Il Papa: respingere i migranti è peccato grave, mari e deserti non siano cimiteri
Non servono leggi restrittive o la militarizzazione delle frontiere, ma “vie di accesso sicure e regolari” e “una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà”
Mare e deserto. Due scenari diventati fatali per molte persone migranti costrette ad attraversarli perché in fuga da guerre, povertà e disperazione, in cerca di sicurezza e stabilità
“Alcune di queste rotte le conosciamo meglio, perché stanno spesso sotto i riflettori – osserva il Papa – altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno battute”.
Del Mediterraneo ho parlato tante volte, perché sono Vescovo di Roma e perché è emblematico: il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato – il mare nostrum – è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave.
mare e deserti sono luoghi biblici in cui è maturata la storia della salvezza, rivelatori di un Dio che accompagna il popolo nel cammino della libertà, che “non rimane a distanza, no”, ma “condivide il dramma dei migranti, è lì con loro, soffre con loro, piange e spera con loro”
Tutti conosciamo la foto della moglie e della figlia di Pato, morte di fame e di sete nel deserto.Nell’epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere: li nascondono. Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà.
No a leggi più restrittive e alla militarizzazione delle frontiere
Partendo dal presupposto che “in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci”, Francesco elenca tutto ciò che è contrario al diritto umanitario e non facilita il perseguimento del risultato: leggi più restrittive, militarizzazione delle frontiere, respingimenti. E illustra le vie giuste:
Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e da tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui.LEGGI ANCHE
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Non lasciamoci contagiare dalla cultura dell’indifferenza
A braccio, Francesco invita a pensare a tante tragedie dei migranti: cita Lampedusa, la strage a Crotone … “quante cose brutte e tristi”. Infine, elogia tanti buoni samaritani, che “si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti”. Opere che sono segno di coraggio da parte di una umanità “che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto”. Questa sì che invece uccide i migranti. Pensando “a tanti bravi che stanno lì in prima linea”, cita pure la Mediterranea Saving Humans (che ha appena concluso, in cooperazione con la Fondazione Migrantes della CEI, la sua operazione di ricerca e salvataggio in mare, ndr). Ma “tante altre associazioni” sono nel suo cuore. Ciascuno non si senta escluso da quella che il Papa considera una lotta di civiltà. Già solo pregare è molto ed è necessario, nella consapevolezza che “il Signore è con i nostri migranti nel mare nostrum, il Signore è con loro, non con quelli che li respingono…”.
Uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità.
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