è morto p. José María Castillo Sánchez, Pepe
12 NOVEMBRE”Come mi immagino Gesù? Non me lo immagino come un prete. Non sarebbe vescovo, certamente. Non avrebbe nessun incarico. Sarebbe un profeta itinerante che pratica una vita inappuntabile e potrebbe andare dicendo: “se non credete in ciò che dico, per lo meno guardate a ciò che faccio” che è ciò che Gesù non cessava di dire. O con altra immagine: “l’albero si conosce dai frutti che produce”. Sarebbe un profeta itinerante, vicino a tutto ciò che è sofferenza, dolore, miseria umana. Non perchè avesse fatto un voto di povertà, perché il voto che fanno oggi i religiosi di povertà è una delle fonti di sicurezza più grande che ci sia. Sicurezza economica. Sarebbe una persona che condivide con la gente povera, le capacità, la condizione, la fortuna e sarebbe un uomo enormemente libero, di parlare e di agire, non andrebbe a mischiarsi in partiti politici, piuttosto andrebbe a preoccuparsi della necessità della gente.””Quello che è determinante nell’eucarestia, almeno secondo il nuovo testamento non è il prete, non è il pane, non è il vino, non è il rituale, è l’unione di tutti i partecipanti. Dove esiste questa unione si può fare la memoria del Signore, dove non esiste questa unione, anche se il papa è presente non si celebra l’eucaristia.””Il centro della religiosità non si trova nei rituali religiosi, ma il centro della religiosità si trova nel comportamento etico. Il centro non sono i rituali, ma l’atteggiamento etico, un atteggiamento, un comportamento etico orientato verso la misericordia.”
Le sue parole, molte, calde, potenti, disturbanti, piene… Un padre, nel senso di anziano che mi era a fianco con le sue parole e col suo vivere. Una gratitudine profonda!Ciao Pepe!José María Castillo Sánchez nacque a Puebla de Don Fadrique, Granada, il 16 agosto 1929.Entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù nel 1946, all’età di diciassette anni, ma si ammalò e i medici gli consigliarono di andarsene. Nel 1947 entrò nel seminario di Guadix. Fu ordinato sacerdote, nel dicembre 1954, dal vescovo di Guadix Rafael Álvarez Lara. Dopo aver prestato servizio come parroco in una cittadina di Granada, completò la sua laurea presso la Facoltà di Teologia di Granada (1955) ed entrò nuovamente la Facoltà di Teologia Compagnia di Gesù (1956). Nel 1962, pochi giorni prima dell’apertura del Concilio Vaticano II, si recò a Roma per completare il dottorato in Teologia presso l’Università Gregoriana, dove difese nel 1964 la sua tesi dottorale sull’Affettività negli Esercizi secondo Francisco Suárez. Iniziò la sua attività di formazione e di insegnamento, prima a Córdoba con gli studenti gesuiti di materie umanistiche e poi a Granada con i teologi, come professore di Teologia Dogmatica presso la Facoltà di Teologia, dal 1968. Contemporaneamente, iniziò la vasta produzione teologica che lo ha caratterizzato, oltre ai numerosi convegni, cicli di esercitazioni e incontri e laboratori con il clero secolare, al quale apparteneva da anni.Gli anni ’70 sono segnati dal cambiamento nella vita di Castillo, dal Concilio Vaticano II, dal generalato di padre Pedro Arrupe (dal 1965), dai cambiamenti sociopolitici che stavano avvenendo in Spagna, dal contatto con le giovani generazioni di gesuiti e da un’intensa attività come insegnante. Iniziano anche i viaggi in America Latina, che diventeranno una costante a partire dal 1988. La teologia di Castillo sarà un riferimento tra i decenni degli anni ’60 e ’70. I cambiamenti nella gerarchia episcopale spagnola, con l’elezione del cardinale Ángel Suquía prima e del cardinale Antonio María Rouco, nella CEE, segnano un nuovo ciclo per Castillo, poiché l’ortodossia della sua dottrina è vista con sospetto. Nel 1980, José María Castillo fu rimosso dall’insegnamento dei corsi universitari. Nel 1988 gli fu ritirata la “venia docendi” e fu licenziato dall’incarico di professore presso la Facoltà di Teologia di Granada. La stessa sanzione ricadde su Juan Antonio Estrada, professore della stessa facoltà, e Benjamín Forcano, clarettiano, direttore della rivista Misión Abierta. Invece, da quel momento in poi, Castillo fu chiamato a tenere annualmente i suoi corsi nella Università Centroamericana “José Simeón Cañas” di El Salvador, dove fu uno dei professori che sostituirono i gesuiti assassinati nel 1989.È stato anche professore invitato presso l’Università Gregoriana di Roma, presso la Pontificia Università Comillas di Madrid e presso diverse istituzioni teologiche latinoamericane, soprattutto in Ecuador, Argentina, Paraguay e America Centrale. È stato vicepresidente dell’Associazione dei Teologi Giovanni XXIII. Qualche tempo dopo, nel 2007, lasciò la Compagnia di Gesù, su sua richiesta, secondo le sue stesse dichiarazioni “per igiene mentale”, dopo più di venticinque anni di lotta contro la censura ecclesiastica e gesuita, dopo aver sopportato numerose conflitti con la gerarchia, che lo hanno segnato come uno dei leader dell’opposizione nella Chiesa alla linea imposta da Papa San Giovanni Paolo II. Successivamente si è dedicato al coordinamento, all’organizzazione e all’insegnamento di corsi, convegni, congressi e seminari in Spagna, Italia e America Latina, oltre a proseguire con le sue pubblicazioni.Papa Francesco lo riabbraccio ufficialmente nell’aprile del 2018!È morto come ha vissuto. Senza voler fare rumore, senza preavviso, e lasciando tanto amore in giro, la mattina del 12 Novembre 2023, nella sua amata Granada, il teologo e gesuita clandestino. Lo ha fatto insieme a Marga, la donna che lo ha accompagnato negli ultimi decenni, fino al transito finale.
Commenti recenti