CLIMA: QUESTA E’ L’EMERGENZA
Alex Zanotelli (www.adistaonline.it, 1 marzo 2019)
«Il ritmo di consumo, di spreco, di alterazione dell’ambiente – afferma giustamente papa Francesco nella Laudato si’ – ha superato la possibilità del Pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solo in catastrofi». Infatti sono proprio i più ricchi, il 10% della popolazione mondiale, con il loro stile di vita, a sbattere nell’atmosfera buona parte dell’anidride carbonica che crea l’effetto serra. Gli scienziati dell’ONU (IPCC), nel loro ultimo Rapporto, affermano che a fine secolo rischiamo tre gradi centigradi in più. Questo sarebbe un disastro per il clima, perché potrebbe anche portare allo scioglimento del permafrost della Groenlandia e della Siberia con il conseguente innalzamento di vari metri dei mari. Particolarmente colpito sarà anche il Mediterraneo con il pericolo che entro il 2050 in mare avremo più plastica che pesci!
A pagarne le spese saranno i più poveri, che emettono solo il cinque per cento di anidride carbonica e che subiranno gli effetti devastanti del surriscaldamento. Sarà infatti l’Africa, il continente più povero a subirne le conseguenze. Molti scienziati ritengono che l’Africa rischia 6-7 gradi centigradi in più. Per cui l’ONU prevede già, entro il 2050, 250 milioni di rifugiati climatici, di cui 50 milioni dall’Africa.Purtroppo la politica dei Paesi ricchi è sorda a questi richiami perché significherebbe cambiare l’attuale Sistema economico-finanziario. Nel 2015 i governi del mondo, riuniti a Parigi per la Cop 21, si erano impegnati a contenere il riscaldamento entro 1,5 gradi centigradi. Purtroppo il Trattato di Parigi è oggi ignorato da Trump (USA), da Bolsonaro (Brasile) e dai Paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Slovacchia, Cechia e Ungheria). La Cop 24 che si è tenuta a Katowice, in Polonia, lo scorso dicembre, è stata un’altra delusione: USA, Russia, Arabia Saudita e Brasile hanno messo in discussione perfino le conclusioni degli scienziati dell’ONU.Ma anche l’Italia, con il suo governo giallo-verde, non brilla per le scelte sul clima, nonostante le tante promesse elettorali dei Cinque Stelle. Basta ricordare le scelte di questo governo: i permessi a ENI e AGIP di trivellare nell’Adriatico, le tergiversazioni sulla TAV, la retromarcia sulla TAP, le Grandi Navi, il Mose a Venezia, l’ILVA a Taranto…Particolarmente grave in questo momento è quanto sta avvenendo nella Foresta Amazzonica (il polmone del Pianeta!). È in atto un assedio a questo tesoro dell’umanità da parte dei vari governi: Brasile, Bolivia, Ecuador e Perù che hanno dato via libera alle attività economiche che distruggeranno la più grande foresta del mondo. Per questo papa Francesco ha indetto per il prossimo settembre un Sinodo Straordinario per salvare questo patrimonio, convocando tutti i vescovi dei Paesi che si affacciano sull’Amazzonia, per lanciare un grido di allarme per salvarla insieme ai popoli che ci vivono. È un impegno non solo dei credenti, ma di tutti i cittadini, perché è in ballo il futuro dell’umanità. «Non rubateci il futuro», grida giustamente la sedicenne svedese Greta Thunberg, che ha fatto partire “I venerdì per il clima” per i giovani: un movimento che si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo.Dobbiamo tutti metterci in marcia per il clima per premere sul nostro governo e sulla UE perché mettano al primo posto il clima. A questo scopo è stata indetta una grande marcia nazionale a Roma il 23 marzo.Per questo mi appello a :- giovani, perché sull’esempio di Greta, si mobilitino e scendano in tanti nelle piazze delle città il 15 marzo, nella speranza di ritrovarci insieme a Roma nella manifestazione del 23 marzo;- cittadini, perché si mobilitino sia online, come hanno fatto i francesi che in cinque giorni hanno raccolto 1.6 milioni di firme contro l’inerzia del governo francese, ma anche scendendo in piazza per forzare il governo a rispettare gli accordi firmati a Parigi (2015);- politici, perché trovino il coraggio per abbandonare il petrolio, il carbone e il gas, puntando invece sulle rinnovabili- banchieri, perché si liberino dalle partecipazioni azionarie nel settore del petrolio e del carbone, come hanno fatto le Assicurazioni Generali, ma anche Rockfeller e il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Ginevra);- vescovi, perché escano dal loro silenzio e prendano posizione sul clima come ha fatto papa Francesco;- preti, perché scaldino il cuore dei fedeli con gli insegnamenti contenuti nell’enciclica Laudato si’;- famiglie e comunità cristiane, perché ritirino i loro soldi da quelle banche che investono in petrolio e carbone e aprano cause legali in campo climatico contro gli Stati o le Istituzioni.Solo una massiccia mobilitazione popolare potrà forzare il nostro governo a prendere gli urgenti provvedimenti necessari per salvare il Pianeta. Finiamola di pensare che il problema centrale dell’Italia siano i migranti: la vera emergenza è il pianeta che brucia! È questa la sfida che i nostri governi devono affrontare. Per questo dobbiamo mobilitarci per salvare l’unica navicella spaziale che abbiamo per attraversare il buco nero dell’universo. Coraggio, ce la possiamo fare!
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