perché si arrivasse alla
forma di proposizioni sintetiche e mirate».
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Monsignor Castellucci ammette che «probabilmente la dieta è stata eccessiva», il testo è stato quasi dimezzato. Soprattutto, dice, non si è spiegato bene il genere delle «proposizioni»: «Abbiamo supposto, sbagliando, che fosse chiaro che le proposizioni erano pensate come testo di passaggio, quasi un indice ragionato, che doveva aprire la strada ad alcune decisioni concrete e poi soprattutto al recupero della ricchezza del quadriennio. Dovevamo valutare meglio che questo genere letterario, da alcuni ritenuto sorpassato, in un percorso così ricco come quello del quadriennio, può risultare arido e povero, senza riuscire a mostrare una reale continuità rispetto ai documenti precedenti». Nelle intenzioni di chi lo ha scritto, le 50 proposizioni del testo dovevano insomma rimandare come un indice ai documenti precedenti. Per molti che lo hanno letto, il testo era solo troppo vago. E gli emendamenti sono stato così numerosi che non era più possibile correggerlo: andava riscritto.
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