La linea della “famiglia naturale ” e tradizionale del prossimo World Congress of Family di Verona non parte dal Vangelo
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La linea della “famiglia naturale ” e tradizionale del prossimo World Congress of Family di Verona non parte dal Vangelo e si sta prestando a una pesante ed esplicita operazione politica. Della famiglia si può parlare in modo ben diverso, eticamente esigente e attento ai segni dei tempi.
Il congresso di Verona
Il “World Congress of Family” di Verona di fine mese non è uno dei tanti congressi che interessano la cronaca secondaria del nostro paese. E’ da tempo diventato un avvenimento da prima pagina e deve essere ben conosciuto e capito, non solo contestato. E’ il tredicesimo di una serie di incontri organizzati in diverse parti del mondo, l’ultimo sei mesi fa in Moldavia, l’anno prima in Ungheria. Animatore del tutto è l’americana “International Organisation for Family”, espressione dei movimenti prolife e a tutela della famiglia tradizionale, contro l’aborto, contro i gay, per un ruolo subalterno della donna nella famiglia e nella società, contro il divorzio, contro la procreazione assistita e via dicendo. I finanziatori del Congresso e di molti dei suoi partecipanti è di provenienza più che dubbia, come documenta il numero dell’Espresso in edicola in questa settimana.
Sono temi che trovano consensi limitati ma in modo diffuso nel mondo. Rispetto a qualche anno fa il vento è più favorevole. Nell’Europa dell’Est la destra politica, che guida nell’Unione Europea il gruppo di Visegrad, è in generale omogeneo alla cultura di quest’area politico culturale, idem si può dire per l’attuale presidenza americana e nei paesi europei tutte le spinte sovraniste sono nella stessa direzione. L’intervento sulle questioni della famiglia si intreccia quindi con la pratica del rifiuto del migrante e del diverso che è il cavallo di battaglia della destra politica e culturale. Questo orientamento compromette in partenza la credibilità delle tante parole e delle tante denunce che saranno fatte. Non si guarda all’oggi e alle sue dinamiche che coinvolgono la famiglia, si vuole tornare a a pretese verità immobili nel tempo e nello spazio. Non è un caso che il titolo dell’incontro di Verona sia “Il vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale Pro-Family”. Si può cambiare in tutte le direzioni, anche tornando all’indietro.
Un uso politico della famiglia
Un esame attento degli oratori che interverranno indica quanto essi siano portavoce delle posizioni più retrive possibili, in particolare sono deplorevoli i punti di vista sulla condizione della donna, eredità di una cultura e di una pratica del peggiore maschilismo. E’ interessante sapere che è ben difficile trovare qualche richiamo esplicito al Vangelo nei loro documenti e c’è chi ha fatto notare le del tutto irregolari condizioni famigliari di non pochi dei protagonisti di questa difesa a oltranza della famiglia regolare, soprattutto di quelli “politici”. La specificità del Congresso è data dalla situazione italiana che presenta un momento politico favorevole alla destra. Da una parte la Lega che governa in Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e a Verona oltre che in metà del governo nazionale (con tutti i loro leaders in prima fila), dall’altra di alcune organizzazioni del “Family Day” (quelle delle manifestazioni del giugno 2015 e del gennaio 2016) che trovano il modo per rilanciarsi. Ci troviamo quindi di fronte all’ intreccio tra tutta la destra politica (da Forza nuova ai partiti parlamentari, Fratelli d’Italia, Lega e anche Forza Italia ma in modo meno esplicito) e realtà presenti nella Chiesa ma critiche di papa Francesco. L’esibizione del rosario e del vangelo nei comizi è il segno di questo tentativo di alleanza. L’intervento del Presidente del Consiglio Conte per togliere il patrocinio del governo al congresso è il minimo che ci potesse aspettare dal punto di vista istituzionale. Si vuole ritornare, nel congresso, all’antico “Dio, Patria, Famiglia”. Si pretende che il Dio sia quello “cristiano”, non il Padre di tutte le genti, la Patria deve essere quella che difende come un valore di fondo la propria identità, differente e spesso antagonista nei confronti delle altre patrie contribuendo così all’attuale disordine nelle relazioni internazionali, la Famiglia deve rispecchiare il modello che si è data la Cristianità, fondato su una pretesa legge naturale con le forme giuridiche che sono state costruite attorno ad esso nel tempo. Noi crediamo invece nel Dio di cui parla Gesù nel Vangelo quando dice: «amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,44-45).
Questo intreccio di convinzioni religiose e di ideologie etiche pretende di dare radici culturali all’ opzione politica che emerge con evidenza nella proposta di congresso, quella del nazionalismo, della diffidenza nei confronti dell’Europa e, in generale, delle istituzioni internazionali, quella della difesa dell’Occidente, quella del rifiuto del diverso e, in particolare, dei migranti dal confine del Messico al Mediterraneo, ai paesi balcanici ed esteuropei. Nei confronti dell’Islam si pensa allo scontro di civiltà e la nostalgia di Lepanto trapela quà e là nei movimenti più fanatici della galassia che si troverà a Verona. L’ultimo di questi congressi era stato fatto solo sei mesi fa. Perché a Verona e in questo periodo questo accorrere di politici di un unico colore con Salvini indicato come il primo tra i personaggi presenti? Come non pensare a una forzatura propagandistica in vista delle elezioni europee del 26 maggio con l’indubbia ambizione di realizzare un’operazione di dimensioni internazionali ?
Il congresso e il mondo cattolico
Don Ciotti dice “Questo congresso è una vergogna!”, molti docenti universitari di Verona si sono pronunciati contro mentre la Conferenza episcopale Italiana è reticente nel prendere posizione e lo stesso si può dire per il Forum delle associazioni famigliari. Le perplessità del mondo cattolico sono state espresse dal direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio, che rispondendo a molti lettori, ha scritto con chiarezza (domenica 24 marzo) “La famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, e in Italia quasi di tutte, non di nuovi furiosi e inutili comizi”. Da chiarire però, come minimo, è la posizione del Card. Parolin che ha detto “Condivido il programma ma non le sue modalità”. Ci sembra un’affermazione sorprendente e del tutto discutibile. Forse egli prende le distanze dall’operazione politica sottesa al congresso ma ne condivide i contenuti? Si rende conto Parolin di quale è il retroterra di opinioni e di “campagne” che sarà esibita a Verona? Si deve pensare che lo condivide. Facciamo infatti fatica a credere che un diplomatico del suo livello non pesi le parole. Siamo anche stupefatti dal comportamento di Mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, che ha dichiarato che farà un intervento al Congresso mentre ciò non ha fatto alla grande “Arena per la pace e il disarmo” dell’aprile 2014 e neppure al simposio sulla LaudatoSI dell’ottobre 2015, iniziative entrambe tenutesi in città.
I segni dei tempi e le relazioni tra singoli e nella coppia
L’area che parla di “famiglia naturale” nel modo che sappiamo pretende di avere la verità in tasca, senza aperture al dialogo. Noi, che apparteniamo all’area “conciliare” della Chiesa, abbiamo fatto un lungo percorso, non facile, durante il quale abbiamo sempre ritenuto le questioni attinenti alla persona e alla famiglia centrali per dare senso evangelico al nostro modo di vivere la fede e la nostra vita nella comunità cristiana. Le nostre opinioni sono in gran parte alternative alla vulgata che si pretende “ortodossa” (anche rispetto a quanto dice il papa) a partire dal fatto che il Vangelo non parla di casistiche, non demonizza nessuno, mostra esempi, invia messaggi di misericordia, parla del “sabato” ( Mc. 2,27) per denunciare le ipocrisie che, ora come allora, si nascondono dietro i “principi non negoziabili” e i decaloghi che elencano i peccati mortali e quelli veniali. Gesù stesso relativizza la sua famiglia e, in generale, i legami di sangue (cfr. Matteo 12, 46-50) “perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre”. Dunque, il modello, codificato rigidamente nelle norme canoniche, non è direttamente ispirato dall’Evangelo, dove semmai emerge il netto superamento del sistema patriarcale e sono proposti nuovi valori di misericordia e di affettività.
Per cogliere i segni dei tempi ci siamo accorti della nuova complessità delle relazioni interpersonali e famigliari, ci siamo convinti che il giudizio etico debba fondarsi sempre di più sulla responsabilità e la libertà del singolo (o della coppia) e che le circostanze concrete relative ad ogni comportamento debbano avere un peso ben maggiore del passato. Dicemmo “questa prospettiva è ben lontana da qualsiasi lassismo, semmai è espressione di una più severa ed esigente ispirazione morale nei rapporti e nei comportamenti individuali e collettivi che riguardano la famiglia e i rapporti famigliari”. Ciò premesso, siamo stati ora richiesti da alcuni fratelli e sorelle nella fede di non lasciare campo libero nei media, per quel poco che riusciamo a farci sentire, da una parte alla linea del congresso di Verona, dall’altra alla cultura radicale con la quale ci siamo trovati spesso uniti in specifiche occasioni ma non sulla sensibilità generale relativa a tutte le problematiche in questione. La nostra riflessione comporta anche la consapevolezza, più volte denunciata, della rigidità del magistero della Chiesa e, contemporaneamente, della nuova riflessione teologica, a partire da quella “femminista”, che si è affermata alla base del Popolo di Dio, fuori o ai margini dei circuiti ecclesiastici su queste tematiche. Raccogliendo questo invito riprendiamo, per punti molto sintetici e asseverativi, le nostre riflessioni, rimandando per un approfondimento ad altri nostri testi leggibili online (www.noisiamochiesa.org).
I punti che riteniamo “conciliari” su ogni tipo di questioni che interessano la famiglia
La condizione della donna, complementare ma paritetica in ogni senso a quella dell’uomo, deve essere nel DNA di chi si rifà all’Evangelo. Il maschilismo però, conscio o inconscio, permane nella società ed è troppo poco ostacolato nella Chiesa. La rete di servizi e di protezione nei confronti della violenza contro le donne è carente e la denuncia di questa situazione è presente in modo del tutto insufficiente nelle strutture della Chiesa. Il dare rilievo alla qualità della relazione, alla sua esistenza o al suo declino nel rapporto di coppia permette di avere un atteggiamento diverso nel momento della sua crisi. La lunga vicenda dei divorziati risposati sta trovando nella Chiesa una tortuosa soluzione. E’ positivo che la realtà delle coppie di fatto non unite in matrimonio venga più facilmente accettata e che ad essa si propongano doveri di stabilità e di corresponsabilità simili a quelli di una situazione giuridicamente solita. Il matrimonio civile deve essere accettato e meglio considerato rispetto a un matrimonio in Chiesa, fatto solo per motivi di convenienza sociale o di tradizione. Le relazioni famigliari e i relativi diritti e doveri devono essere considerati non solo all’interno della cerchia stretta della famiglia nucleare. Ci vuole attenzione a tutte le sofferenze di ogni tipo che sono presenti in un ambito più allargato (persone sole, malati, disabili, anziani…) perché per famiglia non intendiamo solo la coppia. L’educazione dei figli/e, né autoritaria né permissiva e attenta alle specificità caratteriali di ognuno di essi/e, deve essere questione centrale tanto importante quanto la coesione e la fedeltà reciproca nella coppia (i due Sinodi dei vescovi sulla famiglia hanno trascurato questo aspetto). L’instabilità dei rapporti famigliari penalizza soprattutto i soggetti più deboli nella famiglia. La convivenza famigliare è anche educazione alla diversità e alla reciproca tolleranza o comprensione. L’educazione sessuale alla responsabilità e a sentimenti veri è dovere per i genitori e per la scuola (e anche per la Chiesa solo se fatta superando le ossessioni sessuofobiche e le casistiche rigide di una volta). Essa non deve essere lasciata a strumenti impropri come quelli indotti dai media di ogni tipo. Il progetto di legge Pillon è contestato dalla gran parte degli operatori del settore per la sua logica adulto-centrica fondato su una genitorialità coatta che penalizza i veri interessi del minore.
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