Difficile, accidentato, possibile
Giovanni Russo Spena Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 10 del 16/03/2019
Si preannuncia una difficile stagione, in cui verrà messa a dura prova la nostra democrazia. Emergono già nettamente i tratti di quello che Ferrajoli ha definito «un chiaro e consapevole disegno del governo di alterazione del paradigma costituzionale», che si salda al più ampio progetto di colpire l’Europa unita e i suoi valori fondanti. Nazionalsciovinismo e sovranismo di destra sono uniti in una aspra determinazione. Inoltre (ed è sostanziale), sul piano della formazione sociale, assistiamo alla disgregazione delle vecchie forme di soggettività politica collettiva (i sindacati, i partiti sia operai che borghesi) sostituite con soggettività politiche di tipo identitario.
Popolo contro élite è diventato un mantra di un populismo …di destra che ha del popolo una visione totalizzante, teologica. Scompaiono le forti differenze economiche, culturali che vivono all’interno di ogni popolo; soprattutto scompaiono le classi sociali. Le classi vengono sostituite da simboliche contrapposizioni identitarie tra “cittadini” e stranieri (dagli addosso all’odiato francese; chi ricorda la mussoliniana «perfida Albione»?) E, soprattutto, tra “italiani” e migranti. Si costruisce la figura del “nemico”, del capro espiatorio. Non a caso il governo italiano ha ingaggiato uno scontro anche con la maggioranza del Parlamento europeo contro la necessaria riforma del trattato di Dublino, per allinearsi a Ungheria, Polonia, ecc. in nome della “chiusura delle frontiere”. Il governo ha annientato esperienze importanti di integrazione. Ha distrutto comunità (Riace e tante altre), ha sostanzialmente varato il “reato di solidarietà” (le Ong «taxi del Mediterraneo», proclamò Di Maio). Una vera e propria mutazione istituzionale, in definitiva, che muta il ruolo internazionale dell’Italia e la collocazione sovranazionale: la “caccia al migrante” sperimenta paradigmi per abbattere il progetto di Europa unita. Il governo sta velocemente portando l’Italia nel sistema di “valori” regressivo, oscurantista, vandeano affermato dal “gruppo di Visegrad”. Con l’aggravante di essere, l’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea e importante cerniera del suo sistema produttivo. Da Altiero Spinelli a Orban. Dobbiamo essere consapevoli: sta cambiando la storia italiana ed europea. L’Italia potrebbe essere responsabile del fallimento dell’Europa unita. Intendiamoci: i pessimi Trattati europei vanno cancellati, riscritti; le istituzioni europee vanno radicalmente democratizzate; la sovranità popolare costituzionale deve potersi pienamente esprimersi. La nostra Costituzione, in caso di macroscopiche contraddizioni, è la nostra principale fonte giuridica. Dovremo ricostruire una Unione Europea solidale ed inclusiva proprio per rafforzarla di fronte al populismo di destra che vuole abbatterla.
Il sovranismo di destra, in Italia come in tante parti del mondo, vuole porsi come violenta e totalitaria risposta alla crisi della democrazia rappresentativa. Scomponendo le classi, negando il conflitto sociale. I diritti civili e politici subiscono una grave regressione. Questo populismo, dagli Usa all’America Latina, all’Europa è una forma politica funzionale al mantenimento di rapporti di potere dominanti, ultraliberisti. Siamo di fronte ad autocrazie elettive, che per forza di cose, sono incostituzionali. Come scriveva Foucault, il razzismo non è effetto ma causa delle emarginazioni sociali.
Questo scenario ci fa comprendere che le vicine elezioni del Parlamento Europeo rappresenteranno un passaggio molto rilevante per la democrazia europea. Le forze sovraniste andranno all’attacco di un Partito Popolare e di un Partito Socialista fiaccati, entrambi, dall’essere i partiti della austerità, delle oligarchie finanziarie, delle potenti burocrazie di Bruxelles. Noi dobbiamo apparire ed essere diversi, rilanciando il progetto di Altiero Spinelli, che disegnò l’Europa unita come una comunità di destino per sconfiggere i nazionalismi. Vogliamo con rinnovata energia rilanciare l’universalismo dei diritti costituzionali fondamentali, in una cornice garantista di Stato di diritto.
Contrastare, quindi, con decisione il progetto di disgregazione teso a svuotare le regole, ad accentrare i poteri nell’esecutivo, indebolendo tutti i contropoteri. Per loro, sovranità nazionale significa chiudere le frontiere, innalzare muri, violare gli obblighi di solidarietà. Qual è il problema di coloro (tra i quali mi identifico) che pensano ad una posizione europeista alternativa, non ingabbiata tra il sovranismo parafascista e l’ottuso europeismo liberista (che non farebbe niente altro che rafforzare Salvini)?
Come scrisse Stefano Rodotà, la democrazia europea avrà un futuro se sarà in grado di ritrovare il suo “demos”; «solo seguendo la trama dei diritti potremo davvero scoprire un’altra Europa, assai diversa dalla prepotente Europa economica e dall’evanescente Europa politica». Riusciremo a realizzare l’obiettivo di presentare alle elezioni europee una lista di sinistra alternativa unitaria che vada nella direzione tracciata da Rodotà? Vi sono difficoltà. Il percorso è accidentato. Anche perché non vogliamo correre il rischio di presentare una mera sommatoria di sigle. Questa volta l’aggregazione va percepita come spazio pubblico reale, attraversato dai movimenti di resistenza alla deriva razzista, maschilista, oscurantista (che crescono nei territori) dei soggetti sociali che subiscono l’offensiva padronale.
Giurista, Giovanni Russo Spena è stato segretario di Democrazia Proletaria, membro dei Cristiani per il Socialismo e senatore di Rifondazione Comunista
Commenti recenti