Una piccola proposta per un grande problema
Una piccola proposta per un grande problema
di Aldo Bifulco
Ne abbiamo parlato tante volte e non bisogna spendere ulteriori parole per dimostrare che “l’emergenza climatica è l’emergenza del nostro tempo”…ma soprattutto per il futuro prossimo. Saranno le mie frequentazioni culturali, ma anche sollecitazioni che mi vengono da più parti a tenermi costantemente proiettato su questa tematica. Purtroppo le notizie sono sempre più allarmanti (Le Scienze di Aprile : Clima, ultima chiamata!) mentre si fa sempre più vicino il punto di non ritorno (non sono sicuro ma mi pare che l’over shoot day si sia verificato a maggio quest’anno!). Qualche volta mi viene la voglia di “fottermene”, dal momento che la politica e la stragrande maggioranza delle persone sembrano non curarsene…se non lamentarsi per “il caldo insopportabile” (Non so se è una barzelletta, ma qualcuno mi ha fatto notare che gira la voce che anche il “caldo è stato portato dagli immigrati”…forse perché spesso di dice che è un “caldo africano”!). Ma poi penso ai figli e alle future generazioni…e mi domando che senso ha la mia fede, l’amore per il prossimo, lo stupore per la natura…e mi dico :”Qualcosa bisogna fare, anche se si tratta di una goccia d’acqua in un mare di indifferenza”.
La politica
Ancora una volta ho sprecato il mio voto…mi avevano assicurato che la “sinistra” poteva raggiungere il quorum. La frammentazione della sinistra (o presunta tale) è insopportabile, proprio quando la destra si aggrega pericolosamente (Casa Pound e Forza nuova rimangono come movimento di lotta ma da un punto di vista elettorale hanno riversato le loro preferenze sulla Lega!). Forse la storia non si ripete mai allo stesso modo, ma alcuni elementi sono piuttosto simili a quelli vissuti negli anni più bui. La tentazione a chiudersi nel privato è forte. Sophie Scholl, studentessa tedesca della “Rosa bianca” durante il regime nazista, osservava che proprio nei periodi più bui è necessario fare politica: in climi sereni ci si potrebbe anche concentrare sulle proprie cose e delegare ad altri gli affari pubblici”.
Già, fare politica. Ho partecipato alle due manifestazioni promosse dai “giovani” del “movimento per il clima” (la prima più affollata della seconda, ma sempre piena di colore e creatività). Questa mi sembra la novità più interessante degli ultimi tempi; quella che ci concede un brandello di speranza. E da questa bisognerebbe partire. E certamente dal nocciolo problematico che lo caratterizza. E tutto questo mentre il mondo intero sostanzialmente e incomprensibilmente vira a destra. Così anche in Grecia dopo che Tsipras ha recuperato, in qualche modo, anche con grossi sacrifici, lo sfacelo politico ed economico creato dalla destra deve registrare che il popolo greco riconsegna il paese a quelli che lo avevano affossato. Un film già visto in Italia ed altre parti del mondo. Per quanto mi riguarda non riesco a farmene una ragione. Così come non riesco a capire come il “pensiero verde” non riesca a sfondare. Certo in Europa c’è una particolare attenzione ed un discreto successo dei “verdi”, ma in Italia i “verdi” sono irrilevanti. Fulco Pratesi, storico rappresentante del WWF, ha abbozzato un’ipotesi. In Italia la presenza di un forte “associazionismo ambientalista” assorbe l’attenzione e le energie dei cittadini, che evitano di riversare il proprio impegno nella “politica attiva” tout court . Non saprei. Ma come mai tutta questa sensibilità non trova una sponda politica ideale? Forse perché non c’è attualmente. Io avevo sperato molto in SEL, che racchiudeva nella sua denominazione gli aspetti sostanziali della mia visone (e aspirazione ) politica—sinistra, ecologia, libertà! Come mai non abbia sfondato e perché sia naufragata per me è quasi un mistero. Credo che non sia stato in grado di sfruttare il momento propizio, facendosi scippare gli argomenti, le parole d’ordine, le proposte dal nascente Movimento dei cinque stelle (che poi si è mostrato un’organizzazione sostanzialmente destrorsa!) e facendosi soffocare dall’apparente furbizia e ascesi di Renzi. Allora bisogna rivestirsi di umiltà e di lungimiranza, evitando la ricerca e la sottolineatura spasmodica di “perfezionismi spesso apparenti e parziali”. Lo sanno bene gli studiosi dell’evoluzionismo (Telmo Pievani) ..che noi (la nostra specie)siamo figli di una serie di imperfezioni di successo. Ma bisogna ragionare con la “coscienza di specie” e non come individualità autocentrate. Insomma io capisco la “radicalità etica, morale” che possa orientare le scelte di vita individuale, ma quando ci si sposta sul piano politico bisogna pensare al “ possibile bene comune”, alla “sopravvivenza delle generazioni future” che talvolta richiedono flessibilità, concessioni e mediazioni. Riuscire insomma a distinguere, sul piano politico, la ”radicalità nel perseguire le mete ultime con le strategie da adottare per raggiungerle”.
Mi vado sempre più convincendo che per gli anziani, come me, val la pena mettersi al fianco, non alla testa, al servizio, non come guida di questo movimento giovanile. Senza abdicare alle proprie argomentazioni, alle proprie acquisizioni, ma senza sicumera…discutendo. Certo la pretesa neutralità del “movimento” (ognuno vota per chi vuole!) la capisco nell’immediato, ma alla lunga può diventare una strategia insostenibile. Credo che pochi punti chiari, ineludibili, da adottare per arrestare o per lo meno rallentare “i cambiamenti climatici” debbano essere espliciti: la diminuzione dei gas serra e tutto ciò che questo comporta sul piano delle scelte economiche, industriali e nello stile di vita, l’adozione dell’economia circolare, l’abbandono del consumismo esasperato, la conservazione della biodiversità…e forse qualche altro…
Allora bisognerebbe verificare quali siano le “forze politiche” che vogliano adottare questi punti fondamentali e generare un’aggregazione possibile. Mi aspetto le osservazioni sui punti fondamentali…e il lavoro? e la pace? e l’immigrazione? Per me sono punti qualificanti ed inclusivi nella “ strategia verde (tanto per utilizzare un colore..che peraltro in questi tempi ha una brutta collocazione!) o arcobaleno”. Si afferma che il lavoro non c’è…ma è proprio l’ambiente in senso ampio e la cultura che possono creare tantissimi posti di lavoro, …unitamente ad una nuova visione del lavoro…”lavorare meno, lavorare tutti, lavorare bene”;
se non si ferma il collasso climatico, il numero di immigrati sarà vertiginoso e inarrestabile(“L’ONU si aspetta entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa”); così anche la pace sarà possibile solo in un mondo di giustizia, di uguaglianza dei diritti e di distribuzione delle risorse.
La comunicazione
Ho sostenuto e sostengo che “coltivare il pensiero “ è fondamentale ed ho la speranza che in tempi medi e/o lunghi il pensiero possa avere il sopravvento sulla “superficialità diffusa” che caratterizza questa stagione. La “coscientizzazione” è di per sé un processo lungo e complesso. Il parametro “tempo” è, però, quello che più inquieta e ci interroga in questo momento….forse non possiamo attendere che il tempo ci sia propizio. Allora bisogna darsi da fare, da “oggi”. E ( ahimè!) occorre riconsiderare la questione dei social e dell’efficacia della comunicazione. Io non posso pensare che non ci siano persone capaci di usare la tecnologia ( come fanno le forze del male!) in modo intelligente e persuasivo. Capaci di elaborare un fraseggio legato ai temi importanti, capace di smuovere le coscienze della gente. In qualche modo ci sta riuscendo la sedicenne Greta ( e i giovani di FFF)…che giustamente si chiedono “se il clima è fondamentale per il nostro futuro , questa dovrebbe essere la prima cosa di cui dovrebbero parlare le TV e i giornali. Ed ovviamente dovrebbe essere la prima preoccupazione dei politici”. Ma sono anche più diretti e pungenti nei confronti dei loro padri: “ Dite di amare i vostri figli più di ogni cosa, invece gli state rubando il futuro”.
Francuccio Gesualdi guida una cordata di personalità e di gruppi che hanno scritto una “lettera agli studenti sulla mobilitazione mondiale per il clima” per invitarli a non mollare, ad informarsi e parlarne con gli esperti, ad alzare la voce per inchiodare chi può decidere alle sue gravi responsabilità. E conclude” Ci avete prestato il futuro ed è tempo che lo riprendiate nelle vostre mani per renderlo sicuro, possibile e vivibile”.
Già gli esperti. Ai TG di stasera (9 luglio) tra tante beghe e banalità della nostra politica, una delle notizie confinata tra le ultime è stata la lettera (forse l’ennesimo tentativo!) che un notevole gruppo di scienziati h inviato al Presidente della Repubblica e alle forze politiche per affermare che ci sono infiniti dati scientifici allarmanti sulla sorte del pianeta (direi dell’umanità!) invitandoli ad assumersi le proprie responsabilità sulla necessità di informare e e formare correttamente la gente e sulla necessità di costruire una politica coerente con la gravità della situazione.
Anche noi siamo interpellati. Anche noi ci facciamo spesso suggestionare dalle frasi edulcorate e dal facile ottimismo di maniera. E’ banale porre la questione sulla diatriba “ottimismo/pessimismo”….credo che sia importante invece avere la consapevolezza del reale per poterlo affrontare con coraggio e determinazione. Nel retrocopertina del libro di Greta (in realtà è scritto soprattutto dalla mamma) “La nostra casa in fiamme” si trova un pensiero (e questo è veramente suo…perché lo ha espresso in piena libertà anche durante la visita al Senato!) “Non voglio più la vostra speranza. Non voglio che siate ottimisti. Voglio che siate in preda al panico. Voglio che proviate la paura che io provo ogni giorno. Voglio che agiate come fareste in un’emergenza. Voglio che agiate come se la nostra casa fosse in fiamme. Perché lo è!” . In altri momenti io ho espresso il pensiero che “preferisco parlare dell’ecologia del desiderio” che mi sembra più accattivante ( e in fondo mi rende anche più simpatico), ma che non posso negare che la “paura” sia sempre un sentimento da esorcizzare, credo che anch’essa abbia avuto una sua “forza evolutiva” e possa orientare verso azioni costruttive nel presente.
Non sono solo gli scienziati ad occuparsi di “cambiamenti climatici”. Il Nobel dell’economia William Nordhaus (il padre della carbon tax), oggi (11 luglio) sull’inserto de la Repubblica, sostiene la necessità che si crei un club delle Nazioni che decidano di rendere le emissioni di Co2 abbastanza costose per indurre una loro riduzione e stimolare lo sviluppo di nuove tecnologie. Quindi l’economia, che è all’origine del cambiamento climatico, potrebbe essere parte della soluzione. Ovviamente con i politici che guidano attualmente le Nazioni più importanti dell’economia mondiale, questo non è proprio il tempo ideale. Ecco perchè più (o meglio oltre) a considerare lo stile di vita, i livelli di consumo individuale, è più importante darsi da fare in politica per scalzare dai governi gli attuali personaggi che detengono il potere.
Le sollecitazioni
Le sollecitazioni ad occuparsi di questa problematica vengono da molto lontano (nella mia biblioteca i primi libri che ne parlano già in modo esplicito e chiaro, risalgono agli inizi degli anni ’70…il prezzo di copertina era ancora espresso in lire!). Trascurata dalla politica, anche da una certa cultura, sia di alto livello che popolare, e, purtroppo, anche in ambito sociale. Devo confessare che ho subito avvertito la necessità di considerare questo problema come l’asse portante di un processo culturale e politico, ed è diventata una preoccupazione costante del mio percorso di riflessione ed anche di quello esistenziale, ed ho cercato, non sempre con successo, di portarlo all’attenzione nei luoghi dove si è snodato il mio itinerario di vita.
L’enciclica di papa Francesco “Laudato Si’”, pur non introducendo novità per gli addetti ai lavori, dopo circa 50 anni, ha conferito alla questione l’abito della profezia. Con una sintesi perfetta ha messo insieme i vari aspetti dell’ecologia: quello scientifico e sociale, economico e politico, ma anche quello “spirituale”. E con un linguaggio semplice e diretto è arrivato in tutti i punti della Terra ed ha, finalmente, aperto un varco nelle coscienze, forse per troppo tempo rimaste sopite. E se c’è ancora tempo e qualche speranza lo dobbiamo a lui. Tocca, però a noi, società e chiesa, adulti e giovani, afferrare questo messaggio (questa buona novella), amplificarlo, diffonderlo, approfondirlo e renderlo operativo. Dall’estate 2015 cerco di cogliere ogni occasione ( e non sono mica il solo dal momento che si stanno strutturando dei gruppi “LaudatoSi’” in Italia e altrove) per proporlo alla consultazione e alla riflessione in diversi contesti. Più volte durante l’Eucarestia alla Rettoria, ho fatto riferimento all’Enciclica, indicandola come un testo per una catechesi moderna e attuale. Lo stesso ho fatto spesso con i vari gruppi di scout che da anni vengono a Scampia. Nello scenario del Parco Virgiliano, dopo il tramonto del sole, nell’agosto di qualche anno fa mi fu chiesto di fare un intervento ai 180 giovani scout presenti: dopo aver letto le preghiere che accompagnano il testo, con un tono piuttosto appassionato, li pregai di cogliere l’occasione che ci forniva la “Laudato Si’” e farla diventare il faro del loro percorso educativo.
Negli ultimi tempi mi sono venute sollecitazioni e richieste anche dall’esterno. Alcuni docenti dell’I.C.”Sandro Pertini”, molto attivi nella rete Pangea, mi hanno consultato perché vogliono organizzare una serie di incontri sui “Cambiamenti climatici”, magari partendo dalla “Laudato Si’”, per docenti e genitori, con lo scopo di individuare un percorso educativo condiviso nei confronti dei loro ragazzi. Lino Picca, a margine del Convegno sui 50 anni della Comunità, mi ha comunicato che vuole riprendere gli incontri della Scuola di Pace a Nocera Inferiore e vuole impostare il percorso a partire dall’enciclica di Papa Francesco. Infine la giornalista dell’Osservatore Romano mi ha inviato un progetto, stimolato dalla “Laudato Si’”, nato in Francia che si intitola “L’èglise verte” a cui hanno aderito molte parrocchie francesi .
La proposta
Non è una novità il mio invito ad una riflessione puntuale su questa tematica. Vorrei, però, che diventasse un appuntamento più sistematico e al servizio di una realtà più vasta. Niente di nuovo e niente di particolarmente originale e complesso. Quando, tramite Mirella, ci giunse il desiderio di Sonia di ripetere l’incontro a Sessa Aurunca, una giornata da trascorrere insieme in armonia, dai più vecchi ai bambini, senza disdegnare il confronto, pensai subito che poteva essere l’occasione per scambiarci opinioni, sui “Cambiamenti climatici”. A maggior ragione sapendo che saranno le nuove generazioni, presumibilmente, a soffrirne le maggiori conseguenze. Ne parlai anche con Fausto perché volevo che fossero loro, i più giovani (o presunto tali!) a porre le premesse per organizzare la giornata. Ipotesi naufragata perché travolti dall’organizzazione del nostro cinquantenario che, richiedeva tempo, energie ed un’attenzione prioritaria.
Superato, direi con soddisfazione, il tempo del convegno è possibile confrontarci sulla proposta?
Intanto sarebbe utile che tutti, anziani, meno anziani e giovani della Comunità avessero una copia personale della “Laudato Si’”.
Leggere un capitolo al mese e confrontarci, facendo osservazioni, rilievi critici, approfondimenti, indicando proposte operative, suggerire approcci politici…ecc..
Certamente il gruppo di confronto privilegiato sarebbe la Comunità nelle sue diverse articolazioni, ma non solo, perché penso che questo potrebbe essere un servizio ad una realtà più vasta, penso agli operatori scolastici, al mondo delle associazioni, alle comunità religiose, a qualche movimento politico ed ovviamente a singoli interessati alla problematica. Con quale metodo? Qui vengono fuori tutti i miei limiti. Credo che potremmo pensare anche ad una rete telematica…butto dei termini di cui conosco appena il significato, ma che sicuramente in Comunità ci sono le risorse tecnologiche per farvi fronte….un blog, un focus, una pagina da inserire sui social ecc….????
Potremmo pensare a qualche incontro intermedio pubblico nel salone di Mianella e certamente dare un ulteriore significato all’auspicato incontro annuale del tipo Sessa Aurunca.
Credo che questo potrebbe servire come spinta ad un maggiore impegno da parte dei nostri ex giovani, specie quelli che hanno figli (perché dovrebbero avvertire una maggiore responsabilità), e quelli che lavorano nella scuola e nelle università per orientare i giovani ad essere maggiormente presenti all’interno del movimento FFF.
Infine potrebbe servire ad allentare un pochino quella “solitudine” che oggi soffre Papa Francesco, diventato bersaglio quotidiano delle fronde più reazionarie del cosiddetto mondo cattolico.
Qualcosa bisognerà pur fare, altrimenti quel continuo richiamo alla speranza e all’ottimismo potrebbe configurarsi come una sorte di fatalismo, una sorte di dolcificante artificiale per il caffè del mattino.
Un abbraccio
Aldo Bifulco
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