Chiedo agli attuali vescovi che indossino almeno un abito che non attiri l’attenzione e non generi stupore
José María Castillo
Come è noto, alcuni vescovi tedeschi hanno formalmente chiesto alle più alte autorità della Chiesa di abolire l’uso liturgico della “mitra”, che ricopre la testa di vescovi, cardinali, abati (mitrati) e non so se di altri alti dignitari ecclesiastici.
Non ho letto il documento originale dei vescovi tedeschi. Qualunque sia la ragione per cui una parte dell’episcopato tedesco abbia chiesto la soppressione della mitra episcopale, quello che voglio dire – e esprimere il più chiaramente possibile – è che non solo sono completamente d’accordo con la richiesta dell’episcopato tedesco, ma penso anche che questa sia una questione più importante di quanto possa sembrare a prima vista.
Perché quest’importanza? Questa questione può essere analizzata dal punto di vista puramente storico. E questo, da solo, fa luce sufficiente per giustificare la ragionevolezza della richiesta dell’episcopato tedesco. Ma la storia della mitra episcopale non è, secondo me, la cosa più importante in questa questione, anche se la storia di questo abbigliamento clericale sia già eloquente. Gli aspetti fondamentali di questa storia si possono trovare su Internet o nell’Enciclopedia Britannica.
Secondo me la cosa più eloquente in questa questione è il significato di tale abbigliamento liturgico. Perché? Molto semplice: perché, in fin dei conti, la mitra è un ornamento proprio dei signori, che i vescovi hanno iniziato a usare – in maniera più in generalizzata (sembra) – a partire dall’anno 1048, all’inizio del pontificato di papa Leone IX, “fortemente condizionato dal cardinale Umberto di Silva Candida” (cf. W. Ullmann, “Card. Humbert and the Ecclesia Romana”, in Studi Gregoriani, vol. IV, pp. 111-127).
Certo, uno storico ben documentato fornirà a questo dato le precisazioni dovute, per comprendere meglio la sua origine e ciò che i vescovi cristiani hanno inteso fare quando hanno indossato quest’ornamento. Erano altri tempi e la cultura di quel tempo probabilmente lo richiedeva. In ogni caso e qualunque sia la questione, non vi è dubbio che i più alti dirigenti della Chiesa, quando si sono messi questo paramento, hanno fatto un ulteriore passo avanti nel loro crescente allontanamento dal comandamento imposto ai primi apostoli dal Signore Gesù, quando li ha inviati come poveri, senza soldi o abiti che li distinguessero dai poveri (Mt 10, 9-10 par). Così come sappiamo che Gesù ha duramente censurato
coloro che imitavano gli scribi proprio a causa degli abiti che indossavano (Mc 12, 38-40 par).
Per il resto, sappiamo che durante tutto il Medioevo i vescovi non hanno avuto scrupoli nell’assumere titoli, vestiti e privilegi che hanno portato la Chiesa ad assumere un “aspetto proprio dei signori” che in non pochi casi ha raggiunto manifestazioni inimmaginabili. In questa direzione raccomando la lettura di uno studio fondamentale e breve (ma molto eloquente) di Yvez Congar, Per una Chiesa serva e povera, (Edizioni Qiqaion, Magnago 2014).
La Chiesa è “apostolica” perché in lei è elemento costitutivo l’attuazione, attraverso l’episcopato, della successione apostolica. E sia chiaro che i vescovi succedono agli apostoli di Gesù non solo nella dottrina, ma anche nel modo di vivere. Ma si può concepire che uomini innalzati a tale livello, con i loro palazzi, i loro titoli, i loro vestiti, i loro numerosi privilegi … siano i successori di quei primi “seguaci” di Gesù, di cui ci parla il Vangelo? Non dimentichiamo mai che il “modo di vivere” è anche un “modo di insegnare”.
Amo la Chiesa e rispetto i vescovi. Ma proprio per questo motivo, perché è qualcosa che mi interessa molto e l’amo con tutta l’anima, dico e chiedo ai nostri vescovi di avere nella nostra società una presenza tale che proprio per questo non favorisca l’assenza di non pochi cittadini che lasciano la Chiesa.
Termino pensando a tanti vescovi santi, autentici santi e uomini esemplari fino alla morte, che hanno onorato la Chiesa e sono stati fedeli al Vangelo in maniera esemplare. Ma, proprio perché ricordo questi uomini, per questo chiedo agli attuali vescovi di indossare almeno un abito che non attiri l’attenzione e generi stupore per le persone che entrano nei nostri templi.
_________________________________________________ Articolo pubblicato il 23.05.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI
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