
Quando il potere fa tacere il profeta: monsignor Romero e il tradimento della gerarchia ecclesiastica.
José Carlos Enríquez Díaz
La storia della Chiesa è segnata da figure che, nel loro impegno per il Vangelo, hanno sfidato le strutture di potere costituite. Monsignor Oscar Arnulfo Romero è un esempio paradigmatico di come la fedeltà al messaggio di Cristo possa scontrarsi frontalmente con gli interessi e le posizioni della gerarchia ecclesiastica. La sua lotta per gli oppressi e la sua denuncia delle ingiustizie lo hanno portato non solo a scontrarsi con le élite politiche di El Salvador, ma anche con i più alti ranghi della Chiesa, rivelando una profonda discrepanza tra l’istituzione e i principi fondamentali del cristianesimo.
Il disprezzo di Roma
L’impegno di Monsignor Romero nei confronti dei più svantaggiati e la sua denuncia delle violazioni dei diritti umani lo hanno portato a cercare sostegno nel Vaticano. Tuttavia, lungi dal trovare sostegno, fu accolto con freddezza e disprezzo. Questo rifiuto da parte della Curia romana riflette una tendenza storica della gerarchia ecclesiastica a emarginare coloro che, dall’interno, mettono in discussione le strutture di potere e si battono per una Chiesa più umile e vicina al popolo.
Romero non solo trovò indifferenza nel Vaticano, ma fu anche accusato di politicizzare la fede e di allontanarsi dal percorso tradizionale della Chiesa. Mentre in El Salvador la sua vita era costantemente in pericolo, a Roma gli fu chiesto di moderare il suo discorso, di evitare scontri e di mantenere un atteggiamento più conciliante. Ma il suo impegno per la verità e la giustizia non gli permetteva di fare marcia indietro. Sapeva che il suo popolo stava soffrendo e che il suo dovere era quello di esserne la voce.
Il costo della profezia.
Monsignor Romero aveva capito che il suo ministero comportava un rischio mortale. Ognuna delle sue omelie era un atto di resistenza, una coraggiosa denuncia contro l’oppressione e la violenza. Sapeva di essere nel mirino dei potenti, sia dei militari salvadoregni sia di coloro che, nell’ombra, guardavano con sospetto alla sua crescente influenza sulla coscienza popolare.
Nel corso della storia, coloro che hanno denunciato le ingiustizie a partire dalla fede sono stati perseguitati e messi a tacere. Romero non ha fatto eccezione. La gerarchia ecclesiastica, invece di proteggerlo e di amplificare il suo messaggio, lo ha lasciato solo, permettendo che il suo assassinio fosse quasi una conseguenza naturale della sua fedeltà al Vangelo.
Il contrasto tra il Regno di Dio e l’istituzione ecclesiastica.
Gesù ha predicato un Regno basato sull’amore, sulla giustizia e sull’umiltà. Tuttavia, l’evoluzione storica della Chiesa mostra una tendenza all’accumulo di potere e di ricchezza, allontanandosi dai
principi originari del cristianesimo. Mentre Cristo si identificava con gli emarginati e gli oppressi, la gerarchia ecclesiastica in molte occasioni è stata spesso complice di sistemi oppressivi e ha represso voci dissidenti all’interno della sua struttura.
La storia della Chiesa è costellata di episodi in cui il potere clericale ha avuto la precedenza sulla missione cristiana. Dalle Crociate al silenzio complice di fronte alle dittature in America Latina, il Vaticano ha ripetutamente dimostrato la sua inclinazione a mantenere lo status quo piuttosto che diventare un faro di cambiamento. Il caso di monsignor Romero non è unico: altri profeti come lui sono stati ignorati, disprezzati o addirittura condannati proprio dalla stessa istituzione che avrebbe dovuto difenderli.
L’intervento di papa Francesco
Decenni dopo il suo assassinio, papa Francesco ha recuperato la memoria profetica dell’arcivescovo Romero, promuovendone la canonizzazione nel 2018. Con questo atto, la Chiesa ha riconosciuto il suo martirio e il suo impegno verso i poveri come autentica espressione del Vangelo. Francesco ne ha rivendicato la figura, presentandolo come un simbolo dell’opzione preferenziale per gli oppressi.
Conclusione
La storia di monsignor Romero rivela una tensione costante tra il messaggio liberatore del Vangelo e le strutture di potere della Chiesa. Per essere fedele alla sua missione, la Chiesa deve ascoltare e accogliere le voci profetiche che, come quella di Romero, chiedono un’istituzione più coerente con i valori di giustizia, umiltà e amore predicati da Gesù Cristo. Solo così si può colmare il divario tra la gerarchia e il vero spirito del Vangelo.
Monsignor Romero è stata dichiarato santo molti anni dopo la sua morte. Tuttavia, la domanda resta sospesa: quanti altri saranno ridotti al silenzio prima che la gerarchia smetta di anteporre i propri interessi al messaggio di Cristo? Finché i gerarchi si aggrapperanno al potere, l’essenza del Vangelo rimarrà nelle mani di coloro che, come Romero, non hanno paura di parlare a nome dei dimenticati.
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Articolo pubblicato il 27.03.2025 nel sito Ataque al poder (www.ataquealpoder.es).
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI
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