Il Papa che attraversa la piazza, chino sul dolore del mondo,
di Grazia Le Mura – Missionaria in Burkina Faso
Ieri, coi bambini di CASA SARA abbiamo seguito la preghiera del Papa. Un silenzio pieno di domande, carico di emozioni, colmo di speranza. I grandi con gli occhi lucidi, consapevoli di ciò che accade nel mondo. I piccoli affascinati dalle immagini e dalla grandezza della piazza, della chiesa, della croce. La più piccolina sorpresa per la sua scoperta: “est celui de la photo?!”, tra domanda ed esclamazione, col dito puntato sulla foto del Papa che è in sala da pranzo.
Il Papa che attraversa la piazza, chino sul dolore del mondo, esprime la solitudine di quest’umanità impotente e, nello stesso tempo, la forza di quest’umanità se allunga le braccia verso il cielo e stringe le mani di chi gli sta accanto. Tra cielo e terra è la nostra forza: in quel punto della croce dove l’orizzonte infinito e verticale del cielo incontra, tocca e bacia, il vissuto umano e orizzontale della terra. Figli e fratelli. Soli e insieme. Uno e moltitudine.
In quel contesto il sapore del mistero. Quei passi incerti, tremolanti. La pioggia, lacrime lasciate cadere dal cielo per bagnare e consolare la sofferenza che trabocca dai cuori. L’immensa piazza, ancor più immensa col suo “vuoto desolante” e il suo “assordante silenzio”. I colori mesti della sera, il tramonto del giorno, del tempo, della vita. La nostra umanità in ginocchio, piegata ma non arresa, sofferente e r-esistente. E, poi, l’Eucaristia innalzata su una piazza vuota e un mondo pieno, al tocco delle campane che si intreccia col la sirena di un’ambulanza. Il Padre e il Figlio. E i figli. E i fratelli.
In quella preghiera il preludio del nostro avvenire. La tempesta e la barca. Le onde in poppa e il cuscino a poppa. La paura e il sonno. L’incredulità e la fiducia. Le parole di richiesta e la Parola di compimento. Il “non t’importa?” che risuona come rimprovero e la domanda, ingenua ma non troppo, “perché avete paura?” che provoca la fede.
Non un rito magico, ma il ritrovare una certezza: siamo “sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti”.
Il racconto di Marco è la narrazione dei nostri giorni: la paura dei discepoli è la nostra, la loro disperata domanda è la nostra. Nei momenti di dolore dell’umanità emerge quel “Dio dove sei? Non t’importa di noi?”. È lui è lì, con noi sulla barca, a poppa, nella parte che andrà prima a picco in caso di naufragio, con la testa sul cuscino.
Cosa inquieta di più? Quel “Dio dove sei?” o quel “non t’importa di noi?”. È quel “non t’importa più di me” che graffia, ferisce, “scatena tempeste nel cuore”.
Gesù è disarmante: “Perché avete paura?”. Ma Gesù, davvero fai!!! Dovevi dormire molto profondamente per non sapere e non capire perché abbiamo paura? La tempesta ci ha sorpreso, colpito, fermato. Ci sta sterminando. Correvamo tra le acque “sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: Svegliati Signore!”.
Sì, Signore svegliati e svegliaci! “Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri”.
È tempo di corresponsabilità, mettendo in cantina il panico che tanto amiamo seminare.
Quel volto sofferente in croce, “in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale”.
Tra qualche giorno il saluto possa essere: Alleluia il Signore è Risorto!
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