L’ EUROPA DI MATTEO SALVINI PER FAR PARTE DEL NUOVO GOVERNO
DI DOMENICO PIZZUTI
Meritano attenzione le dichiarazioni ai giornalisti di Matteo Salvini leader della Lega all’uscita dopo la seconda consultazione con il Presidente incaricato riguardante la sua conversione europeista, motivata dalla partecipazione ad un governo che, per convinzione non di oggi dello stesso Draghi, si connota per definizione come europeista ed atlantista. Matteo Salvini – nonostante il no di Draghi alla flat tax – ha fatto di tutto per esprimere la sua adesione a questo progetto: “Vogliamo che l’Italia sia protagonista in Europa. Ci interessa che si faccia l’ interesse nazionale in Ue. No a austerità, ed è condiviso. Draghi ha detto che non aumenterà le tasse e ci basta”. La Lega intanto ha votato a favore del regolamento sul Recovery Fund al Parlamento europeo, segnale ulteriore dell’apertura ‘europeista’ del movimento di Matteo Salvini. Al di là delle convenienze politiche di queste aperture, non deve sfuggire che nell’ambito di queste dichiarazioni inopinatamente e non richiesto Salvini abbia fatto riferimento ad un discorso di Giovanni Paolo II di quarant’anni fa sulle radici culturali dell’Europa. Anche i pontefici che si sono succeduti hanno certo fatto riferimento nel loro magistero al tema dell’Europa, ci è perciò chiaro che nonostante le giravolte europeiste affiora in questo riferimento il carattere populista del personaggio non smentito perchè si privilegia l’aspetto identitario della costruzione europea che fa parte del discorso populista del Nostro e nello stesso tempo una concezione tradizionale dello stessa religione cristiana come attestato da studi e ricerche. Non si può solo cambiare la felpa per giacca e cravatta negli incontri istituzionali, perchè non si dismette facilmente l’ancoraggio o visione populista frequentata e propagandata dal Nostro in questi anni come abbiamo più volte documentato nei suoi discorsi e comportamenti. Questi atteggiamenti sono certo forieri di tensioni nel governo a venire, anche per l’incompatibilità di visioni tra le forze politiche, affermata per esempio chiaramente dal Segretario del PD. Si potrebbe dire con un effato antico: Timeo Danaos et dona ferentes. Napoli, 11 febbraio 2021
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