L’Italia non può essere porto sicuro solo per le imbarcazioni italiane e non per quelle straniere. I porti italiani non sarebbero più un posto sicuro perché il sistema sanitario nazionale non sarebbe in grado di mettere in quarantena qualche centinaio di rifugiati? Siamo tornati alla politica di Salvini? È chiaro che il decreto del governo è mirato a bloccare la Alan Kurdi che batte bandiera tedesca e sta cercando un porto in cui sbarcare 150 rifugiati salvati in mare, ma è criminale rifiutarsi di accogliere rifugiati che fuggono dalla Libia dove sono imprigionati in lager e torturati. Il decreto è ancora una volta contro le leggi e le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia
Sono profondamente addolorato e ferito dal decreto, firmato da quattro ministri, De Micheli, Di Maio, Lamorgese e Speranza, di chiudere i porti italiani fino al 31 luglio. Il decreto dice: “i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione di “place of safety”, in vista di quanto previsto dalla convenzione di Amburgo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana”
Come missionario, che ha sentito sulla pelle, la sofferenza degli impoveriti, rimango sbigottito da tale decisione. È chiaro che il decreto è mirato a bloccare la Alan Kurdi che batte bandiera tedesca e sta cercando un porto ove sbarcare i 150 rifugiati salvati in mare.
È criminale rifiutarsi di accogliere rifugiati che fuggono dalla Libia dove sono imprigionati in lager e torturati. Non solo, ma la Libia è un paese in guerra e i rifugiati rischiano la vita sotto le bombe del generale Haftar che vuole conquistare Tripoli. Questi che fuggono hanno diritto di essere accolti come rifugiati. Per cui questo decreto è contro le leggi e convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia.
Non solo, è irrazionale perché l’Italia non può essere porto sicuro solo per le imbarcazioni italiane e non per quelle straniere. E poi come si fa a dire che i porti italiani non sono più un “place of safety” (posto sicuro) perché il sistema sanitario italiano non sarebbe in grado di mettere in quarantena qualche centinaio di rifugiati? Siamo tornati alla politica di Salvini? Eppure Zingaretti, dando inizio a questo governo aveva promesso la discontinuità con il precedente governo. Sarebbe questa la discontinuità? Lasceremo migliaia di persone che devono fuggire dalla Libia morire in mare?
E la Alan Kurdi dovrà andare ad Amburgo per trovare un porto sicuro? È questa la nostra umanità? È mai possibile che il coronavirus non ci abbia insegnato che siamo sulla stessa “barca”, come ci ha ricordato Papa Francesco? Come missionario chiedo che questo Decreto venga subito ritirato dal governo. Potrebbe essere un bel dono di Pasqua!
Sulla scia degli eventi di cronaca di giugno 2024 che hanno visto il bracciante indiano Satnam Singh morire a 31 anni abbandonato senza soccorso dal proprio datore di lavoro, dopo che un macchinario agricolo gli aveva tranciato un braccio, torna alla ribalta prepotentemente il tema dei diritti.
Una riflessione in particolare si impone anche sulla Terra intesa come terra da coltivare e con cui vivere e il rapporto con la terra nei vari Paesi dei nostri studenti immigrati.
Il tema dei diritti negati partendo proprio dalla storia di Satnam, si espande alla questione della crisi delle democrazie occidentali e al ritorno di paradigmi che si pensavano abbandonati per sempre.
Il tema si amplifica con il rimando alla storia di Mimmo Lucano a Riace e alla vicenda di Mario Paciolla, per sottolineare come la questione dei diritti ci tocchi da vicino. Si collega anche all’esperienza del Festival del cinema del Diritti Umani di Napoli che per quest’anno ha come tema £Le Scuole di Pace del mondo” e al pensiero e alle opere di Danilo Dolci, maestro delle pratiche nonviolente, di cui ricorre il centenario della nascita.
PRIMO INCONTRO
SABATO 16 NOVEMBRE 2024
DANILO DOLCI , UNA VITA PER I DIRITTI. IL GANDHI ITALIANO A 100 ANNI DALLA NASCITA
INTRODUCE SERGIO TANZARELLA STORICO
di Antonio di Gennaro . da la Repubblica Ci ha lasciati d’improvviso Pio Russo Krauss, una malattia crudele se l’è portato via in poche settimane. Medico pediatra valente, una vita nella sanità pubblica al servizio dei piccoli, degli ultimi, degli esclusi. Un percorso lungo, su tanti fronti diversi, iniziato da ragazzo nei primi anni ’70, nel movimento cattolico, poi in quello delle comunità cristiane di base. Ma Pio è stato anche pioniere a Napoli della cultura ambientalista e pacifista, animatore cocciuto e instancabile di innumerevoli iniziative e battaglie in campo medico, culturale, sociale. Per molti di noi è stato il fratello maggiore, e non era questione d’età: c’entra invece la personalità solida, la serietà, il lavoro di preparazione e studio che metteva in tutte le sue cose, senza fanatismi, vagliando con pazienza problemi e situazioni, alla luce della ragione, della fiducia nella persona, della responsabilità indefettibile verso gli ultimi che gli veniva dal Vangelo. Alimentava tutto il suo amore per la vita, la musica, la letteratura: la passione per il cinema la mia generazione l’ha coltivata al cineforum del Centro Culturale Giovanile che lui ha diretto per un decennio. E poi la passione per la natura, le lunghe, indimenticabili escursioni in montagna, la sua conoscenza della sentieristica era vasta e precisa, con lui non ti perdevi mai. È riuscito a tenere insieme tanti mondi diversi. Nel suo messaggio di commiato pubblicato in rete il giorno della fine ha scritto: “La vita ha senso se spesa per gli altri, per migliorare la società, per prendersi cura di chi è in difficoltà, per aiutare gli ultimi a sollevarsi.La vita è bella. Godete delle bellezze della natura, dell’arte, della compagnia di chi vi vuole bene. Il denaro dà la felicità solo a chi ne ha poco, ma molto spesso può rovinare l’esistenza a tutti gli altri. Non affannatevi per esso e siate generosi con chi è povero, molto generosi, ma con intelligenza per aiutarli efficacemente. Non credete a chi vi offre spiegazioni semplici dei problemi della nostra società (e non solo di essa), a chi propone soluzioni facili, a chi promette troppo: la realtà è complessa e difficile da cambiare, ma cambia e noi possiamo indirizzarla in un verso o in un altro.” In questo momento di dolore ci stringiamo a Gigliola, la compagna di una vita, alle tre figlie Irene, Chiara e Giovanna che sono state il suo amore e il suo orgoglio. La città gli deve molto, è stata un posto migliore e più umano perché c’era lui, e anche un po’ più giusto. Che la terra ti sia lieve.
CI HA LASCIATO PASQUALE COLELLA – Addio ad un intellettuale della chiesa napoletana e non solo, che ci ha accompagnato nel nostro percorso di ricerca di fede con un impegno costante e un’ attenzione a tutti gli eventi con acume e grande sensibilità, oltre ad essere protagonista e memoria storica di tutti gli eventi più significativi della chiesa napoletana.
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Grande era la sua amicizia con Ciro Castaldo
SABATO 22 GIUGNO 2024 IL VILLAGGIO DELLA PACE A PIAZZA EL GESU’
CI HA LASCIATO MARCELLO VIGLI MAESTRO DI LAICITA’
La sua irriducibile fede in una “Chiesa altra” ci ha accompagnato in tutti questi anni. Il suo affetto e la sua profonda amicizia ci mancheranno e sono certo che la sua saggezza e i suoi interventi mancheranno a tutte le comunità. Un abbraccio Marcello . Vivi sempre con noi
Sabato 20 aprile ore 17,45 Scuola di pace – via Foria,93 Ultimo incontro del ciclo dedicato a don Lorenzo Milani. Il primato della ragione e della coscienza. Il giornalista Luca Kocci e lo storico Sergio Tanzarella presenteranno la “Lettera ai cappellani militari e la “Lettera ai giudici” Ti aspettiamo.
SABATO 13 APRILE
SABATO 13 APRILE 2024
LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA ORE 18,30
MARGHERITA ED ENZO RIFERIRANNO
DELL’INCONTRO AVUTO A BOLOGNA DELLE CDB CON IL CARD ZUPPI
BISOGNERA’ PENSARE A TEMI DI DIBATTITO DA PROPORRE PER IL PROSSIMO INCONTRO CON ZUPPI CHE SI TERRA’ A ROMA IL 10 LUGLIO P.V.
LEGGEREMO POI INSIEME DAL LIBRO DELLA GENESI
IL CAP 26, 19 – 34 E CAP 27.
SABATO 6 APRILE CAFFE’ LETTERARIO AL CENTRO HURTADO
INCONTRI GENERALI DELLA SCUOLA DI PACE
SABATO 20 GENNAIO 2024
SCUOLA DI PACE – VIA FORIA 93
II° INCONTRO GENERALE
L’importanza di una cultura critica
Paolo Landi, alunno di don Milani
CI HA LASCIATO GIANNI NOVELLI UOMO DI PACE
Mosaico dei giorni
Canto per Gianni Novelli
29 novembre 2023 – Tonio Dell’Olio
Il sorriso di Gianni è una porta spalancata verso chiunque, sempre. Sul cuore del mondo. Io ho conosciuto un uomo libero. E la danza non è solo una metafora per dire il suo modo di stare al mondo, mille volte lo abbiamo visto abbracciare i popoli della terra con la leggerezza di un passo. Chi potrebbe scrivere a elogio ciò che lui ha scolpito a vita? Camminatore leggero, sguardo profondo, ha sempre avuto un libro da consigliare che si aprisse come una finestra, un viaggio a cui invitarti, la registrazione dell’ultima conferenza da consegnarti come uno scrigno. E poi raccontare. Storie che trasudano vita. Vite che diventano storia. E lui segretamente nascosto in seconda fila a godere della parola dell’altro e del tributo riconosciuto. Di porto in porto, perché la pace si costruisce in cammino, la nonviolenza è cammino. E Gianni ha sempre camminato facendosi amico dei popoli. Portando tanti tanti volti nel cuore. A uno a uno. Io gli invidiavo la rubrica. Anche il dissenso era solo amore per un cammino frenato da una chiesa statica e complice corrotta, colpevolmente silente anche di fronte alle vite calpestate. Perché Gianni era capace solo di amare. E sorridere. Anche nella sofferenza che gli infliggevano. L’augurio che sempre gli rivolgeva il padre, oggi è per lui, e lui lo ripete a noi: Que Dios vaya contigo caminante.
Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!
SABATO 13 MAGGIO, ORE 17,00 ALLA SCUOLA DI PACE VIA FORIA 93
Tanta, tanta tristezza per la perdita di un compagno e di un amico, Enzo è stato uno storico operatore sociale nel campo del Terzo Settore, in attività sociali e attività produttive, portando lavoro e una visione di lavoro come riscatto personale e collettivo, soprattutto nell’area nord di Napoli, come qui a Scampia con la cooperativa L’uomo e il Legno, operando tra non poche difficoltà a cominciare dalla spietata, illegale concorrenza di un lavoro nero assai diffuso. Enzo è stato molto radicato nei territori dove ha vissuto e operato (Secondigliano e Scampia in particolare) stabilendo profondi legami con l’associazionismo locale, collaborando in umiltà alla realizzazione di eventi e progetti sociali, culturali, ambientalisti di grande impatto e partecipazione nel territorio. Pur facendo scelte radicali sul piano politico, Enzo è stato una persona mite e sempre disponibile sul piano
umano. Perdiamo tutti una gran bella persona. Riposa tra i giusti, caro Enzo. Un forte abbraccio alla sua compagna Stefania e tanta solidarietà ai laori della cooperativa L’Uomo e il Legno.
ABROGA LA DOTTRINA
Scrive Laura Scarmoncin. “Durante la messa celebrata da Francesco presso la National Shrine di Sant’Anna de Beaupré a Quebec City, in Canada, due donne indigene hanno srotolato uno striscione davanti all’altare, che recita: “abroga la Dottrina”.
La Doctrine of Discovery, la “dottrina della scoperta”, è un concetto che si riferisce alle bolle papali emesse nel corso del XIV e XV secolo che conferivano ai regni di Spagna e Portogallo il compito e la legittimità di colonizzare le Americhe e l’Africa e violentarne le popolazioni in nome della diffusione del cristianesimo.
La dicitura “Dottrina della Scoperta” fu però coniata nel 1823 dalla Corte Suprema statunitense per asserire legalmente il diritto dei coloni europei ormai naturalizzati a possedere le terre espropiate con ferocia alle popolazioni indigene nordamericane in quanto loro stessi le avrebbero “scoperte”.
Queste due donne hanno insomma chiesto a Francesco di fare molto di più che domandare scusa per le azioni individuali di alcuni chierici: con il loro gesto hanno reso evidente che è tempo che la Chiesa (compresa quella Protestante, cosa di cui si parla troppo poco) riconosca di aver voluto, istigato, legittimato e sostenuto sistematicamente come istituzione lo sterminio materiale e culturale dei popoli indigeni e l’abuso delle loro terre.”
50° anniversario del presbiterato di Carlo de Angelis
SCUOLA DI PACE DI NAPOLI SERATA CONCLUSIVA DELLE ATTIVITA’ CON GLI STUDENTI.
MERCOLEDI’ 25 MAGGIO ORE 17 VIA FORIA 93
PACE IN UCRAINA
SEGNO DI SPERANZA RICORDANDO AMEDEO GUGLIELMO
Per noi piantare questa betulla è voler parlare di vita anche in un momento doloroso come la morte, è un segno di speranza in una vita che continua al di là del tempo e dello spazio in condivisione con il Cristo e in piena fratellanza con tutti gli esseri viventi.
Caro Amedeo hai attraversato la nostra vita con semplicità , con umiltà e leggerezza senza macigni nel cuore.
Ciao Amedeo
“tre opportunità per diventare Chiesa sinodale, Chiesa dell’ascolto, Chiesa della vicinanza.”
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Aula Nuova del Sinodo
Sabato, 9 ottobre 2021
Cari fratelli e sorelle,
grazie per essere qui, all’apertura del Sinodo. Siete venuti da tante strade e Chiese, ciascuno portando nel cuore domande e speranze, e sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento nel nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità. Ribadisco che il Sinodo non è un parlamento, che il Sinodo non è un’indagine sulle opinioni; il Sinodo è un momento ecclesiale, e il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo.
Viviamo questo Sinodo nello spirito della preghiera che Gesù ha rivolto accoratamente al Padre per i suoi: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare, come scriveva San Cipriano: «Dobbiamo mantenere e rivendicare con fermezza quest’unità, soprattutto noi Vescovi che presidiamo nella Chiesa, per dar prova che anche lo stesso episcopato è uno solo e indiviso» (De Ecclesiae Catholicae Unitate, 5). Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito.
Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunione, partecipazione, missione. Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5). Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra. Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – «le linee maestre, enunciate dal Concilio». Commemorandone l’apertura, affermò infatti che le linee generali erano state «la comunione, cioè la coesione e la pienezza interiore, nella grazia, nella verità, nella collaborazione […] e la missione, cioè l’impegno apostolico verso il mondo contemporaneo» (Angelus, 11 ottobre 1970), che non è proselitismo.
Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia: da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio. E aggiungeva: «Conviene sommamente che nella Chiesa si celebrino Sinodi ordinari e, all’occorrenza, anche straordinari» i quali, per portare frutto, devono essere ben preparati: «occorre cioè che nelle Chiese locali si lavori alla loro preparazione con partecipazione di tutti» (Discorso a conclusione della II Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985). Ecco dunque la terza parola, partecipazione. Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno. Vorrei dire che celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera.
E questo non per esigenze di stile, ma di fede. La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. Come afferma l’Apostolo Paolo, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile! Tutti battezzati, questa è la carta d’identità: il Battesimo.
Il Sinodo, proprio mentre ci offre una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, non è esente da alcuni rischi. Ne cito tre. Il primo è quello del formalismo. Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro. Invece il Sinodo è un percorso di effettivo discernimento spirituale, che non intraprendiamo per dare una bella immagine di noi stessi, ma per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia. Dunque, se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici. Perché sottolineo questo? Perché a volte c’è qualche elitismo nell’ordine presbiterale che lo fa staccare dai laici; e il prete diventa alla fine il “padrone della baracca” e non il pastore di tutta una Chiesa che sta andando avanti. Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via.
Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo – l’astrazione, la realtà va lì e noi con le nostre riflessioni andiamo da un’altra parte –: far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”, dove si procede in modo superficiale e mondano, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche e staccandosi dalla realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo.
Infine, ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome «si è sempre fatto così» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 33) – questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è sempre fatto così” –, è meglio non cambiare. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr Mt 9,16). Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione.
Viviamo dunque questa occasione di incontro, ascolto e riflessione come un tempo di grazia, fratelli e sorelle, un tempo di grazia che, nella gioia del Vangelo, ci permetta di cogliere almeno tre opportunità.La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare. Il Sinodo ci offre poi l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare lo Spirito nell’adorazione e nella preghiera. Quanto ci manca oggi la preghiera di adorazione! Tanti hanno perso non solo l’abitudine, anche la nozione di che cosa significa adorare. Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede nelle diverse zone del mondo, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale, sui segnali che provengono dalle realtà locali. Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio sempre ha operato così. Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore. E questo non solo a parole, ma con la presenza, così che si stabiliscano maggiori legami di amicizia con la società e il mondo: una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio. Non dimentichiamo lo stile di Dio che ci deve aiutare: vicinanza, compassione e tenerezza.
Cari fratelli e sorelle, sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali. Il padre Congar, di santa memoria, ricordava: «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa» (Vera e falsa riforma nella Chiesa, Milano 1994, 193). E questa è la sfida. Per una “Chiesa diversa”, aperta alla novità che Dio le vuole suggerire, invochiamo con più forza e frequenza lo Spirito e mettiamoci con umiltà in suo ascolto, camminando insieme, come Lui, creatore della comunione e della missione, desidera, cioè con docilità e coraggio.
Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire. Vieni tra noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili. Vieni, Spirito Santo d’amore, apri i nostri cuori all’ascolto. Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio. Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra. Amen.
AMAZZONIA CHIAMA NAPOLI . SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA
Siamo tutti sulla stessa barca.
Splendida serata ricca di stimoli ed informazioni con Maria Soave Buscemi testimone di una realtà, quella Amazzonica, che il capitalismo occidentale ha depredato e continua a depredare impoverendo sempre più le popolazioni amazzoniche e contemporaneamente il mondo intero distruggendo la foresta fonte di vita per il pianeta.
La mostra fotografica di Fausto Palomba sull’estrazione dell’oro nella foresta amazzonica del Perù , ha arricchito la serata con forti e splendide immagini
DALL’OMELIA DI PAPA FRANCESCO ALL’APERTURA DEL SINODO
Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi…….
Secondo verbo: ascoltare. Un vero incontro nasce solo dall’ascolto. Gesù infatti si pone in ascolto della domanda di quell’uomo e della sua inquietudine religiosa ed esistenziale……
Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri……
Infine, discernere. L’incontro e l’ascolto reciproco non sono qualcosa di fine a sé stesso, che lascia le cose come stanno. Al contrario, quando entriamo in dialogo, ci mettiamo in discussione, in cammino, e alla fine non siamo gli stessi di prima, siamo cambiati. Il Vangelo oggi ce lo mostra…..
Cari fratelli e sorelle, buon cammino insieme! Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo.
domenica 10 ottobre 2021
30 ANNI DELLA SCUOLA DI PACE
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GIOVEDI’ 8 LUGLIO ALLE ORE 17,30 IN VIA FORIA 93
A TUTTI I PARTECIPANTI SARA’ DATO IN DONO IL LIBRO STAMPATO PER I 30 ANNI DELLA SCUOLA DI PACE
RICORDANDO ANTONIA
Signore, ti ringraziamo per la vita di Antonia, per tutta la vita che ci hai dato da trascorrere insieme a lei, per l’amore di cui l’abbiamo vista circondata sempre, per le gioie ricevute che superano la tristezza per la sua partenza; ti ringraziamo per la sua ironia, che non ha smesso di farci sorridere, per la forza che ha dimostrato nei giorni di debolezza e la dolcezza dei gesti semplici; donaci la forza di credere, come lei credeva, che non tutto finisce qui.
La nave umanitaria Open Arms ha soccorso ieri 181 persone in due interventi in zona Sar maltese ma più vicini a Lampedusa: il primo 71,8 miglia nautiche a sud-est dell’isola e il secondo 35,5 mn a sud-ovest. I migranti erano partiti dalla Libia, sembrerebbe da Zuwara, e viaggiavano su barche di legno. Le persone in attesa di un porto di sbarco sono diventate così 219. Tra loro 2 donne incinte e 56 minori, di cui 17 hanno meno di 10 anni. Un’altra barca è stata avvistata in serata.
Già sabato scorso la Ong aveva messo al sicuro 38 persone di nazionalità libica. La giornalista Monica G. Prieto, che è a bordo, ha scritto che fanno parte della minoranza amazingh (berbera). Stessa appartenenza dei libici soccorsi dalla Ocean Viking il 18 marzo. Un elemento che aggiunge dubbi alla presunta stabilizzazione in corso nel paese nordafricano.
Il fine settimana nel Mediterraneo centrale è stato ad alta tensione. Ieri mattina la portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) Safa Msehli ha comunicato che tra sabato e domenica mille persone sono state intercettate dalla cosiddetta «guardia costiera libica». «Uomini, donne e bambini che provavano a fuggire dal paese sono finiti in detenzione in condizioni terribili», ha scritto su Twitter.
Ennesime stragi nel Mediterraneo E se fossimo noi ad affogare? Adesso Basta!
Nigrizia e la Commissione giustizia e pace dei missionari comboniani sono tra i primi firmatari di una mobilitazione per dire no ai continui massacri di migranti nel Mediterraneo
Gridare tutta la nostra indignazione, metterci il nostro corpo e non solo la faccia, esigere un cambio di rotta dell’Italia e dell’Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso! Non ci resta che questo, dopo le ultime tragedie del Mare Nostrum.
Secondo quanto ricostruito da Alarm Phone, il servizio telefonico di Watch The Med dedicato ai migranti in difficoltà, la notte tra il 14 e il 15 agosto è partito dalla Libia un gommone con a bordo 81 persone (inizialmente la notizia parlava di 65). Stando alle telefonate ricevute dai volontari, l’imbarcazione avrebbe cominciato ad avere dei problemi da subito tanto da chiamare in maniera concitata per avere soccorso.
«Eravamo alla deriva quando siamo stati raggiunti da una motovedetta libica con cinque uomini armati a bordo. I miliziani ci hanno detto che ci avrebbero salvati e riportati in Libia se gli davamo i cellulari e i soldi, ma noi non avevamo soldi. È cominciata una discussione e alla fine loro hanno sparato sul gommone, hanno colpito il motore e alcune taniche di benzina. Ci siamo gettati in acqua, ma molti di noi sono morti».
Nel naufragio, hanno dichiarato alcuni dei 36 superstiti, sono morte 45 persone tra cui cinque bambini, secondo quanto ricostruito dall’Organizzazione internazionale per le migrazione. Ai morti si aggiunge la sorte dei sopravvissuti che, recuperati da un peschereccio, una volta portati sulla terraferma, sono stati trasferiti in un centro di detenzione libico, uno di quelli gestiti dal governo di Tripoli. Si tratterebbe, secondo le prime informazioni, di cittadini provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana.
Subito dopo quella strage, in meno di una settimana, ne sono avvenute altre tre: il bilancio totale è di 100 morti e altre 160 persone sparite dopo aver preso il largo! Non posiamo restare a guardare e a contare senza muoverci!
E’ gravissimo che sia proprio l’Italia a finanziare la guardia costiera libica. Il governo italiano continua nei fatti le politiche di respingimento dei migranti violando il diritto internazionale che prevede l’obbligo di accoglienza dei profughi che scappano da guerre e da violazioni di diritti umani. Inoltre l’Italia tiene ancora bloccate nei porti ben quattro navi che potrebbero salvare altri migranti. “Le vostre mani grondano sangue” tuonava il profeta Isaia ai capi del popolo ebreo responsabili dei crimini contro i più indifesi (Is 1,15).
Noi diciamo basta! Con papa Francesco, che domenica scorsa nell’Angelus ha detto con emozione che “Dio ci chiederà conto di tutte le vittime dei viaggi della speranza”, abbiamo a cuore la vita di questi fratelli e sorelle in pericolo e sentiamo più che mai il dovere di muoverci per evitare la prossima strage! “I ritardi registrati nei mesi recenti e l’omissione di assistenza, sono inaccettabili e mettono vite umane in situazioni di rischio evitabili” hanno dichiarato giovedì scorso Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Migranti) e l’Oim. Se continua così tra diversi allarmi inascoltati e mancati interventi delle avremo presto altri morti. Dobbiamo muoverci anche e soprattutto se è ancora per molti tempo di vacanza. Anche e soprattutto perché, mentre come ogni agosto, si riaffollano le spiagge italiane (e il Covid ne approfitta), la notizia di questa strage e di questa ennesima detenzione sta passando tranquilla senza clamori. Né da parte della politica né da parte della Conferenza Episcopale italiana. E siamo molto indignati riguardo le esternazioni del governatore Musumeci che usa i migranti per scopi elettorali.
In tempi difficili per ritrovarci fisicamente proponiamo, a tutti e tutte coloro che hanno a cuore questa causa:
un digiuno il giorno VENERDI 28 agosto, come segno di protesta contro l’indifferenza e di solidarietà con i migranti, secondo le modalità possibili ad ognuno/a.
una foto da inviare sui socialVENERDI 28 agosto con il proprio volto e un cartello con scritto #esefossimonoiadaffogare?Adessobasta!
Nella speranza di poter presto tornare a ritrovarci dal vivo per dire basta a questi crimini con molti altri gesti, restiamo umani, vigilanti e appassionati della giustizia e della dignità di ogni vita umana.
I primi firmatari:
Associazione Casa Amadou
Associazione Laudato si – Un alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale
Centro Astalli
CIAC (Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione)
CIMI (Conferenza degli Istituti Missionari italiani)
Comitato 3 ottobre
Commissione Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani
Comunità comboniana di Castelvolturno (CE)
Emmaus Italia
Fondazione Casa della carità (Angelo Abriani)
GIM (Giovani Impegno Missionario)
Gruppo Abele
Libera
Nigrizia
ResQ-People Saving People
SUAM (Segretariato unitario animazione missionaria degli Istituti missionari)
Per adesioni (personali e di gruppi, associazioni, etc.) scrivere a: redazione@nigrizia.it
TESTIMONIANZA DI MIMMO LUCANO
Lei che legge ha seguito?
“Non voglio apparire come una persona che ha la presunzione di seguire una legge propria, ma se si ripercorrono i decreti Salvini, essi considerano reato aiutare essere umani, e se guardi con i tuoi occhi una persona che sta per naufragare, tu commetti reato se gli tendi una mano e gli salvi la vita? Inaudito. Parliamo del reato di immigrazione clandestina, che ha dato luogo ai respingimenti, ebbene cosa c’è più vile di rifiutare persone mentre si aggrappano alla vita? Dunque, mi chiede che legge ho seguito. L’impulso all’umanità è così irrefrenabile che uno non sta a guardare il codice, la norma. Mi assumo la responsabilità, se ho sbagliato devo pagare, non è un problema, ci sono cose più importanti nella vita, c’è la vita stessa. Non andrò mai a cercare favori, scorciatoie, aiuti o altro: è così veloce la vita che solo i valori possiamo lasciare in eredità”.
IL CAMMINO CONTINUA DALLE RELIGIONI ALLA SPIRITUALITA’
La rabbia di José Mujica verso il capitalismo: “Il coranavirus non lo fermerà. Il dio mercato è la fanatica religione del nostro tempo” Non sarà il virus a decretare la fine del capitalismo. Questo deve venire dalla volontà organizzata degli uomini, che sono stati quelli che lo hanno creato”, spiega e precisa che “è l’uomo che deve distruggerlo. Il dio mercato è la religione fanatica del nostro tempo, governa tutto”, afferma Mujica. “Non so se sia una situazione reversibile”, sottolinea ma precisa che “dobbiamo lottare affinché lo diventi. Questo virus ci spaventa e prendiamo un certo grado di misure quasi eroiche. Sul piano del mercato, della globalizzazione bisognerebbe rispettare determinati parametri”. “Grazie a questo spavento generale potrebbe emergere un po’ più di generosità e meno egoismo. Ma mi domando perché i vecchietti continuino ad accumulare denaro. Parlo di miliardari, di gente che concentra la ricchezza”, dice ancora Mujica. “Non siamo in guerra, questa è una sfida che la biologia ci pone per ricordarci che non siamo i proprietari assoluti del mondo come ci sembra”. “Questa crisi così grave può servire per ricordarci che i problemi globali sono anche i nostri problemi”. “Dobbiamo combattere l’egoismo che ci portiamo dentro al fine di superare il coronavirus, dobbiamo diventare socialmente uniti gli uni agli altri”. “Non è un problema ecologico ma politico. Mai l’uomo ha avuto così tante risorse, capacità o capitale per fermarlo. Stiamo andando a un “olocausto ecologico” e stanno preparando una padella gigantesca per friggerci”,
50° ANNIVERSARIO DELLA COMUNITA’ DEL CASSANO
INAUGURATO IL GIARDINO DEI 5 CONTINENTI E DELLA NON VIOLENZA
Papa Francesco: solidarietà e misericordia le uniche risposte sensate
“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
Sant’Egidio: «Chiediamo a Italia ed Europa di aprire corridoi umanitari»
nel novembre del 1974 a Napoli si svolse il 2° convegno nazionale dei Cristiani per il socialismo. Vi parteciparono con entusiasmo migliaia di uomini e donne di ogni età e di ogni condizione sociale, ma soprattutto giovani.
Pensando a loro, al loro impegno e alla loro testimonianza,
Sabato 9 novembre 2024, ore 17.00
al Centro Alberto Hurtado, in Viale della Resistenza n. 27, Napoli,
la Comunità cristiana di Base del Cassano e
il CAFFE’ LETTERARIO DI SCAMPIA
propongono la lettura di due saggi:
“Cristiani per il socialismo 1973-1984 – UN MOVIMENTO FRA FEDE E POLITICA” di Luca Kocci
e “Oltre Marx – Domenico Jervolino e il movimento “Cristiani per il socialismo (1973-1984)” di Giuseppe Improta
Ricordare quella storia di quarant’anni fa non ha solo valore celebrativo, ma ci avvicina alla vita, ai pensieri e ai sogni di donne e di uomini che con coraggio e fatica hanno provato a conciliare la fede con la politica, a sentirne, anzi, l’unità esistenziale, scoprendo tutta la politicità del messaggio evangelico.
VI ASPETTIAMO!
EUCARISTIA DEL 12 OTTOBRE 2024 RICORDANDO PIO RUSSO KRAUSS
APPELLO PER LA PACE DI PAPA FRANCESCO
“Continuo a seguire con preoccupazione quanto sta avvenendo in Medio Oriente, e chiedo ancora una volta un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti. Si percorrano le vie della diplomazia e del dialogo per ottenere la pace.
Sono vicino a tutte le popolazioni coinvolte, in Palestina, in Israele e in Libano, dove chiedo che siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite. Prego per tutte le vittime, per gli sfollati, per gli ostaggi che auspico siano subito rilasciati, e spero che questa grande inutile sofferenza, generata dall’odio e dalla vendetta, finisca presto.
Fratelli e sorelle, la guerra è un’illusione, è una sconfitta, non porterà mai la pace, non porterà mai la sicurezza, è una sconfitta per tutti, soprattutto per chi si crede invincibile. Fermatevi, per favore!
Rivolgo il mio appello affinché gli ucraini non siano lasciati morire di freddo, cessino gli attacchi aerei contro la popolazione civile, che è sempre la più colpita. Basta uccidere innocenti!
Seguo la drammatica situazione in Haiti, dove continuano le violenze contro la popolazione, forzata a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza altrove, dentro e fuori il Paese. Non dimentichiamo mai i nostri fratelli e sorelle haitiani. Chiedo a tutti di pregare affinché cessi ogni forma di violenza e, con l’impegno della Comunità internazionale, si continui a lavorare per costruire la pace e la riconciliazione nel Paese, difendendo sempre la dignità e i diritti di tutti.”
Papa Francesco
PROSSIMI APPUNTAMENTI COMUNITARI
VENERDI’ 21 GIUGNO 2024
CINEFORUM DEL GRIDAS ORE 18,30
“IL FILO DI SABBIA”
RACCONTI DI SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO SAHARAWI, IN BILICO TRA LA GUERRA E IL DESERTO, ALLA RICERCA DI UN’INDIPENDENZA NEGATA.
LA SERATA SARA’ DEDICATA A NICOLA VETRANO.
SABATO 22 GIUGNO 2024
CAFFE’ LETTERARIO A SCAMPIA
ORE 17,00 CENTRO HURTADO
SABATO 28 GIUGNO 2024
LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA PER
LA LETTURA BIBLICA
LEGGEREMO INSIEME
DALLA GENESI IL CAP 37, 38 E 39
INTRODUCE MIRELLA D’ANTONIO
150° ANNIVERSARIO DLLA CHIESA BATTISTA A NAPOLI
SABATO 24 FEBBRAIO 2024
MANIFESTAZIONE ECUMENICA
AMBASCIATORI ED AMBASCIATRICI DI PACE
ORE 17,00 INCONTRO PRESSO LA SCUOLA DI PACE
PER POI RECARSI IN PIAZZETTA CROCIFERI AI VERGINI.
QUI SI SVOLGERA’ UNA MNIFESTAZIONE PACIFICA.
ORE 19,00 PRESSO LA CHIESA CATTOLICA DELLA SANITA’ SI TERRA’ UNA PREGHIERA ECUMENICA PER LA PACE CON LA PARTECIPAZIONE DEL CORO GOSPEL “EUPHORIA”
50# ANNIVERSARIO DELLA COMUNITA’ DI SAN PAOLO
CONVEGNO NAZIONALE DELLE CDB
23 APRILE 2023 A SCAMPIA
MANIFESTAZIONE PER LA PACE
IL KAKI DI NAGASACHI PIANTUMATO A SCAMPIA NEL GIARDINO DEI CINQUE CONTINENTI E DELLA NONVIOLENZA
Ama,
saluta la gente,
dona, perdona,
ama ancora e saluta
(nessuno saluta nel condominio,
ma neppure per via).
Dai la mano,
aiuta, comprendi,
dimentica
e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai godere.
Godi del nulla che hai,
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
– se necessario –
dividi.
E vai,
leggero dietro il vento e il sole
e canta.
Vai di paese in paese
e saluta,
saluta tutti:
il nero, l’olivastro e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi si contendano d’averti generato.
David Maria Turoldo
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DALL’UDIENZA DI PAPA FRANCESCO DEL 24 LUGLIO
“Penso ai bambini, tanti morti, poi tanti rifugiati – qui in Italia ce ne sono tanti – tanti feriti, tanti bambini ucraini e bambini russi che sono diventati orfani e l’orfanità non ha nazionalità, hanno perso il papà o la mamma, siano russi siano ucraini.
Penso a tanta crudeltà, a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia.
Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti! Pensiamo a questa realtà e diciamoci l’un l’altro: la guerra è una pazzia. E coloro che guadagnano con la guerra e con il commercio delle armi sono dei delinquenti che ammazzano l’umanità. E noi pensiamo ad altri Paesi che sono in guerra da tempo: più di 10 anni la Siria, pensiamo la guerra nello Yemen, dove tanti bambini patiscono la fame, pensiamo ai Rohingya che girano il mondo per l’ingiustizia di essere cacciati dalla loro terra. Ma oggi in modo speciale, a sei mesi dall’inizio della guerra, pensiamo all’Ucraina e alla Russia.
Abbiamo bisogno di pace!”
Papa Francesco
50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI ELISA E GENNARO
Una serata di grande gioa condivisa festeggiando un percorSo di Vita ricco e fruttuoso che Elisa e Gennaro hanno messo a disposizione della comunita’. Carlo con un gesto sobrio e ricco di senso ha arricchito l’incontro
BASTA IPOCRISIA
Se è sacrosanto accogliere i profughi ucraini che fuggono da una guerra orrenda, è altrettanto necessario accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.
Mediterraneo frontiera di pace?
Spettabili Vescovi, Sindaci delle città del Mediterraneo, Sindaco Nardella: a fine febbraio avrà luogo a Firenze il vostro significativo incontro, che riprende l’idea dei Colloqui mediterranei di Giorgio La Pira. Era quella l’occasione per rilanciare da Firenze, “città sul monte”, delle vere e concrete politiche di pace.
Guardiamo dunque con ansia e speranza a questo incontro, che vorremmo non si riducesse a una semplice passerella di autorità. Sulla scorta del grido di indignazione lanciato anche da papa Francesco, vi chiediamo di uscire da questi incontri di febbraio con una netta presa di posizione e con una dichiarazione congiunta, chiara e ferma, di ripudio di quelle condotte e scelte politiche italiane ed europee che rifiutiamo fermamente, e che violano sistematicamente la Costituzione Italiana e tutte le Convenzioni internazionali sul diritto dei rifugiati.
Come vi ponete di fronte allo scandaloso accordo Italia-Libia, che costituisce un criminoso finanziamento della sedicente guardia costiera libica, al solo scopo di intercettare i migranti in mare e di riportarli indietro esponendoli a stupri, violenze, morte, nei lager menzionati anche dal papa? Abbiamo speso circa 100.000 € a migrante, in questi ultimi dieci anni, per farli affogare. Questo è un prezzo di sangue. Come grondano sangue i miliardi dati a pioggia al dittatore Erdogan, il cui compito è di creare una barriera insormontabile ai confini orientali d’Europa. Al tempo stesso, in questi anni le organizzazioni che operano nel Mediterraneo per salvare le vite dei migranti naufraghi sono state criminalizzate e osteggiate. Voi intendete sostenere il loro operato?
In un mondo sempre più globalizzato, merci e denaro viaggiano indisturbati da una frontiera all’altra, mentre le persone non possono farlo. I migranti fuggono da guerre, persecuzioni e sfruttamento generati dal nostro stesso Occidente, che salvaguarda i propri enormi profitti col traffico di armi e col saccheggio di risorse preziose come il petrolio, l’oro, il Coltan. Come possiamo dunque pensare di fare distinzioni fra “migranti economici” e “migranti politici”?
Non ritenete che sia giunto il momento di una nuova legge sull’immigrazione, e di una leggesullo ius soliche riconosca la cittadinanza italiana a chi è nato in Italia o vi risiede da un certo numero di anni?L’identità e il riconoscimento sociale sono le cose alle quali più ambiscono i nostri fratelli migranti: la mancanza o la presenza di un foglio di carta che ne attesti l’esistenza spesso segna il confine fra l’essere e il non essere, potersi guadagnare il pane o dover cadere in mano ai caporali o agli sfruttatori.
A questo proposito, voi Sindaci potreste fare molto:
agevolare l’acquisizione della residenza per i senza dimora;
sostenere concretamente le esperienze di accoglienza diffusa, solidarietà e inclusione come quelle di don Biancalani a Vicofaro, di Domenico Lucano a Riace, di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi di Linea d’ombra a Trieste che sono andati alla sbarra per aver fasciato i piedi dolenti dei migranti arrivati dal feroce Game della “Rotta balcanica”. L’Articolo 10 della Costituzione Italiana e il Vangelo di Matteo (25, 34-36) parlano con voce molto chiara a questo proposito;
investire inspazi abitativi e promuovere soluzioni formative che possano rendere i migranti protagonisti attivi e produttivi nella nostra società e non schiavi del terzo millennio;
calmierare gli affitti e assegnare i molti alloggi vuoti; inaccettabili sono le baraccopoli ancora in piedi in molti luoghi, un regalo alle mafie e alla criminalità organizzata;
contrastare decisamente il lavoro nero, il precariato e il caporalato di cui gli stranieri sono maggiormente vittime;
fare infine degli incontri di Firenze l’occasione di lancio di una “Rete delle città accoglienti”.
Noi, associazioni, movimenti e realtà di base, vi chiediamo un concreto pronunciamento sui punti che vi abbiamo sottoposto. Vi esprimiamo altresì la nostra totale disponibilità a collaborare pienamente per qualsiasi proposta operativa ci giunga da voi, per costruire insieme quella rete accogliente della quale le comunità e l’Europa tutta hanno bisogno perché il Mediterraneo, da quel silenzioso cimitero d’Europa quale oggi è, si trasformi davvero in un Mediterraneo di pace.
Al popolo di Firenze chiederemo, nei giorni dei vostri incontri, un gesto concreto che esprima il desiderio di pace e di dialogo: tornare ad esporre alle finestre bandiere della pace e lanterne verdi.
Firenze, 9 febbraio 2022 – Seguono firme
“Quella sentenza del tribunale di Locri… ero presente e sono scoppiato a piangere. E’ tutto assurdo. La Procura di Locri ha speso due anni per perseguire e condannare un uomo che è un anti ‘ndranghetista, non si è messo in tasca un soldo, invece di perseguire la ‘ndrangheta. Locri è la capitale della ‘ndrangheta, la più potente organizzazione mafiosa al mondo che fa girare miliardi per fare affari con la droga”.ALEX ZANOTELLI
TUTTA LA NOSTRA COMUNITA’ E’ COM MIMMO LUCANO. QUEL MERAVIGLIOSO MICROCOSMO DI FRATERNITA’, SOLIDARIETA’ ED ACCOGLIENZA CHE ERI RIUSCITO A REALIZZARE A RIACE E’ PER TUTTI NOI LO STIMOLO A COSTRUIRE UN MONDO DIVERSO ANCHE DISOBBEDENDO A LEGGI CHE DI UMANO NON HANNO NIENTE. L’ASSURDA CONDANNA CHE TI HANNO INFLITTO SIAMO CERTI CADRA’ COME UN CASTELLO DI SABBIA.
ALEX ZANOTELLI : “È stata stracciata la democrazia, si è fatta fessa la giustizia, è una sentenza che grida vendetta al cospetto di Dio”,
FRANCESCO E LA VIOLENZA DELLE RELIGIONI
“A me non piace parlare di violenza islamica perché tutti i giorni sui giornali vedo violenze anche in Italia ad opera di cattolici battezzati. Se io parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica. Ma non tutti i cristiani sono violenti così come non tutti gli islamici lo sono. Una cosa è vera: credo che in quasi tutte le religioni c’è un piccolo gruppetto fondamentalista, anche noi lo abbiamo”
SALVINI E MELONI VS. L’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI AFGHANI: “MISEREVOLI”
di Domenico Pizzuti
Dopo la conquista di Kabul da parte delle milizie talebane e la fuga dei civili afghani – di cui gli assembramenti all‘areoporto della città per uscire dal paese sono manifestazione – dichiarazioni dissonanti di fronte alla crisi umanitaria di quel paese sono state espresse da Matteo Salvini e Giorgia Meloni che non sono alla pari della situazione afghana. In merito all’accoglienza dei profughi afghani nel nostri paese la prima troppo veloce dichiarazione di Salvini suona: “Non se ne parla” per rassicurare forse i suoi elettori di fronte ad una ipotetica invasione di profughi dall’Afghanistan. Successivamente, per la pressione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale per il rispetto dei diritti delle donne afghane, ammette bontà sua l’accoglienza di donne e bambini. Giorgia Meloni a sua volta in una dichiarazione raccolta ieri dalle Tv con la sicumera di una Sibilla – non contrastata dai maschi che l’attorniano – stabilisce che i profughi afghani debbano migrare verso i paesi confinanti (Pakistan, Iran, Turchia), e così ce ne laviamo le mani. Ignorando nel contempo i ponti aerei verso il nostro paese per evacuare gli afghani che hanno collaborato alla nostra missione in quel paese. E’ chiaro l’intento di Salvini e Meloni di esorcizzare flussi migratori dall’Afghanistan verso il nostro paese a beneficio dei loro seguaci che forse si impietosiscono pure di fronte alle immagini drammatiche veicolate dai notiziari Tv.
Di fronte a queste dichiarazioni di propaganda, uno sguardo ai dati quantitativi delle partenze di civili afghani: 794 sono stati i civili afghani che hanno beneficiato finora dei ponti aerei verso il nostro paese, e 2500 ex collaboratori saranno complessivamente portati in Italia entro fine agosto. Secondo dati della NATO più di 18.000 afghani sono stati evacuati da domenica verso i paesi di questa organizzazione.
Occorre riflettere su questi atteggiamenti “residuali” dei due propagandisti in campagna elettorale permanente rispetto all’opinione del “mainstream” nazionale ed internazionale, perchè il vuoto di “human pietas” verso questa tragedia umanitaria di donne e bambini e delle affermazioni solo propagandistiche nelle strade italiane di fronte alle riprese televisive, ci porta dall’intimo a sbottare nei loro confronti: “MISEREVOLI”!. Il giudizio in questo contesto non è solo umanitario (non immedesimandosi nella sofferenza delle famiglie afgane che non vedono un futuro per i loro bambini) nei confronti di una classe politica nazionalista che non stabilisce ponti ma difende solo confini, ma soprattutto politico perchè non offre risposte e soluzioni adeguate ad una tragedia umanitaria, cioè politiche non solo a livello nazionale ma di una presa di coscienza collettiva dei paesi occidentali ma non solo Infatti, il premier Mario Draghi è al lavoro per riunire i grandi della terra del G20 già nei primi giorni di settembre per rafforzare un approccio comune e un coordinamento con altri importanti partner come Russia, Cina e Turchia.
Per un approfondimento culturale di queste atteggiamenti di chiusura nazionalista che preoccupano, bisogna almeno rilevare che non solo non facilitano la crescita del paese, ma sul piano demogratico conducono ad un processo crescente di invecchiamento. Non ampliano gli orizzonti nell’incontro con Altri
Napoli, 20 agosto 2021
11
SALVINI E MELONI VS. L’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI AFGHANI: “MISEREVOLI”
Domenico Pizzuti
Dopo la conquista di Kabul da parte delle milizie talebane e la fuga dei civili afghani – di cui gli assembramenti all‘areoporto della città per uscire dal paese sono manifestazione – dichiarazioni dissonanti di fronte alla crisi umanitaria di quel paese sono state espresse da Matteo Salvini e Giorgia Meloni che non sono alla pari della situazione afghana. In merito all’accoglienza dei profughi afghani nel nostri paese la prima troppo veloce dichiarazione di Salvini suona: “Non se ne parla” per rassicurare forse i suoi elettori di fronte ad una ipotetica invasione di profughi dall’Afghanistan. Successivamente, per la pressione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale per il rispetto dei diritti delle donne afghane, ammette bontà sua l’accoglienza di donne e bambini. Giorgia Meloni a sua volta in una dichiarazione raccolta ieri dalle Tv con la sicumera di una Sibilla – non contrastata dai maschi che l’attorniano – stabilisce che i profughi afghani debbano migrare verso i paesi confinanti (Pakistan, Iran, Turchia), e così ce ne laviamo le mani. Ignorando nel contempo i ponti aerei verso il nostro paese per evacuare gli afghani che hanno collaborato alla nostra missione in quel paese. E’ chiaro l’intento di Salvini e Meloni di esorcizzare flussi migratori dall’Afghanistan verso il nostro paese a beneficio dei loro seguaci che forse si impietosiscono pure di fronte alle immagini drammatiche veicolate dai notiziari Tv.
Di fronte a queste dichiarazioni di propaganda, uno sguardo ai dati quantitativi delle partenze di civili afghani: 794 sono stati i civili afghani che hanno beneficiato finora dei ponti aerei verso il nostro paese, e 2500 ex collaboratori saranno complessivamente portati in Italia entro fine agosto. Secondo dati della NATO più di 18.000 afghani sono stati evacuati da domenica verso i paesi di questa organizzazione.
Occorre riflettere su questi atteggiamenti “residuali” dei due propagandisti in campagna elettorale permanente rispetto all’opinione del “mainstream” nazionale ed internazionale, perchè il vuoto di “human pietas” verso questa tragedia umanitaria di donne e bambini e delle affermazioni solo propagandistiche nelle strade italiane di fronte alle riprese televisive, ci porta dall’intimo a sbottare nei loro confronti: “MISEREVOLI”!. Il giudizio in questo contesto non è solo umanitario (non immedesimandosi nella sofferenza delle famiglie afgane che non vedono un futuro per i loro bambini) nei confronti di una classe politica nazionalista che non stabilisce ponti ma difende solo confini, ma soprattutto politico perchè non offre risposte e soluzioni adeguate ad una tragedia umanitaria, cioè politiche non solo a livello nazionale ma di una presa di coscienza collettiva dei paesi occidentali ma non solo Infatti, il premier Mario Draghi è al lavoro per riunire i grandi della terra del G20 già nei primi giorni di settembre per rafforzare un approccio comune e un coordinamento con altri importanti partner come Russia, Cina e Turchia.
Per un approfondimento culturale di queste atteggiamenti di chiusura nazionalista che preoccupano, bisogna almeno rilevare che non solo non facilitano la crescita del paese, ma sul piano demogratico conducono ad un processo crescente di invecchiamento. Non ampliano gli orizzonti nell’incontro con Altri
Napoli, 20 agosto 2021
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RICORDANDO ROSARIO
Nostro amato Rosario con la preghiera che segue vogliamo ricordare quella che è stata, tra le tante, la tua più bella virtù: L’AMORE PER GLI ALTRI.
Si chiama preghiera semplice, come semplice era il tuo modo di essere: Signore fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio che io porti amore, dove è offesa, che io porti il perdono, dove è tristezza, che io porti la gioia.
Signore, fa che io non cerchi tanto ad essere consolato quanto a consolare, ad essere compreso quanto a comprendere, ad essere amato quanto ad amare”. (Attibuita a Francesco d’Assisi)
COMUNICATO STAMPA
La Chiesa Valdese di Milano, avendo appreso che in molte scuole del secondo ciclo l’introduzione dell’insegnamento di educazione civica, in ottemperanza alla legge 92/2019, è stata affidata – in tutto o in parte- agli insegnanti di religione cattolica, attesta la propria contrarietà a questa decisione.
La nostra posizione si richiama alle finalità stesse di questa disciplina, che intende, secondo le linee guida ministeriali, avere “valenza di matrice valoriale trasversale” e come obiettivo di operare affinché i ragazzi e le ragazze, al termine del ciclo di insegnamento possano “partecipare al dibattito culturale, cogliere la complessità dei problemi esistenziali, morali, politici, sociali, economici e scientifici e formulare risposte personali argomentate”. Riteniamo che tale insegnamento non possa essere affidato a docenti di una materia facoltativa e che la ricaduta più grave di tale prassi sia quella di imporre agli studenti che non si avvalgono dell’IRC, l’ascolto di un docente scelto dalla curia per una disciplina obbligatoria che contribuirà a definire le loro scale valoriali.
Pur consapevoli della difficoltà che i dirigenti scolastici, i consigli di classe e tutto il corpo docente stanno ancora attraversando a causa della pandemia, riteniamo che non si debba derogare alle misure che garantiscono la laicità dello stato e, in questo caso specifico, della scuola pubblica.
CHIESA EVANGELICA VALDESE 20122 – Milano – via F. Sforza 12/A
DAL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA GIORNATA DELLA PACE 2021PER L
7. La bussola per una rotta comune
In un tempo dominato dalla cultura dello scarto, di fronte all’acuirsi delle disuguaglianze all’interno delle Nazioni e fra di esse,[17] vorrei dunque invitare i responsabili delle Organizzazioni internazionali e dei Governi, del mondo economico e di quello scientifico, della comunicazione sociale e delle istituzioni educative a prendere in mano questa “bussola” dei principi sopra ricordati, per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, «una rotta veramente umana».[18] Questa, infatti, consentirebbe di apprezzare il valore e la dignità di ogni persona, di agire insieme e in solidarietà per il bene comune, sollevando quanti soffrono dalla povertà, dalla malattia, dalla schiavitù, dalla discriminazione e dai conflitti. Mediante questa bussola, incoraggio tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale.
La bussola dei principi sociali, necessaria a promuovere la cultura della cura, è indicativa anche per le relazioni tra le Nazioni, che dovrebbero essere ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e all’osservanza del diritto internazionale. A tale proposito, vanno ribadite la tutela e la promozione dei diritti umani fondamentali, che sono inalienabili, universali e indivisibili.[19]
Va richiamato anche il rispetto del diritto umanitario, soprattutto in questa fase in cui conflitti e guerre si susseguono senza interruzione. Purtroppo molte regioni e comunità hanno smesso di ricordare un tempo in cui vivevano in pace e sicurezza. Numerose città sono diventate come epicentri dell’insicurezza: i loro abitanti lottano per mantenere i loro ritmi normali, perché vengono attaccati e bombardati indiscriminatamente da esplosivi, artiglieria e armi leggere. I bambini non possono studiare. Uomini e donne non possono lavorare per mantenere le famiglie. La carestia attecchisce dove un tempo era sconosciuta. Le persone sono costrette a fuggire, lasciando dietro di sé non solo le proprie case, ma anche la storia familiare e le radici culturali.
Le cause di conflitto sono tante, ma il risultato è sempre lo stesso: distruzione e crisi umanitaria. Dobbiamo fermarci e chiederci: cosa ha portato alla normalizzazione del conflitto nel mondo? E, soprattutto, come convertire il nostro cuore e cambiare la nostra mentalità per cercare veramente la pace nella solidarietà e nella fraternità?
Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari,[20] risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari. Anche questo, d’altronde, è messo in luce da problemi globali come l’attuale pandemia da Covid-19 e dai cambiamenti climatici. Che decisione coraggiosa sarebbe quella di «costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari un “Fondo mondiale” per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri»![21]
DAL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO ALL’ONU
“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
ALESSANDRA SMERILLI: UNA CONVERSIONE ECOLOGICA PER RIGENERARE IL MONDO
«Si dice che, dopo il Covid-19, dobbiamo ripartire. Ma davvero siamo convinti che sia utile ripartire facendo esattamente quello che facevamo prima? Nel gruppo di lavoro di cui faccio parte, preferiamo usare il verbo “rigenerare”, andare verso una trasformazione dell’economia, del mondo del lavoro e della società imparando da ciò che abbiamo vissuto. Crediamo sia questa la vera sfida, dopo il trauma della pandemia che ha investito tutto il pianeta».
«Quello che stiamo vivendo è un periodo delicato e decisivo»,«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».
Corridoi umanitari subito Appello congiunto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Comunità di Sant’Egidio
Nasce la “nuova” Riace: una fondazione per rilanciare quel modello di accoglienza
“Oggi, nonostante tutto quello che è successo in questi ultimi mesi, vogliamo ricostruire quel progetto di comunità, di accoglienza e di integrazione. Spero, comunque, di poter un giorno ritornare a Riace”.
Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace prende la parola in occasione della presentazione, a Caulonia, cittadina dove attualmente risiede, dell’iniziativa “E’ stato il vento” finalizzata ad una ripresa dei progetti di accoglienza e di integrazione dei migranti, da alcuni mesi sospesi, nella cittadina in provincia di Reggio Calabria.”E’ importante – ha continuato Lucano – non far morire l’idea: Riace infatti è la metafora della resistenza di chi non si riconosce in questa deriva di disumanità, podio e fascismo che si vive in Calabria. Al momento, a Riace, non ci sono più progetti, sono rimaste solo alcune persone il cui sostegno è garantito dalla rete di solidarietà che si è creata in questi ultimi mesi. Per il futuro – ha proseguito il sindaco riacese – con la costituzione di questa fondazione vogliamo rilanciare la comunità sopperendo ai vuoti attuali e alla mancanza di contributi pubblici, anche se comunque ero orientato a non volere più questi finanziamenti puntando sull’autosufficienza”.
E’ GESU’ A VENIRE DA NOI SU UN BARCONE “I migranti, i poveri sono un termometro per la nostra fede. Non accoglierli, soprattutto chiudendo loro il cuore, è non credere in Dio. È Gesù a venire da noi su un barcone, è lui nell’uomo o nel bambino che muore annegato, è Gesù che rovista nei cassonetti per trovare un po’ di cibo. Sì, è lo stesso Gesù che è presente nell’Eucaristia. Un migrante alla fine del suo lungo viaggio, dopo aver subito violenze e visto sabbia, lacrime, paura, cadaveri … esclamò nel mattino in cui fu salvato: “Nulla è più bello al mondo del sorgere del sole”. Il sole illumina i volti di tutti gli uomini, non solo i nostri. Ogni migrante è una storia e una vita che, ci piaccia o no, s’intreccia con la nostra. I poveri e i migranti hanno un nome come noi, sognano come noi, sono pieni di paure come noi, sperano come noi, vogliono una famiglia come noi, – un minorenne mi ha detto che ciò che gli manca è la carezza della mamma – credono in qualcosa o in qualcuno come noi, osano come o più di noi, desiderano essere trattati come noi. Anche per loro, e non solo per noi, Gesù e si è lasciato inchiodare sulla croce. Lasciamoci scuotere la coscienza dal fatto che tanti bambini, uomini, donne, perdano la vita in mare. Fu un immigrato, il centurione romano, a riconoscere nel crocifisso il Figlio di Dio. Un detto ebraico dice: chi salva un solo uomo, salva il mondo intero.”… (Card. Montenegro in occasione della festa di san Calogero ad Agrigento 01/07)
23 GIUGNO INCONTRO CONVIVIALE A CASA DI GAETANO E MIRELLA. E’ STATA UNA SERATA DI FESTA PER MIRELLA E ROSA CHE HANNO RAGGIUNTO L’ETA’ DELLA PENSIONE E PER GAETANO E MIRELLA CHE HANNO FESTEGGIATO IL 40° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
All-focus
IL PROGETTO “PANGEA” HA VISSUTO UNA SPLENDIDA GIORNATA PER LA FESTA DELLA TERRA. LE ASSOCIAZIONI SI SONO INCONTRATE A LARGO BATTAGLIA A SCAMPIA PER CURARE LE AIUOLE DEI 5 CONTINENTI. LA BELLA SORPRESA E’ STATA L’ATTIVAZIONE DELLA PRESA D’ACQUA PER POTER FINALMENTE PROVVEDERE AD INNAFFIARE LE PIANTE.
Presidente della Cassazione: evitare regressioni sui diritti umani – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Presidente-Cassazione-evitare-regressioni-sui-diritti-umani-d3a9bf44-44c4-4c9d-8f3c-63eefcaece62.html
25 gennaio 2019 “Evitare ogni regressione in materia di diritti umani è un compito che si è dato la comunità internazionale”. Lo ha sottolineato il Primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, nel suo intervento all’apertura dell’anno giudiziario alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle più alte cariche dello Stato. “E’ compito degli Stati moderni apprestare strumenti idonei per dare risposta alla richiesta di tutela che gli individui, cittadini e non, richiedono per i loro diritti”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Presidente-Cassazione-evitare-regressioni-sui-diritti-umani-d3a9bf44-44c4-4c9d-8f3c-63eefcaece62.html
DEFORESTAZIONE URBANA
DEFORESTAZIONE URBANA
Alcuni mesi fa, triste e preoccupato alla vista di tanti alberi in Italia e a Napoli falcidiati dalle raffiche di vento frutto essenzialmente della crisi climatica, così poco considerata nell’agenda politica dei partiti, se non addirittura negata, eancor più coinvolto emotivamente dal successivo abbattimento di un’altra quota considerevole di alberi indicati come instabili e pericolosi, ho scritto un articolo intitolandolo “Rigenerazione urbana”, diffuso in diverse direzioni.. La speranza è dura a morire! Ho accolto con gioia il Convegno indetto dalla Città metropolitana il 3 dicembre 2020 “Ossigeno Bene Comune”, la strategia degli alberi, forestazione urbana e cinture verdi” ( assieme a Ciro Calabrese del Circolo “la Gru” abbiamo voluto partecipare). Durante l’incontro il Sindaco Luigi De Magistris annunciava con sua (e nostra!) grande soddisfazione che aveva recuperato 5 milioni di euro per un piano di “rinnovamento del verde” che interessasse l’intera città. Ed aveva anche indicata una ripartizione dei fondi secondo criteri abbastanza condivisibili. Al Convegno erano presenti esperti delle Università Campane e di altre Regioni, ma anche Enti prestigiosi, come l’ENEA, l’ANEA, la Stazione zoologica Anton Dohrn e il Real Orto Botanico di Napoli. Una scelta felice perché la narrazione di esperienze interessanti e tanti studi avviati avrebbero sicuramente fornito indicazioni importanti per “una strategia del verde” non approssimativa, ma rigorosa e scientificamente orientata. Il punto dolente fu l’intervento del Prof. Paolo Caputo dell’Orto Botanico che mise il dito sulla piaga, introducendo quella parola magica , fondamentale per un successo -nel tempo -di un “piano del verde urbano” :la MANUTENZIONE!! Decisiva anche per la salvaguardia dell’ambiente in generale e delle strutture civili e culturali (scuole, strade, ponti, abitazioni, musei…). Quanto lavoro utile emergerebbe! La risposta mi (ci ) lasciò perplessi: i fondi erano previsti solo per la piantumazione e non per la manutenzione. Avvertii la necessità di chiedere ulteriori chiarimenti inviando una lettera al Prof.Salvatore Pace, responsabile del progetto OBC (senza avere risposta).
Leggo, poi, su la Repubblica del 14 febbraio , la risposta dell’Assessore al Verde del Comune di Napoli, Luigi Felaco, al comitato di cittadini di Posillipo, nato per protestare per gli alberi abbattuti e per la situazione del Parco Virgiliano: “…chi ha attraversato la collina di Posillipo almeno una volta nella vita, non può dimenticare i colori del panorama farsi spazio tra i pini e le sue chiome . Anno dopo anno, questo scenario è stato stravolto dagli abbattimenti naturali e dalla messa in sicurezza delle alberature.
Alberi caduti senza aver dato alcun segni di squilibrio statico, altri completamente secchi, attaccati dalla Toumeyella parvicornis, altri ancora privi di spazio vitale, costretti a far crescere le radici sulla pavimentazione stradale e infine irrimediabilmente scossi da forti raffiche di vento….”. Praticamente l’assessore denuncia che, a suo tempo, le modalità di piantumazione non sono state corrette, che la scelta delle piante fu errata e , poi, fa intravedere la scarsa manutenzione sopraggiunta. Errori da non ripetere.
Capisco bene che piante che danno segni di sofferenza, malate e instabili, anche se con rammarico, vadano eliminate….non capisco sulla base di quali criteri, nell’incertezza, …e pensando ad un possibile pericolo (!) futuro si decida di radere al suolo un intero parco vegetale dei territori, creando una sorta di “deforestazione urbana” e generando un paesaggio triste e tanti danni alla salute (!!) dei cittadini, anche se, questi, non ne hanno la consapevolezza. Che ne facciamo di tutti quegli studi sulla “fame degli alberi nelle città”, di tutti i vantaggi che determinano all’ambiente in genere e alle popolazioni, e che “il riscaldamento globale “( il vero pericolo per le future generazioni!) si combatte soprattutto piantando milioni di alberi?
Vorrei che mi si spiegasse se la Toumeyella parvicornis (la cocciniglia) che attacca il Pino domestico (Pinus Pinea), è dannosa per tutte le specie di pini e ancora se è un pericolo per tutte le conifere. Oltre ai pini si stanno tagliando i cedri, alcuni pioppi bianchi e altre piante ancora. Per queste affermazioni faccio riferimento a Scampia, dove vivo, e che in questi giorni è teatro di un forsennato taglio di alberi, a mio giudizio non sempre giustificato. Mentre
si lasciano in piedi i tronchi di qualche quercia , di ligustri, prunus nigra ecc. insecchiti in seguito alle capitozzature selvagge , una pratica dura a morire. E’ mia intenzione se trovo collaborazioni a fare un censimento delle piante eliminate in questi anni sul nostro territorio. La sicurezza è certamente importante e bisogna mettere in atto le strategie necessarie per determinarla, ma l’ossessione securitaria, trasferita in certi ambiti, sta creando un immobilismo , una chiusura, che non fa bene alla vita dei cittadini (pensiamo per es.alla didattica!). Un albero che cade provocando la morte di un cittadino, è certamente un fatto triste, increscioso, da evitare con tutti i mezzi possibili. Ma che significato ha la spinta furiosa a distruggere tutte le alberature cittadine? Mi sembra una risposta semplicistica, frutto più della paura che della responsabilità. Mi domando perché la caduta di un “palo della luce” che provoca un morto non generi la decisione di abbattere tutti i pali della luce. E che ne facciamo delle automobili che hanno determinato un numero di morti paragonabile a quelli di una guerra. Principali rsponsabili del traffico intenso che, attraverso, l’inquinamento atmosferico provoca tante morte indirette. E allora? E potrei continuare con gli esempi.
A qualcuno che chiedeva conto del taglio di così tanti alberi, è stato risposto. ”A voi interessano più gli alberi che la vita delle persone !”. Ecco la semplificazione strumentale che impedisce dibattiti seri e costruttivi che tengano conto della complessità in cui ci troviamo a vivere.
Tornando a Scampia leggo nella ripartizione dei fondi, previsti per la città metropolitana, al Parco di Scampia è destinata una bella somma (un milione di euri). Il ptoblema è che gli alberi abbattuti sono situati, soprattutto, altrove e diffusi sul tutto il territorio. Se non si sostituiscono avremo tante aiuole disseminate di tristi e pericolose ceppaie, una sorta di “cimiteri” di alberi”, dando un colpo mortale a quella che è indicata la maggiore risorsa del quartiere : “il verde”. E le nostre narrazioni saranno prive di uno degli elementi fondamentali che offriamo alle migliaia di visitatori che, in questi anni, hanno attraversato con interesse il nostro territorio.
E poi i tempi! Per ogni lavoro che cala su Scampia occorrono tempi biblici per poterli portare a termine (ricordiamo l’abbattimento delle vele, l’università, la stazione….). Perciò ammesso anche un eventuale piano di rinnovamento vegetale generalizzato, temiamo i tempi lunghi. Scampia è il luogo dove tante associazioni e tanti gruppi di cittadini si sono attivati per la bonifica e la cura delle aiuole partendo dal basso, con grande passione e un impegno quotidiano gratuito. Il 23 scorso, con grande celerità, facendo una colletta, dopo una settimana dalla verifica di un atto vandalico che aveva distrutto alcuni arbusti di un’aiuola curata dai cittadini, siamo intervenuti ripristinando la situazione iniziale con l’imperativo riportato su uno striscione “…E NOI LI RIPIANTEREMO”. Ci piacerebbe che questo diventasse lo slogan anche delle nostre Amministrazioni con la promessa di avviare e concludere le operazioni in tempi ragionevoli!!
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