Natività ideologiche…
Luigi Santopaolo
Si è fatto un gran parlare della natività con due donne, proposta da un prete campano come immagine inclusiva di famiglia. Il prete è stato accusato di aver adottato una lettura ideologica della nascita di Cristo, prestando il fianco alle teorie di genere.
Eppure, la lettura ideologica della natività è divenuta la norma in una certa tradizione iconografica. Madonne inginocchiate, vestite di rosa e celeste, contemplano un bambinello bianco e paffuto, in compagnia di un vecchio e canuto san Giuseppe.
Non una goccia di sangue, non un segno di fatica, non un cordone ombelicale, nessuna partecipazione da parte di un Giuseppe spettatore.
Non c’è carne in quella nascita, non c’è umanità: a Maria è negata la pienezza della maternità, a Cristo quella della filialità e a un Giuseppe evirato da un’inventata vecchiaia la bellezza della paternità.
Queste natività pulite non sono che lo specchio di un’ideologia gnostica spiritualista, che ha epurato Cristo di ogni umanità, consegnandone un’immagine ideologicamente fiabesca. Per salvaguardare la santa verginità di Maria, abbiamo mortificato la più santa umanità della famiglia di Nazareth, rendendola un modello distante e disincarnato.
Maria è veramente vergine, ma altrettanto veramente madre.
Gesù è veramente Dio incarnato, ma nella carne è altrettanto veramente figlio di una donna.
Giuseppe è veramente casto, ma è altrettanto veramente sposo di Maria e, per la sua sposa, padre di Gesù.
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