Molto bello “camminare insieme”, ma…
Eduardo de la Serna
Fin da quando il papa ha convocato un “sinodo della sinodalità”, devo confessare che le mie aspettative erano quasi pari a zero. Forse dovrei chiarirlo: la sinodalità ecclesiale mi sembra chiaramente evangelica e al passo con i segni dei tempi, ma credo che ci sia un problema di fondo, una questione fondamentale nel mondo ecclesiale di oggi: per molti anni abbiamo visto e sofferto che la curia vaticana stava forgiando una struttura ecclesiastica tradizionale, conservatrice e molto chiusa; una “Chiesa” che si è auto-percepita come la vera e unica Chiesa, al di fuori della quale non esiste ecclesialità.
Questo che, come sappiamo, è stato qualificato come inverno ecclesiale, il ritorno alla grande disciplina e altre immagini del genere, non cambia con un semplice cambio di papa, per essere precisi; capisco che chi crede che l’inverno ecclesiale sia finito e siamo in una “primavera” è erede di un’ecclesiologia esclusivamente papale che non condivido. La crisi ecclesiastica ha portato sempre più persone a sentirsi estranee e ad abbandonare l’istituzione, che si andava sempre più rafforzando tramite movimenti e comunità ultraconservatrici.
A ciò si sono aggiunti decenni di nomine episcopali monocolori, estranee a una Chiesa e comunità plurali. Per quanto papa Francesco abbia aperto porte e finestre, un numero immenso di “ecclesiastici”, formattati secondo il modello di Giovanni Paolo II e di Benedetto, continuano ad essere la maggioranza. Potremmo aspettarci, in quest’ambiente, una Chiesa aperta e in dialogo con il mondo? Si può pretendere di ascoltare e di camminare insieme, ma questo avverrà con “questi” che oggi compongono la struttura ecclesiastica e che non hanno abbandonato, né intendono abbandonare, l’inverno ecclesiale, che non cessa per un semplice cambiamento papale. Camminare con “questi” ecclesiastici sappiamo già “dove” ci porta…
Molti altri anni di apertura (e altre aperture non ancora cominciate, dobbiamo dirlo) sono forse necessari per “pareggiare” con gli ecclesiastici che sono padroni della verità, segnalano con il dito e sono pieni di “dubia”, che non sono altro che freni a qualsiasi sguardo o domanda che voglia affrontare il mondo, la realtà o la vita.
Peggio ancora, e lo abbiamo già sperimentato, un Concilio (nientemeno che un concilio!) è stato frenato (a partire da un sinodo, dobbiamo ricordarlo) con la scusa della “vera interpretazione” dello stesso. Se i “padroni della verità e dell’ortodossia” sono capaci di fare questo, quanto di più potrebbero farlo con un sinodo, se questo fosse stato profetico e audace? Ma non lo è stato… come c’era da aspettarsi…
Questo, dunque, ci ha lasciato il Sinodo. Possiamo aspettarci qualcosa per la seconda fase?Non ho nessuna aspettativa e illusione. Desideri, certamente sì. Ma, se dobbiamo guardare a quello che “abbiamo” oggi, è trascorso un sinodo senza infamia e senza lode, una perdita di tempo, potremmo dire. Una perdita di illusioni, per chi ne aveva. E centinaia di temi, molti fondamentali, indispensabili e necessari, continuano ad aspettare nei cassetti vaticani. E, naturalmente, non mancherà chi si chiederà perché sempre più tanti uomini e tante donne non danno alcuna importanza o attenzione a ciò che dice l’istituzione ecclesiastica, come se fosse una voce autorizzata ed imprescindibile. Non lo è e sembra non avere alcuna intenzione di volerlo essere…
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Articolo pubblicato il 31.10.2023 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI
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