INTERVENTI E RIFLESSIONI SULLA PREGHIERA DI FRANCESCO del 27 Marzo in Piazza San Pietro
Dopo la preghiera di Francesco in piazza san Pietro e in seguito a varie prese di posizione su quell’evento, Aldo Bifulco sollecitava delle riflessioni su quel gesto.
Le riflessioni che ne sono scaturite sono degli approfondimenti non solo sull’evento del 27 di marzo, ma sono degli interventi sul senso e il valore della preghiera in se.
FRANCO BARBERO
Ho voluto guardare lo spettacolo ignobile di cui il vaticano si è fatto protagonista: il papa, incarnazione del ritualismo bigotto.
Questa è la religione nemica
della fede; si adorano i simboli e si offende il mistero di Dio.
Non trovo le parole per dirvi il dolore che avverto davanti a questa
spettacolarità.
Si manipolano le coscienze di molte persone e si nega la storia di Gesù di
Nazareth. Così la religione continua ad ucciderlo e ad allontanare molti cuori
dal mistero amoroso di Dio.
Franco Barbero
LORENZO TOMMASELLI
Caro don Franco,
ho letto stasera ciò che hai scritto sul tuo Blog riguardo al momento di preghiera che ha guidato papa Francesco e sono rimasto senza parole, proprio senza parole.
“Spettacolo ignobile”, “il papa incarnazione del ritualismo bigotto”, “Si manipolano le coscienze”…..
Ovviamente, ognuno ha il diritto di pensarla come crede, ma, per quanto possa essere partecipe di fondate critiche ad una certa teologia ancora presente nella cultura di papa Francesco, non riesco proprio a pensare come non ci si possa sentire uniti a lui nello stare accanto a Gesù in questa supplica al Padre.
Forse può dividerci la teologia?
Assolutamente NO!
Tutti, senza distinzioni di fedi, di convinzioni e – credo – di teologie hanno visto in quell’uomo anziano e dolente il simbolo dell’umanità smarrita ed atterrita di fronte al dramma del Coronavirus.
Quale sarebbe lo spettacolo ignobile, con il quale papa Francesco avrebbe manipolato le coscienze?
Ho anche io le mie riserve (per quello che contano, ovviamente) sulle indulgenze, sulla presenza della mentalità espiatoria delle morte di Gesù, sul diavolo (citato durante l’omelia di stamattina).
Ma queste differenze arretrano del tutto e fanno posto all’ammirazione e soprattutto alla simpatia nel suo significato etimologico: quest’uomo, senza imbrogliare e manipolare nessuno, ha incarnato, pur con i suoi limiti (e chi di noi non li ha?), l’umanità sofferente che guarda al mistero di Dio con dolore ma anche con speranza.
Il dolore, caro don Franco, esprimiamolo per i drammi che tanti nostri fratelli stanno vivendo combattendo direttamente con il Coronavirus, come è il caso del carissimo fratello vescovo, don Derio, e per tutti/e noi che non riusciamo ad intravedere la fine di questa tragedia.
A te il mio saluto fraterno.
Il Mattinale del direttore
Giovanni Sarubbi
Le chiese vuote e il clero, a partire dal Papa, che celebrano le messe da soli sono “il segno dei tempi” che stiamo vivendo. È la fine del sacro e del potere salvifico di statue e immagini, di ostensori d’oro tempestati di gemme e persino il crocifisso “miracoloso” che avrebbe fermato la peste a Roma nel 1500 si è danneggiato gravemente sotto la pioggia durante la solitaria benedizione URBI et orbi di Papa Francesco in una piazza San Pietro vuota. La “chiesa” fatta di mattoni e di potere traboccante ori e ricchezze è finita. I riti sacri, le statue e le immagini inutili e sorde di cui sono piene le chiese non fermano nulla. Il “dio umanità” che si manifesta nelle migliaia di vittime di questa pandemia che muoiono soli e senza l’affetto dei loro cari ci richiamano al dovere dell’amore verso i più deboli e per la Madre Terra. E “il dio” lontano e crudele che avrebbe fatto ammazzare suo figlio per salvare l’umanità è muto e sordo. E l’eucarestia torna ad essere quello che era all’inizio della vita dei primi seguaci di Gesù di Nazaret, non un momento sacro dove si ripete un sacrificio umano sotto altre forme, ma un momento di amore fraterno di una comunità di persone che insieme vive e lavora condividendo tutti i beni materiali di cui dispone, frutto del lavoro comune di una comunità senza sfruttati e senza sfruttatori.
Stiamo vivendo la fine dei padroni di “dio” e del Vangelo che appartiene invece ai poveri e a coloro che vogliono liberarsi dall’oppressione degli imperi che sfruttano le persone e la Madre Terra.
CIRO CALABRESE
“Ieri è stato commovente vedere questo vecchio in preghiera; ascoltarlo è stato toccante. Se spogliamo il tutto dai gesti e paramenti, rimangono le parole e il silenzio: non è questa l’essenza?”
CORRADO MAFFIA
“Se guardassimo solo alle apparenze e alla spettacolarità potremmo avanzare critiche, ma se ascoltiamo i discorsi di Francesco dimentichiamo le critiche. Il discorso di ieri è stato di grande spiritualità altro che bigotto.
CRISTOFARO PALOMBA
Carissimi, le riflessioni suscitate dall’intervento di Barbero e di Giovanni Sarubbi ci devono solo stimolare a riflettere sul senso della preghiera oggi. Capisco l’irritazione di Aldo e le riflessioni di Corrado e penso che a caldo queste posizioni così radicali di Barbero e di Giovanni, figlie di una ricerca di fede non certamente molto lontana da noi, hanno assunto in questo caso toni impregnati di radicalismo privo di riflessioni attente sulla figura di questo papa che non può essere giudicato da un gesto singolo ma dall’insieme del suo pensiero.
Se si guarda a quella piazza e a quell’uomo solo, sotto la pioggia, claudicante, abbracciato solo dal colonnato, aggrappato a due icone fortemente amate dal popolo romano come l’icona di Maria e il crocifisso della peste si resta fortemente colpiti. A me quei gesti hanno suscitato un senso di sofferenza profonda perchè pensavo al cuore di Francesco angosciato e subissato dal dolore di tanti uomini, ma ha anche suscitato tanti interrogativi. So bene che Francesco non voleva porre in essere gesti mistificanti e superstiziosi ma quanti uomini hanno pensato che quei gesti non erano magici ma volevano solo imprimere forza in quanti stanno lottando per fermare l’epidemia? Quanti hanno dato un valore magico sacrale a quell’ostensorio sollevato e benedicente attribuendogli il potere di fermare l’epidemia? Ha avuto un senso comunicare che quella benedizione offriva indulgenze plenarie mal comprese da da tanti credenti e lontane mille miglia dai non credenti?
Ecco solo questo…. io non ho una risposta.
una cosa e’ certa…ieri ho letto un post su facebook di un amico di Torre che invitava tutti a partecipare alla preghiera di Francesco perchè stava per succedere qualcosa di veramente eccezionale che avrebbe cambiato tutto.
qualche riflessione più ponderata come quella di Don Aldo Antonelli che ho pubblicato sul nostro sito potrebbe aiutarci ancora di più nella riflessione
un abbraccio virtuale a tutti/e in questo sabato senza il nostro incontro….e diventa sempre più pesante
GIOVANNI LAMAGNA
Sto assistendo alla preghiera di papa Francesco in piazza s. Pietro.
La piazza è deserta. Il papa è solo sul palco dove di solito tiene le sue udienze davanti a migliaia di persone.
Raramente simbologia fu più efficace: a significare la solitudine anche del Papa, perfino del Papa.
Dov’è Dio in questo momento? Dove sei Dio, mentre il tuo popolo soffre, si ammala, muore?
Questo è (dovrebbe essere) il luogo per eccellenza della presenza di Dio. Ma Dio non c’è.
Soprattutto non c’è il suo popolo. Che è altrove. Rinchiuso nelle case. Lontano dal tempio. Costretto a stare lontano perfino dal tempio.
Mai simbologia fu più efficace: Dio da una parte, il popolo da un’altra parte. Separati. Lontani.
Il Papa parla. Ma sembra parlare nel vuoto. Così sembra parlare a nessuno.
Lui sommo pontefice (ponte tra il popolo di Dio e Dio) sembra allora riconoscere, ammettere la sua impotenza. Ponte tra chi, se qui sono assenti sia il popolo che Dio?
Dio è silente, è presente (secondo la fede) solo in un’ostia (che in questo momento il Papa adora): nulla di più! Ma l’ostia non parla e, soprattutto, non soccorre. Il mistero rimane e non riesce a consolare. Certo non vi riesce con chi non ha fede.
E però un momento come questo, comunque, accomuna, affratella, credenti e non credenti. Perché il silenzio è sacro, soprattutto di fronte al dolore, per credenti e non credenti. Il silenzio ci mette di fronte al mistero della vita e della morte, che tutti ci accomuna.
Ora, mentre il Papa benedice la piazza (vuota), mostrando l’ostensorio, campane e sirene della polizia si confondono in unico canto struggente, di dolore e allo stesso tempo di speranza, sacro e allo stesso tempo laico.
E’ stato un bel momento di comunione (al di là della fede) per tutti gli uomini di buona volontà: per tutti noi, infatti, vale l’ammonimento del Papa “nessuno si salva da solo”.
Grazie, papa Francesco, di avercelo fatto vivere!
GENNARO SANGES (1)
Condivido molto il breve ma efficace commento di Ciro: ” Ieri è stato commovente vedere questo vecchio in preghiera, ascoltarlo è stato toccante.Se spogliamo il tutto dai gesti e paramenti rimangono le parole e il silenzio: non è questo l’essenza”? Non vorrei però sfuggire del tutto alla discussione che si è aperta tra di noi sui durissimi giudizi espressi sull’evento di ieri da due autorevoli compagni di strada come Don Franco Barbero della comunità di Pinerolo e Giovanni Sarrubi, direttore della rivista Il Dialogo. In questa discussione mi ritrovo molto con le osservazioni svolte da Cristofaro. Già nei giorni scorsi molti di noi, a partire da un intervento di Ezio, avevano espresso riserve e perplessità, anche Aldo mi pare, su una manifestazione di religiosità alquanto tradizionale che avesse al centro l’ostensione in piazza del Sacramento, l’invocazione al crocifisso “miracoloso” di fermare l’epidemia, l’impartizione dell’indulgenza plenaria. Sulla base, però, di come si è svolto realmente l’evento questo giudizio critico non può non essere mitigato, se non completamente azzerato, per una scenografia assai sobria nel vuoto di una piazza sovrastata da un cielo minaccioso, per le parole importanti pronunciate da Francesco, in umiltà, con grande intensità: “Non si può pensare di essere sani in un mondo malato. Nessuno si salva da solo”, per il silenzio di fondo, coperto ogni tanto dal suono delle sirene, dal duro, tragico richiamo della realtà. Al di là di un rito che può alimentare una religiosità magica e devozionistica, Francesco ha saputo toccare, con le parole e i gesti, i cuori di credenti e non credenti, come si ricava anche dalla lettera di Giovanni Lamagna. E in tanti si sono commossi, con sincerità. In questo senso non me la sento di condividere il giudizio così severo e tranciante di Barbero e Sarrubi, anche se Barbero in un audio realizzato ieri sera articola, con toni più moderati e riflessivi la sua critica, non tanto a Francesco quanto a una buona parte della Chiesa, per un certo modo di trasmettere la fede, non da persone adulte e libere, lontane dalla cultura contemporanea. E su ciò dovremmo essere abbastanza d’accordo: è il faticoso percorso ultimo che stiamo facendo nella comunità e nel movimento. Forse in Franco Barbero, dentro la critica sferzante a Francesco per la scelta fatta ieri, emerge anche il risentimento antico, legittimo, di un prete allontanato dalla sua Chiesa senza neanche un minimo di processo democratico. Anche se Francesco non c’entra!
MARIO CORBO
Dalle risposte ricevute da Aldo emerge unanime una profonda e intensa adesione spirituale all’iniziativa di papa Francesco, di cui mi pare sia stata percepita la capacità di rivolgersi all’umanità intera, sofferente, attraverso parole e gesti simbolici, coinvolgenti ed emotivamente aggreganti.
In generale, anche in riferimento ai commenti letti sulla stampa, da parte dei cosiddetti “non credenti” l’adesione e il plauso mi sembrano convinti e senza riserve.
Da parte dei cosiddetti “credenti”, invece, non sono mancate critiche, precisazioni e “distinguo” che rivelano unicamente l’incapacità di cogliere l’animus profetico che muove costantemente papa Francesco.
In alcuni casi – come, ad esempio, nell’intervento di Franco Barbero – l’analisi svolta manifesta totale incapacità nel porsi in sintonia con un uomo come Papa Francesco, che, nella sequela di Gesù di Nazareth, è oggi in grado di fare da cassa di risonanza del Suo messaggio, rivolgendosi al mondo intero.
Probabilmente i limiti angusti della piccola comunità possono, talvolta, offuscare la mente e inaridire il cuore.
Grazie, Aldo, per gli stimoli che costantemente ci proponi.
ALDO BIFULCO
In seguito a qualche critica, piuttosto sferzante, rivolta a Papa Francesco sull’evento del 27 marzo, emerso in un ambito a me vicino, ho sentito il bisogno, io che l’avevo vissuto, dal punto di vista emotivo e spirituale, diversamente, di confrontarmi con la comunità a me più vicina e poi con tanti fratelli e sorelle (buona parte hanno risposto) che ritengo parte di una comunità più vasta.
Pur con alcune differenze, sostanzialmente, le risposte mi hanno dato conforto e sollievo. Molti hanno chiesto di conoscere il mio parere, e per questo vi inoltro una paginetta contenente le mie sensazioni.
Vi ringrazio molto e vi auguro di vivere, sebbene nel silenzio, una Pasqua di resurrezione nell’amore dei fratelli e del Signore.
Un abbraccio
Aldo
FRANCA piccola sorella di Gesù
ti penso con Rosa,i tuoi figli Scampia che resta sempre in me.
Io sono ormai da 4 mesi a Lampedusa dove, invece che l’emergenza sbarchi. viviamo l’emergenza pandemia…Per fortuna non ci sono casi ,ma se c isono sbarh ci tutte le persone sono isolate in quarantena,se arrivano delle persone sono pure messe in quarantena ,soltanto una è stata affetta dal virus ma ci dicono che non ha avuto contatti e che è circoscritta. Speriamo bene, perchè l’isola non ha ospedale.
Papa Francesco ci accompagna come un dono della prossimità di Dio in questo tempo di grande burrasca. Mi fa pensare a Mosé che conduce il popolo nel deserto.
La preghiera del 27 è stato un momento bellissimo ,quasi di nuova alleanza tra Cielo e terra, di alleanza tra un popolo debole e minacciato ed un Dio fragile e vulnerabile, la cui forza è quella della Misricordia .Questa Misericordia per ciascuno che la cerca anche senza intermediari é stata annunziata espressamente in quello che persino Francesco chiama INDULGENZA PLENARIA. Anche a me é dispiaciuto che dia questo nome ad un segno della tenerezza ,della misercordia del nostro Dio ,é vero sa di medio Evo ,sa di un Dio che fa i conti e tutto ciò che vogliamo aggiungere e che condivido..ma questo testo di dom Franco Mosconi mi ha aiutato per uscire dal perfezionismo anche per rapporto al nostro carissimo Papa Francesco- Perché dovrebbe corrispondere in tutto a ciò che mi aspetto da lui? La sua teologia che condivido pienamente, suscita in me certe riserve, come per questa storia di chiamare l’Amore infinito donatore di indulgenze…ma anche lì la grazia sovrabbonda per aiutarmi ad evitare di fare di papa Francesco un pastore “perfetto” ,ma lo trovo ancora più bello ed umano in certi suoi gesti o parole che ci appaiono meno illuminati.
Ti ringrazio Aldo di avermi dato l’occasione di esprimere ciò che penso, anche perché ,le due sorelle con cui faccio comunità ,non sono piccole sorelle perché formiamo una comunità inter- congregazione ,non pensano come me la questione delle indulgenze ed è loro diritto pensare diversamente.
Penso a te. a Scampia con affetto e speranza per Napoli,per il mondo. All’occasione salutami Corrado ,il periodo vissuto alla Scuola di pace mi resta prezioso.
Ti abbraccio
p.s. Ti condivido anche la mia ultima lettera di notizie anche se incomincia a datare…
ANNA SERENA
Carissimo Aldo,
stiamo bene e in buona salute, almeno per il momento. Cerchiamo di prendere il quotidiano con filosofia, ma è vero che ormai sono tre settimane che stiamo in casa in quattro, e ci vuole sempre un poco di ginnastica per lasciare ad ognuna il proprio spazio.
Il momento di preghiera con il Papa me lo sono proprio goduto. Per me è un grande passo “laico” che il Papa abbia dato la sua benedizione e anche l’indulgenza plenaria, senza che nessuno durante la preghiera, abbia fatto menzione di che cosa sia l’indulgenza plenaria ecc…. ecc…
La gente semplice, come le nostre vicine che nemmeno sanno che cosa è l’indulgenza plenaria, ci hanno rimandato la bellezza che le porte di San Pietro fossero aperte e che la benedizione del Papa era per tutti, per il mondo intero. Guarda che sono parole loro!
Una di loro ha osato anche andare
con lo sguardo al di là di quello che le telecamere ci facevano vedere e ha
detto che prima di tutto la benedizione è scesa sulla gente che ancora dorme
per strada vicino San Pietro!
Non dovremmo forse noi lasciare la nostra zavorra clericale, sì è profondamente
clericale proprio quando vuole essere anticlericale a tutti i costi. Cosa ci
impedisce di avere quello sguardo semplice e lavato della gente semplice?
Perchè continuare sempre a criticare?
Magari che questa pandemia ci
insegnasse l’umiltà e il dialogo, in un tempo di emergenza come questo forse
bisognerebbe lasciare scaturire dal cuore parole di ringraziamento piuttosto
che di critica.
Scusami lo sfogo, ma sono talmente stanca delle critiche, dei se e dei ma che
secondo me potrebbero venire ma dopo il ringraziamento, la lode, se non altro
per la vita che ci è stata data in dono. Lo saprò mai apprezzare fino in fondo
questo dono?
Questo è quello che mi viene dal
cuore, non dalla testa. Se vuoi una risposta dalla testa, ci vuole un poco più
di tempo per studiare la storia della chiesa più in profondità. I cavilli che
hanno portato nei secoli ad intendere l’indulgenza plenaria, anche se ora ho più
tempo non voglio dare a questo la priorità.
Per il momento la mia priorità rimangono le mie sorelle e la gene a cui il
Signore mi ha inviata. Passo le ore al telefono, tante angosce, tante
preoccupazioni che sono le mie, ma anche tanta generosità e tanti gesti di
vicinanza. Tanta fede, si fede in un Dio non magico che può togliere la
pandemia, ma in un Dio che ci dà ogni giorno la forza, la pazienza per vivere
questo momento ormai lungo.
Imparo tanto, cresco con loro, la mia fede si perfeziona vivendo con i cosi
detti poveri.
Per ora sono a questo punto.
Un grande abbraccio e un grande ricordo in Lui.
TVB
GRAZIA ELISABETTA
Carissimo Aldo
mi sento in debito con te e con Rosa… rispondo solo ora alle tue due mail, grata del vostro ricordo e saluti.
Immagino la vostra preoccupazione e sofferenza per la lontananza da Cristiano e Luca, con i quali immagino che come tanti siete “connessi” con i mezzi odierni che, grazie a Dio, ci stanno aiutando molto in questo tempo di distacco forzato.
Il mio ritardo è stato dovuto anche, alla malattia di una nostra sorella, qui nella mia comunità di Assisi: Covid-19! Dal 16 di marzo ha cominciato con la febbre, curata ad un certo punto con antibiotici e cortisone, poi passata la febbre ha avuto qualche difficoltà respiratoria che ha convinto il nostro medico di base a farci chiamare la “task force” dell’ospedale. Non le hanno fatto subito il tampone perché sono rari. Messa in lista di attesa le è stato fatto ieri e oggi abbiamo avuto il risultato che è negativo. Non escludono però che abbia avuto l’infezione, perché i sintomi erano compatibili, per cui è ancora in isolamento fino al 10/4. Faranno ancora un 2° tampone e se negativo ancora la dichiarano guarita. IN tutto questo sono stata io che mi occupavo di lei, per preservare le sorelle più anziane dal contatto con lei. E’ stato un tempo un po’ teso per questo, al clima generale e a tutto il resto. Da questa mattina abbiamo gustato un po’ più di sollievo.
Aldo chiedevi cosa pensiamo della preghiera di venerdì del Papa. Personalmente ne sono stata toccata e ho “partecipato”. Certo per mia sensibilità, non condivido tutto delle tante preghiere di questo temo, non sento mie certe devozioni anche se le rispetto. La preghiera di venerdì, però, come dicevo l’ho gustata per la sobrietà e la forza dei gesti, per la profondità delle parole del Papa. Anche per l’indulgenza penso che a molta gente ha parlato comunque e si sarà sentita raggiunta dalla misericordia, che può passare anche per queste formule un po’ “medioevali”, forse. Sicuramente tanta gente semplice, che si sente sola in un periodo molto triste ed incerto. A mia mamma per esempio, di 82 anni, sola a casa sua, con la sua fede semplicissima e forte, le è stato di grande conforto.
Cari Rosa e Aldo… per ora vi lascio con un grosso abbraccio. Anch’io spero di potervelo dare personalmente e fisicamente prima o poi. Sentiamoci uniti in questo tempo complesso e denso di Vita, abitato dalla Presenza del Dio-con-noi, sempre. E Buona Pasqua!
Con affetto
GIULIANA CHIARA
Carissimo Aldo, ho seguito quel momento su internet con due delle mie sorelle. Personalmente sono stata molto toccata dalla persona del papa, il suo camminare solo, in quella grande piazza silenziosa, sotto l’acqua, le sue parole così incisive, il suo raccoglimento dinanzi alla madonna, al crocifisso e all’eucarestia. Mi sembrava che tutto il suo essere fosse proteso in intercessione, per il suo popolo e lui là sofferente ma confidente nel Dio della Vita.
Le immagini poi del crocifisso che l’acqua lo rendeva piangente, mi ha fatto come per strana coincidenza pensare al pianto di Gesù.
Anche Lui piange per noi e con noi, ci salva ma dal didentro, nel camminare insieme a noi.
Eravamo là in tanti credenti e non credenti sospesi col cuore e lo sguardo.
Tuttti là con gli occhi fissi su di lui e Lui …”quando sarò innalzato attirerò tutti a me”.
Penso sia stato un momento UNICO di ” grazia” per l’umanità intera.
Ti abbraccio, in attesa del tuo pensiero, buon cammino verso Pasqua, un saluto a tutta la tua famiglia.
FRANCESCA AVITABILE
Grazie per questo input.
Ho vissuto intensamente la prima parte incentrata sulla Parola, con un po’ di difficoltà la seconda , in cui la semplicità del pane mi è sembrata soffocata dalla pomposità degli arredi.
E Tu?
Con la speranza di rivederci presto. Ti abbraccio
Ciao Aldo, anche se su alcune cose, come sai, la pensiamo diversamente per me è stato emozionante e anche le parole del Papa sono state bellissime nonostante lui non dica, secondo me, tutto quello che vorrebbe.
CIRO PALMIERI
Ciao Aldo! Come stai? Spero tutto bene…non ho sviluppato un’idea precisa sull’evento del 27 marzo….sicuramente ho visto che ha unito tante persone e per molte è stata un’occasione di poter ricevere un conforto e vivere (anche se da lontano) un momento “forte”. E’ chiaro che questo è stato per qualcuno…per qualcun altro non è stato così…a me piace l’idea che tante persone “sole” e chiuse in casa siano state raggiunte dalle parole del Papa…probabilmente per molti di noi che vivono altre forti esperienze non sarà stato la stessa cosa. Infine dal punto di vista del tema dell’indulgenza plenaria devo dire che ne so poco e chiaramente non ho approfondito questo aspetto..tu che ne dici? La tua richiesta era su questa linea?
Grazie
ANTONIO CAFERRA
Il Papa Solo.
Non ha chiesto miracoli.
Ha detto che noi siamo una chiavica e non rispettiamo la natura.
Non ha parlato di miracoli, di grazie, di punizioni.
Dio non è un mago.
FRANCESCO DE NOTARIS
Lorenzo Tommaselli aveva già risposto a Barbero, ma dopo una sua lettera ha voluto dare questa risposta definitiva.
Aggiungo solamente che, quando purtroppo prevale il dogmatismo teologico – da destra o da sinistra, come il caso di don Barbero -, che è incapace di separare i dettagli, forse pur importanti, dalla realtà simbolica e straordinaria nell’evento di venerdì sera con papa Francesco, purtroppo si dialoga tra sordi.
E per drammatica ironia don Barbero, a parti invertite, ripropone quell’intransigenza e quel rigorismo di cui lui, proprio lui, ha fatto amara esperienza e che ha giustamente denunciato.
Mi permetto di aggiungere una cosa: credo che dom Giovanni Franzoni non avrebbe mai scritto le parole di don Barbero.
Anzi, una volta ha raccontato di aver pregato al capezzale di un malato con preghiere della devozione popolare, abbandonate da tempo da dom Franzoni ma per amore e per rispetto dell’ammalato da lui recitate senza esitare.
Diceva il magistrato Rosario Livatino: “Alla fine della vita non ci sarà chiesto se saremo stati credenti, ma credibili“.
La teologia divide, la fede in Gesù e nel Suo Vangelo di liberazione unisce tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Un abbraccio.
FABRIZIO VALLETTI
Caro Lorenzo…mi dispiace molto per Franco…forse l sue sofferenze gli hanno impedito di cogliere come Francesco abbia preso le sofferenze che sta vivendo l’umanità intera….al centro della preghiera c’è stato comunque Gesù in croce, che nonostante fosse scolpito nel crocifisso, ha continuamente ricordato la sua piena partecipazione alla nostra umanità con tanto amore e nel perdono dei suoi uccisori…la modalità scelta penso che doveva rispondere alla sensibilità religiosa soprattutto popolare …comune ai fedeli di altri continenti…un linguaggio legato alla tradizione, ma che è partito dal Vangelo di cui Francesco non è solo interprete ma anche testimone….Grazie…continua la ricerca di vivere una carità a tutto campo che parta da chi soffre e dai poveri….
SERGIO SALA
Cari amici ,
la Settimana Santa è alle porte la Pasqua è vicina.
Il messaggio di liberazione è fondamento di questa grande festa religiosa
A Pasqua, nell’Antico Testamento, il Signore ha liberato il popolo di Israele dalla schiavitù dell ‘Egitto; a Pasqua, nel Nuovo Testamento, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dal peccato e dalla morte. Essere liberi è desiderio di ogni uomo e di ogni donna, il messaggio di liberazione è rivolto ad ognuno , secondo l a propria situazione esistenziale.
Tutti possiamo chiederci d a quale schiavitù o da quale morte abbiamo bisogno di essere liberati. Esiste inoltre una dimensione collettiva che quest’anno è facilmente interpretabile: tutti vorremmo essere liberati dal Covid 19, il famigerato Coronavirus che tanto sta modificando la nostra esistenza nel 2020, compresa la vita accademica.
Come membri di un’istituzione culturale e scientifica sappiamo e dobbiamo ricordare che le pandemie non si sconfiggono con miracoli e preghiere, bensì con lo sforzo di ricerca di tanti studiosi, con il lavoro indefesso di tanti sanitari, con la pazienza e la serietà della popolazione. Eppure ogni cristiano, qualsiasi sia il livello culturale da cui parte e la
professione che svolge, crede nell’importanza della preghiera , crede nei miracoli ,
e se ne ricorda particolarmente in momenti come questi .
Tra scienza e fede non deve esistere alcuna frattura. In quello che ho appena scritto non c’è contraddizione in termini e nemmeno fallacia nel ragionamento; basta intendersi sul concetto di preghiera e sul concetto di miracolo. Non è stato forse un miracolo la scoperta della penicillina? Non è forse miracoloso il funzionamento del nostro corpo ?
Non è forse un miracolo la mente umana?
La preghiera è fondamentale per l’uomo , e sottolineo “per l’uomo”, non ” contro il virus :
pregare dona serenità e forza interiore, fa uscire da se stessi e invita a pensare agli altri. Il cristiano sente di essere accompagnato da Dio anche nell’affrontare il dolore ed il lutto, e questo riempie di speranza sia i malati sia gli operatori sanitari. Inoltre pregare fa sentire la presenza di Dio che guida i nostri passi, anche quelli di chi è scienziato ed è al lavoro per scoprire la terapia o il vaccino contro il Covid 19.
Maestro nel tenere assieme aspetti simbolici ed altezza spirituale della preghiera è Papa
Francesco, a cui va la nostra ammirazione e a cui offriamo il nostro impegno per non lasciarlo solo nell’isolamento emblematico di una piazza vuota.
Un ringraziamento va agli studenti, ai docenti e al personale amministrativo che in questi mesi hanno dovuto aumentare gli sforzi per adeguar e lezioni, seminari, esami e sedute di laurea alle regole delle trasmissioni a distanza. Un grazie particolare a chi non appare sugli schermi, i tecnici, senza i quali la qualità delle riprese e delle trasmissioni non sarebbe all’altezza di un’istituzione accademica.
Un augurio alle vostre famiglie.
Buona Settimana Santa e Buona Pasqua !
ROSETTA ORFITELLI
Carissimo Aldo, sento una profonda sintonia con le parole di Anna Serena che ha bene espresso l’emozione e la commozione che hanno pervaso molti animi. A dire il vero, da buona “ciucciarella” non mi sono per niente soffermata sull’aspetto indulgenza plenaria, mi ha toccato solo la dicitura “per tutti ” e questo secondo me va oltre qualsiasi critica alla chiesa e alla sua storia. In un mondo così dilaniato nel corpo e nello spirito (v. suicidio del ministro sassone) siamo ancora a discutere su orpelli secondari. Qui parliamo di Gesù nella barca e del suo popolo, senza distinzione di sesso, età, colore, fede religiosa, cioè umanità. Penso molto a Padre Arturo Paoli e alla sua definizione di “prossimo ” e vocazione. In questo ritrovo la mia fede, semplice ma estremamente profonda.
Un caro abbraccio
BIAGIO TERRACCIANO
Io ho trovato nella immagine di papa Francesco, solo nella piazza, sotto la pioggia incessante, la figura di una persona che ha voluto prendere sulle sue spalle il destino dell’umanità intera, assumendo anche la responsabilità di lanciare un appello a Dio al di là di tutte le divisioni religiose e clericali.
È stato un appello all’umanità intera affinché cadano steccati ed egoismi e aumenti il senso di appartenenza alla comunità. Credo che i messaggi che Francesco sta lanciando in questo periodo vadano al di là delle disquisizioni teologiche sul valore e la bontà delle indulgenze. Certo, non è il proclama del superamento del capitalismo e dell’auspicio di una società socialista , ma più “modestamente ” l’invito a cambiare mentalità e a rivolgersi all’altro come fratello da amare.
Chissà se tutto ciò potrà portare alla nascita di un uomo nuovo.
PIO RUSSO KRAUS
non ho partecipato alla preghiera perché ero impegnato a fare visite ai senza dimora. Forse non ci avrei partecipato comunque perché l’appello che era circolato era di pregare insieme per la fine dell’epidemia e io non credo che sia Dio che fa venire o scomparire le epidemie e che questo tipo di preghiera è un po sacrilego.
Però ho letto la meditazione/preghiera del papa e mi è piaciuta molto. E’ un preghiera autenticamente cristiana (cercare di porre la realtà sotto lo sguardo di Dio per comprendere cosa dobbiamo fare per essere in comunione con lui). Inoltre non ha chiesto nessuna fine dell’epidemia.
Non ho gradito l’immagine della Salus Populi Romani e il Crocifisso di San Marcello, un culto delle immagini miracolose che non condivido per nulla.
Per quanto riguarda l’indulgenza plenaria impartita dal papa è una credenza che non condivido, ma che ritengo che non sia in contrasto con la fede cristiana nelle forme attuali (cioè un’indulgenza gratuita che non si compra).
In ultimo rispetto a papa Giovanni Paolo II mi sembra che si siamo fatti moltissimi passi in avanti.
Ciao
LINO CHIMENTI
io ho seguito il momento di preghiera insieme a RosaMaria
La scelta di parteciparvi è stata dettata dalla volontà di rispondere ad un invito e dall’idea di partecipare ad un momento solenne e comunitario, come e più di una Pasqua…
Ho qualche difficoltà a pensare alla preghiera come un rito che ha gli effetti di una magia, ma mi piace piuttosto pensarla come un momento profondamente magico di incontro tra gli uomini e con il Signore.
Comunque tanto rispetto per la figura di Papa Francesco, che ha cercato di creare in questo momento comunione e comunità, a prescindere dalla religiosità di ognuno.
I miracoli, a mio parere, non avvengono se non attraverso la vita degli uomini impegnati nella propria conversione e con essa la conversione del mondo intorno a loro…
Questa brevemente la mia riflessione
Un abbraccio a tutte/i
MARIA TERESA DEVOTO
Ha offerto l’indulgenza plenaria gratuitamente senza chiedere in cambio neanche una piccola preghiera.
Ha preso su di sé tutta la sofferenza e il dolore dell’umanità, come ha salito quelle scale sotto la pioggia battente…avevo paura che scivolasse da un momento all’altro….
Mentre dava la benedizione sentivo Francesco, quello d’Assisi che, ottenuta la perdonata, gridava: oggi vi mando tutti in paradiso.
Ciao! Un saluto a Rosa e i tuoi figli; penso Cristiano molto impegnato…
LINO PICCA
Per me, quella con papa Francesco, il 27 marzo, è stata un’ esperienza unica per l’intensità emotiva e la profondità spirituale.
Il contesto in cui si è svolta, il passo del Vangelo scelto e il commento profondo, puntuale, emotivamente coinvolgente di papa Francesco sono stati di una coerenza straordinaria.
Piazza S.Pietro vuota e drammaticamente silente PARLAVA della necessità di fare il VUOTO, dentro di noi, delle nostre presunzioni e dei nostri arroganti comportamenti, causa prima dei disastri ambientali e sociali legati anche al coronavirus e alle tante epidemie che si sono sviluppate, con una frequenza mai vista nelle decine e decine di secoli passati, segno evidente del “GRIDO DELLA TERRA E DEL GRIDO DEI POVERI” che si alza potente, oggi, in tutto il pianeta; il passo del Vangelo scelto invitava ad avere fede, cioè ad operare la conversione del cuore, a fare il vuoto, dentro di noi, e sostituire la logica del dominio dell’EGO con la logica della CONDIVISIONE propria del NOI; il commento commosso, sentito e partecipato del papa ci ha fatto capire, in modo vivo e concreto, cosa significa vedere la realtà con gli occhi del Vangelo e sforzarsi di innervare il Vangelo nella carne viva della nostra esperienza e nei solchi della storia della comunità umana.
Insomma, un’esperienza, bella, profonda che ha aperto il cuore alla speranza.Grazie papa Francesco.
GENNARO SANGES (2)
Aldo ci chiedeva, vista l’assenza di riscontri, se avessimo ancora piacere a ricevere le tante testimonianze sull’evento di Piazza S.Pietro, da lui sollecitate, che da qualche giorno ci sta inoltrando. Sono sicuro, a cominciare da me, che da parte di tutti la risposta è positiva, anche per l’autorevolezza e la qualità delle persone interpellate. Se non c’è riscontro, a mio parere, è perchè, da un lato, nella Comunità già c’è stata, sulla questione, un’ampia e approfondita discussione, certo mai del tutto conclusa e sempre suscettibile di ulteriori riflessioni. Dall’altro vi è, almeno a me così pare, una notevole convergenza con le emozioni e le considerazioni suscitate dallo svolgimento di quella serata nelle testimonianze raccolte da Aldo. E, conseguentemente, sul duro e sferzante giudizio di Don Franco Barbero, peraltro da lui stesso corretto, almeno nella forma, in una più riflessiva ed argomentata nota, trasmessa successivamente via audio. Qualche perplessità circa l’utilizzo da parte di Francesco di alcuni gesti della tradizione religiosa,è stata espressa, all’interno della Comunità, soprattutto prima dello svolgimento reale dell’evento. Sono perplessità già altre volte sollevate in relazione a contraddizioni in cui cade il Papa nel rapporto religione/fede, rapporto che ci vede particolarmente sensibili per il cammino che stiamo facendo, in questa ultima fase, insieme con tutto il movimento delle cdb. Ma, l’abbiamo detto mille volte, mentre noi dobbiamo rendere conto solo alla nostra coscienza e ad una ristretta cerchia di amici, Francesco ha a che fare con qualche miliardo di credenti e, certamente deve soppesare parole e gesti, e già per come si comporta oggi è attaccato da un ampio fronte interno, pronto a metterlo sotto accusa, addirittura di eresia. Peraltro, debbo confessare che anche per me il passaggio dalla religione alla fede, ad una nuova spiritualità, è un passaggio non facile, anche sofferto, perchè il “pesante fardello” di cui ci dobbiamo liberare era,un fardello fatto di una religiosità consolatoria e con il bel sogno di un aldilà che ora mi appare incerto, indefinito, sfuggente. Su questo cammino, però, dobbiamo proseguire e non possiamo far finta di non vedere le contraddizioni del Capo della Chiesa Cattolica, pur mantenendo nel caso Francesco il nostro sostegno e, anzi, la nostra ammirazione per la sua storica, concreta azione pastorale e i suoi insegnamenti e ammonimenti in un mondo così avaro di solidarieta, giustizia, pace e così denso di pericoli per la vita stessa sul Pianeta. Contraddizioni nei confronti del celibato, nei confronti del ruolo delle donne, della laicità dello Stato, dell’accettazione di questo Credo, di certe pratiche devozionistiche, di un eccesso di santificazioni, a destra e a sinistra, del Concordato, della tassazione degli immobili, dei cappellani militari e di tanti altri aspetti collaterali anche alla sua figura di Capo di Stato. Far presente queste contraddizioni, molte delle quali probabilmente insuperabili in questa fase storica, non significa, a mio parere, sminuire la grandezza di Francesco, per me secondo solo a Giovanni XXIII per le rotture profonde che quel Papa seppe determinare con il Concilio Vaticano II. Certamente, però, bisogna farlo tenendo conto storicamente degli equilibri delicatissimi e incertissimi tra rinnovamento e rinnovamento e, comunque, in umiltà e senza la supponenza di possedere la verità. Spero che a Barbero quel tono sprezzante sia sfuggito, anche perchè si è rapidamente corretto e anche perchè lui non persegue la linea radicale del superamento del cristianesimo ma quella più mediata di una riforma del cristianesimo, come vedremo al prossimo Seminario nazionale.
MARIO CORBO (2)
Caro Lorenzo,grazie per avermi inviato il testo del commento alle dichiarazioni di Franco Barbero. Condivido ogni parola della tua risposta e aggiungo che, ieri pomeriggio, abbiamo vissuto un momento indimenticabile nel quale la Bellezza della Fede, testimoniata dal più grande leader spirituale oggi vivente, si colloca nettamente al di qua di ogni divisione tra le religioni per farsi linguaggio universale (“cattolico” appunto), in grado di coinvolgere le coscienze dei credenti, ma anche dei non credenti.
Credo che le parole di Franco Barbero siano farneticazioni di un uomo abbagliato dalle proprie dogmatiche certezze, espressione della componente meno “dinamica” del movimento delle Comunità di base.
Grazie per gli spunti di riflessione che ci offri
Un abbraccio, nella fraternità universale incarnata e proposta da Francesco
GIUSEPPE FINALDI
Su questa piccola barca non ci sono solo i pescatori di Galilea. Ci siamo tutti! Come loro, ogni giorno, caliamo le Retie raccogliamo il cibo della vita. Non lo possiamo dividere, è vero! molti, troppi, restano digiuni, affamati. Tanti stentano. Altri gonfiano il ventre a dismisura. Questa, però, resta la barca, l’unica barca dell’umanità. Piccola e insignificante nell’immensità del mare, ma spavalda e capricciosa come i pochi che comandano la rotta.
Improvvisa, arriva la tempesta! Cielo e mare diventano un tutt’uno nero, rotto dai bagliori accecanti dei lampi e dalla spuma bianca delle onde che s’infrangono tra loro. oscilla la barca. Incessantemente. Sempre più follemente. Sembra che la mano di un mostro marino gigantesco voglia accartocciarla . L’equilibrio è impossibile. Il vento impetuoso scuote i suoi deboli legni. Il frastuono è assordante. A bordo, ciascuno sente sfuggire le certezze di un attimo prima. Ora,le differenze svaniscono. Non c’è più tempo! tutti scivolano via verso il gigantesco gorgo dell’ignoto. Le mani tremanti si muovono impazzite, cercano un appiglio: una fune, un remo, un brandello di vela, un chiodo…una croce. Gli sguardi si cercano smarriti, attoniti…Non ci situò toccare! Non c’è più tempo! Non si riesce a respirare. E’ finita!
Signore, dove sei? Non ti vedo più! Ti ho cercato tanto! Non ti importa di me? Non sono credibile, lo so! Ora cerco la salvezza perché ho perso la mia sicumera! Ma tu mi conosci. Tu ed io , tu più di me, sappiamo quanto sono fragile! Amo la vita! Non sei tu che mi hai messo dentro questa fame insaziabile di vita? Questo desiderio che mi fa felice quando mi sveglio col sole del mattino, quando scopro la bellezza di un fiore, quando ricevo un sorriso per una parola buona, quando impasto il pane, quando penso all’amore di mia mamma, quando piango con chi è nel dolore, quando mi ritrovo tra le braccia di mia moglie, quando gioco coi bambini, quando mi commuovo fino alle lacrime pensando d’esser padre, quando mi pento degli errori e del male fatto, quando faccio le cose giuste..
Signore, non ti importa di me? …e di tutti questi uomini che soffrono e tremano
e lavorano e piangono e muoiono…
Signore, non ti importa di me? di noi?
Salvaci Signore, ti supplico! Ti supplichiamo!
Prendici tra le tue braccia e comanda il vento di tacere. Ricominceremo,Signore! Non dimenticheremo questo terrore, non dimenticheremo i morti, le fatiche, le sofferenze, i sacrifici, i doni. Non dimenticheremo questa universale solitudine che ci costringe a capire che siamo rami dello stesso albero, dipendenti l’uno dall’altro, bisognosi l’uno dell’altro!
Signore , noi siamo uno e abbiamo un solo destino! Salvaci Signore! Ricominceremo da qui, da questa barca in brandelli che si è fatta croce. La ripareremo con il lavoro delle mani, con l’intelligenza e con il cuore. Ne faremo una casa di tutti, una nuova Arca!
Abbracciaci, aspetta con noi la Pasqua!
ALDO BIFULCO
Vogliomoltobene a Papa Francesco, come ne ho voluto a Papa Giovanni XXIII.
Per la sua origine, per la sua storia, per la sua testimonianza fatta di gesti e parole profetiche che lo avvicinano concretamente ai poveri e agli indifesi, e poi per averci (mi) regalato l’enciclica “Laudato Si’”: era tanto che sognavo che la Chiesa partorisse un testo così illuminante nei confronti della natura, l’economia, gli altri. Non per nulla ha voluto chiamarsi Francesco!
Eppure, sentendo parlare di “indulgenze”, sono stato assalito da un’inquietudine, un fremito che mi aveva fatto decidere di sottrarmi alla visione dell’evento di Piazza S. Pietro del 27 marzo. E’ stato un amico che mi ha indotto ad accendere la Tv quel pomeriggio; lo ringrazio molto!
Il contesto.
Mi è apparso un uomo solo in una piazza vuota: ho pensato subito al “deserto” di cui parlano i Piccoli Fratelli, “il deserto in città”. Un cielo grigio che spruzzava una pioggia lenta ma continua. Un uomo dall’andatura incerta, come se stesse trasportando un fardello pesante (le sofferenze del suo popolo!), con quei suoi incredibili scarponi, emergenti dalla veste bianca, avviarsi vero un altare, sostanzialmente nudo. Forse c’erano altri orpelli e icone, ma mi sono apparse sfuocate e presto sono scomparse dalla mia considerazione. E poi quel suono simultaneo di campane e sirene delle autombulanze: la sofferenza e la speranza che si abbracciano!
Una incredibile “sceneggiatura” che neanche i migliori registi avrebbero potuto immaginare.
Le parole.
La scelta del brano evangelico della tempesta sedata mi è parso quanto mai opportuna. “Siamo tutti sulla stessa barca e la tempesta infuria”, con il riferimento anche alla pandemia da coronavirus. “Nessuno si salva da solo”, l’umanità è unita da un intreccio di fili che ne determinano una sorte comune. E “non possiamo pensare di essere sani in un mondo malato”, una società che non avverte il “grido dei poveri”, che massacra i fratelli, che devasta la terra deve aspettarsi, prima o poi, una reazione. Un invito alla responsabilità, altro che alienazione, senza alcun cedimento alla richiesta di un miracolo risolutivo.
Non è un caso che quello che io considero un primo “atto politico”, nato dal basso, che prova, già da ora, a indicare alcune misure ed alcune strade possibili da percorrere nel dopo virus, per avviare un processo di cambiamento e ridefinire una società basata sui principi della solidarietà, della condivisione e del rispetto dell’ambiente, “La lettera nella tempesta”, sia stata ispirata dalle parole di Papa Francesco pronunciate il 27 marzo.
E veniamo all’aspetto più controverso, la benedizione con annessa indulgenza plenaria
Intanto è stato un atto gratuito, lontano dai meccanismi consueti che si associano alle passate indulgenze; per me è stato un atto di compassione, di misericordia e di sollievo per una umanità sospesa, angosciata, impaurita. Io ho percepito che Francesco stesse pensando, in particolare, a tutte le persone in punto di morte, a quelle in grave pericolo, a chi le stava sostenendo, a chi non le poteva accompagnare in questo passaggio delicato della loro esistenza. Chi avverte che sta per lasciare questa vita, generalmente, vorrebbe riconciliarsi con Dio e il mondo, desidererebbe una benedizione, vorrebbe avere vicino una persona amica che gli faccia compagnia mentre esala l’ultimo respiro. Per me il Papa ha fatto tutto questo a distanza, con grande partecipazione e amore. Ha rassicurato tutti dicendo : “Basta il DESIDERIO!”. Ha mostrato un’umanità e una compassione tipica dell’uomo di “grande fede”, un autentico discepolo di Gesù. E non è detto che tutto questo non potrebbe avere un riflesso sul futuro della Chiesa.
Sono sicuro che questa data, questo evento lasceranno una traccia indelebile nella storia della chiesa, al pari del “Discorso alla luna” (quello della carezza ai bambini) pronunciato da Papa Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Vaticano II.
Grazie, Papa Francesco.
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*Comunità cristiana di base del Cassano (Napoli)
CARMEN MINUCCI
Ho visto un uomo
vestito di bianco
e stanco
sotto la pioggia battente
e il vento freddo
salire lento
verso l’altare
carico di dolore
di sofferenze
ma anche di speranze.
Ho visto un uomo
anziano
zoppicante
fare
le tante scale
con sulle spalle
tutto il dolore del mondo
Ho visto un uomo
concentrato nel suo silenzio
fremente nella sua preghiera
chiedere il perdono
di tutti i peccati degli uomini
e la loro salvezza.
Ho visto un uomo
uomo tra gli uomini
innalzarsi su tutti
e pregare per tutti
Ho visto un uomo
dire “nessuno si salva da solo”
perché non siamo soli
se crediamo in Dio
e nella sua salvezza
Ho visto un uomo che
con tutti gli altri uomini del mondo
si salverà perché ha creduti
e crederà per sempre.
Carmen Minucci, questo è il suo primo intervento all’interno del dibattito su mia richiesta, mentre il suo secondo intervento è successivo alla lettura della mia paginetta
Caro Aldo,
avevo intuito, da un tuo commento in quegli ultimi giorni di marzo, che non condividevi l’entusiasmo dei più per quell’annuncio di indulgenza plenaria! Simbolo forse per te di una chiesa ancora legata a vincoli di devozione tradizionale, non ancora emancipata dalla potenza liberatoria dell’Amore evangelico.
Ancora una volta però non sei rimasto intransigentemente sulle tue posizioni, hai lasciato spazio dentro di te ad un punto di vista diverso, hai intuito l’insubordinazione alla tradizione nella decisione di Papa Francesco, riconoscendo l’immensa empatia del Papa per chi in questi giorni si ritrova forzosamente solo a confrontarsi con la fragilità della propria esistenza terrena.
Qualsiasi indulgenza plenaria o assoluzione impartita da un prete, fosse anche il Papa, non possono nulla, non valgono nulla se non c’è il moto interno delle nostre anime che anelano a Dio. Ed è quel moto, quell’intimo sentire di felicità che ci avvolge e lenisce tutte le nostre pene, che ci rende liberi e nuovamente in pace con Dio e col resto del creato.
L’ indulgenza plenaria tradizionalmente viene riconosciuta in occasioni particolari e sempre in subordine all’esperienza combinata dei sacramenti della Confessione (Riconciliazione) e dell’Eucarestia, l’Indulgenza Plenaria impartita da Papa Francesco il 27 marzo è stato un dono puro senza condizioni, un servizio reso gratuitamente ai sofferenti sull’esempio di Gesù.
Il Papa si è messo di sua sponte e rivoluzionariamente al servizio di tutti noi, donandoci il bene più prezioso: la riconciliazione con la parte spirituale della nostra esistenza, il balsamo dell’Amore di Dio che prende su di se e porta sulla Croce le fragilità e le sofferenza dell’Umanità.
Papa Francesco è veramente il Testimone primo dell’Amore gratuito di Dio per noi, in ossequio all’esortazione di Cristo “fatevi servi gli uni degli altri come io ho servito voi” .
Ciò che rende Vera e Degna la nostra vita è proprio il dono disinteressato di se per gli altri come ci ha insegnato Gesù in tutta la sua vita fino all’estremo sacrificio della Croce, e dopo di lui tanti santi e beati, come ci hanno testimoniato con la loro vita Carlo e Franca, come fai anche tu che continui a spenderti per e con gli altri in tante attività che ti vedono in prima linea…
E qui mi taccio….
FRANCESCO DE NOTARIS (2)
ho letto la tua riflessione. concordo. e mi è venuta in mente la folla che ascoltava Gesù e che poi fu sfamata. Nessuno disse a quella gente se volevano mangiare, se c’era chi aveva…il panino appresso, se avevano dolori di stomaco, se erano curiosi o fedeli o capitati per caso o spie, etc. L’iniziativa di Gesù su suggerimento degli apostoli fu un atto spontaneo e volontario. Quindi dettero da mangiare a tutti utilizzando quei pani e quei pesci che alcuni avevano portato.
Allo stesso modo Chi ha le chiavi ha pensato, come dici tu, a quelle persone inaspettatamente difronte alla morte e li ha assolti con un regalo dell’indulgenza che è un fatto serio. Come tutte le cose serie, si possono anche distorcere nell’uso. In questo caso sono state date…gratis.
E poi alcuni sacerdoti e vescovi, dall’esterno hanno assolto tutti i poveri Cristi che erano ‘pronti inaspettatamente’ a morire.
Mi sembra un grande atto di misericordia, come fu gratuito ancora la promessa di Gesù al ladrone sulla croce.
LORENZO TOMMASELLI A GIOVANNI SARUBBI
Caro Giovanni,
di quanto ha scritto Aldo Bifulco, condivido anche le virgole!
Non sto a ripeterti perché: dovrei riscrivere tutto quello che ho già espresso a don Franco Barbero.
Non sono d’accordo nella maniera più assoluta con quanto scrivi sulle Cdb e sulla fine del loro spirito di profezia; anzi, – a mio umile parere – forse è l’esatto contrario, ma non mi diffondo su questo.
Resto tenacemente convinto che NESSUNO – papa Francesco, ma neanche le Cdb o altri – hanno l’esclusiva della profezia che può essere dono per tutti quelli che si mettono alla sequela dell’Uomo di Nazareth.
La teologia o l’ideologia dividono, la sequela unisce.
Un abbraccio affettuoso.
RISPOSTA DI GIOVANNI SARUBBI
Caro Lorenzo, caro Aldo,
ho pubblicato la lettera di Aldo anche non condividendone il contenuto. Questa lettera è la fine dello spirito di profezia che ha caratterizzato le CDB da quando sono nate. È l’abdicazione ad una stuttura statale, qual è il vaticano, dello spirito di profezia di tutti quei preti, teologi, religiosi e religiose che hanno subito sulla propria pelle le scomuniche vaticane. Abdicare al sacro medievale una battaglia ultraquarantennale mi sembra veramente troppo. La stessa lettera di Tanzarella, a cui fa riferimento Aldo nel suo scritto, richiama ciò che è successo il 27 marzo del tutto marginalmente, solo nel primo paragrafo, giusto per poter passare in ambito ecclesiale ma poi tutto il testo della lettera è tutto lontanissimo da indulgenze e sacralità varie e tutto incentrato sulle cose da fare e sulle responsabilità che ognuno deve assumersi.
Ovviamente le mie considerazioni non significano rotture oppure ostracismi personali nè nei vostri confronti nè nei confronti di alcun altro che condivide queste posizioni. Le mie sono considerazioni fraterne da fratello a fratello sperando che ci possa essere un momento di discussione serio e approfondito su ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi e sul ruolo che la chiesa cattolica e le altre chiese cristiane non hanno svolto in questo momento storico determinante per il futuro dell’umanità.
vi saluto con amicizia e immutato affetto
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