UCRAINA, IL NEMICO ALLE PORTE
(Beppe Manni Gazzetta di Modena 4.IV.22)
“E’ mai possibile che l’uomo non impari?” si chiedeva Edith Bruck sulla Stampa. Sì è possibile, e nella storia è avvenuto da sempre. Nella nostra costituzione scritta dopo la devastazione della prima e della seconda guerra mondiale si legge al’art 11 “Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”. Abbiamo tradito queste affermazioni con mille motivazioni: esportiamo la democrazia, difendiamo i nostri interessi all’estero, facciamo parte della Nato. Vendiamo armi, aerei, elicotteri e sistemi di puntamento a cento nazioni in guerra guardando al tornaconto economico e non certo a chi e a che cosa servivano questi strumenti di morte. Oggi forniamo armi attraverso la Polonia agli Ucraini. Abbiamo partecipato alla guerra in Iraq, Siria, Afganistan, Libia, ex Jugoslavia e ora siamo disponibili con 4400 soldati, aerei e corazzate, a contrastare l’invasione di Putin in Ucraina. Ci scandalizziamo giustamente dell’aggressione russa ma non siamo certo delle colombelle in buona compagnia degli Usa che in fatto di aggressioni ha un medagliere pieno dal Vietnam, alla Libia, all’Iraq, per non parlare dei colpi di stato appoggiati per destabilizzare i governi del sud americane. Non ultima Cuba, sotto attacco da settantanni. Delle occupazioni del Golan, di Gaza, e di Gerusalemme Est da parte di Israele tutto l’occidente ha vilmente taciuto. Sì, non abbiamo imparato perché i potenti della terra tendono a cancellare dalla nostra memoria i fatti e il mare di dolore che e le guerre provocano; insensibili al pianto dei bimbi e delle madri. Le distruzioni, le morti, le case sventrate le abbiamo appena viste a Sarajevo, a Mostar, a Belgrado. E abbiamo dimenticato. Il volto della guerra e della fame li guardiamo distrattamente nei profughi che sbarcano sulle nostre spiagge. Cercano un rifugio in fuga dalla miseria e dai bombardamenti. Sono stremati, bagnati, con poveri stracci, con fagotti e sacchi della spazzatura che contengono le loro misere cose. Ma ora chi fugge dall’Ucraina sono donne con bambini, anziani e qualche giovane tutti ben vestiti come noi, con cappotti eleganti, troll moderni. Fuggono sotto l’urlo delle sirene, per sfuggire ai bombardamenti e da nemici vicini alle case. Siamo noi che scappiamo dalle nostre belle case dotate di ogni confort.
E’ giusto che lucidiamo la memoria. E’ indispensabile non solo guardare i programmi televisivi che spesso vogliono catturare l’attenzione con foto e servizi ad effetto; non solo leggere articoli e ascoltare dibattiti di buoni pensatori e discutere tra di noi. E’ necessario studiare la storia. E la scuola può, e deve costruire una nuova classe di giovani ben informati che vogliono la pace disposti a rinunciare a parte del proprio benessere per un mondo di giustizia senza guerre.
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