IL VESCOVO DI NAPOLI BATTAGLIA NELLE NOSTRE STRADE
DI DOMENICO PIZZUTI
E’ piaciuta la cerimonia di insediamento del nuovo arcivescovo di Napoli, dominata dall’alta e ieratica figura di mons. Domenico Battaglia in bianchi paramenti, sprizzante forza e vitalità e che in cattedrale si china a parlare con una ragazza down in prima fila insieme a una donna disoccupata e due uomini di colore. Sembrava trovarsi a suo agio e dominare la situazione in questo nuovo servizio come vescovo dell’ampia conurbazione della diocesi Napoletana da guidare e risvegliare da un certo immobilismo. Non bisogna trascurare l’omelia chiara e lineare, con brevi periodi in buona lingua, che esprimevano la sua ispirazione e non ancora un programma pastorale.
Apprezziamo certo le sue visite alle periferie con un contatto immediato con la popolazione di Miano ed i suoi problemi, la visita al carcere di Poggioreale, alle suore di clausura clarisse, ed ultimamente la distribuzione di alimenti e coperte ai senzatetto nella Galleria in questo crudo inverno. Questi gesti non sono solo prerogative di un vescovo cristiano per l’accoglienza dei poveri, ma un segnale per l’intera comunità religiosa e civile, che non può guardare dall’altra parte le forme di povertà diffuse ed in crescita nelle vie della nostra città con le sue periferie.
Insieme a questi gesti di accoglienza e solidarietà nei confronti dei più bisognosi o “ultimi” che dir si voglia, a nostro avviso, occorre come papa Francesco a Buenos Aires verso i movimenti popolari di riscatto, proporre l’insegnamento o dottrina sociale della Chiesa alla comunità religiosa e civile in una funzione magisteriale e di orientamento, che nella pastorale ordinaria viene eluso. E con un più ampio respiro attingere ad una “teologia politica” o “teologia della città” che da decenni è stata elaborata. Lo richiede una progressiva presa di coscienza da parte del nuovo vescovo della società napoletana con le sue ineguaglianze e polarizzazioni sociali, che si perpetuano, e si esprimono urbanisticamente in quartieri “alti di benessere e altri in basso popolari, da Centro e periferie, dal diverso accesso a beni ed opportunità per cui si potrebbe parlare per ampie fette di popolazione di “cittadinanza limitata” rispetto ad altri strati sociali e regioni del paese.
Giustamente il vescovo nel ricevere i rappresentanti delle amministrazioni ed istituzioni locali ha invitato i politici “a fare miracoli” nell’esercizio delle loro funzioni per la ricerca del bene comune possibile e “riorganizzare la speranza” di vita, salute, crescita e coesione sociale. Sotto il cielo siamo tutti figli dell’unico Signore pur nella diversità delle persone e culture.
Napoli, 7 febbraio 20
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