La nuda verità sul collasso ecologico. Per fermare la «vendetta di Gaia»
Claudia Fanti 21/10/2020, 20:55
Tratto da: Adista Documenti n° 38 del 31/10/2020
DOC-3093. ROMA-ADISTA. La «vendetta di Gaia», secondo la celebre espressione di James Lovelock, è già drammaticamente in atto. Non solo «abbiamo dichiarato guerra alla natura invece di vivere al suo interno in armonia con essa », ma, come scrive Serge Latouche, quando essa reagisce per legittima difesa, noi esseri umani, anziché fare marcia indietro, «lanciamo una nuova offensiva».
Così mentre siamo alle prese con un virus che ha messo in ginocchio il mondo intero, non solo non ci interroghiamo sulle cause che lo hanno prodotto, ma continuiamo imperterriti sulla nostra strada, accanendoci senza tregua sugli ecosistemi del nostro pianeta. C’è una minoranza, tuttavia, che non si arrende, lanciando e rilanciando l’allarme. Come i giovani del movimento Friday for Future di Greta Thunberg, tornati in piazza il 25 settembre, e in Italia il 9 ottobre, per il sesto Sciopero per il Clima, denunciando limiti, lacune e persino effetti controproducenti di tutti i piani, «pur presentati in pompa magna», messi finora in campo contro l’emergenza climatica, dall’European Green Deal di Von der Leyen al Decreto Clima voluto da Giuseppe Conte, «timido fino al ridicolo». Il Ministero dell’Ambiente, denunciano in un articolo pubblicato su Il Fatto quotidiano il 22 settembre, «sta lavorando da mesi a un piano di parziale riconversione dei SAD (sussidi ambientalmente dannosi) in sussidi favorevoli a clima, natura e salute», che, malgrado appaia «tutt’altro che rivoluzionario », viene comunque avversato dai petrolieri: «Secondo alcune indiscrezioni di stampa, l’Unione Petrolifera Italiana si starebbe opponendo al provvedimento, spingendo affinché tutto rimanga com’è».
I ragazzi e le ragazze di Friday For Future non sono comunque soli. Ci sono gli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion, che, con le loro performance artistiche e le loro azioni di protesta – come il presidio di fronte alla sede della Eni per segnalarne il ruolo nella crisi ecologica e climatica –, si sono rivolti ai giornalisti/e esortandoli a dire «la nuda verità» sul collasso ecologico. Affinché, affermano, «raccontando con più incisività la crisi climatica ed ecologica, i suoi effetti e le decisioni sistemiche che la potrebbero mitigare, assolvano al loro immenso potenziale informativo ed educativo nell’aumentare la consapevolezza dei cittadini e delle cittadine riguardo alla minaccia esistenziale che incombe». «Nel giro di pochi anni – proseguono –, la crisi ecologica e climatica renderà le nostre vite sempre più difficili e la nostra società sempre più instabile. Adesso è l’ultima occasione che abbiamo per impedire il collasso degli ecosistemi e mitigare gli effetti più devastanti della crisi sul nostra civiltà. Perché ciò accada, è necessario che i governi si diano degli obiettivi adeguati e che i media creino una conoscenza e una coscienza comune del problema così che lo si possa affrontare democraticamente, come collettività informata e responsabile».
Ma innumerevoli sono le iniziative lanciate da un’enorme quantità di gruppi e movimenti, come il manifesto, dal titolo: “Uscire dall’economia del profitto, costruire la società della cura”, proposto da uno straordinario cartello di associazioni (https://www.liberacittadinanza.it/articoli/societa/manifesto-uscire-dalleconomia-del-profitto-costruire-la-societa-della-cura) sulla necessità di una radicale conversione ecologica della società (si può inviare la propria adesione alla mail societadellacura@gmail.com).
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