IL CAMMINO CONTINUA. DALLE RELIGIONI ALLA SPIRITUALITÀ – Recensione del libro della Comunità del Cassano
Dalla rivista “IL TETTO” 332 -333
Di Mario Corbo
Questo è il titolo di un libro che racconta un percorso iniziato cinquant’anni fa.
La storia narrata è quella di una Comunità cristiana di base – la Cdb del Cassano di Napoli – la quale, nell’arco di mezzo secolo, ha cercato di vivere la propria fede nella sequela di Gesù di Nazareth, che – avendo spezzato il pane, in modo preferenziale, con chi non aveva né pane, né speranza (gli scartati, gli ultimi, i deboli, gli indifesi) – ha indicato con chiarezza il senso ultimo del suo messaggio e la rotta da seguire per non annullarne la potenza liberatrice.
Nati nella temperie culturale e spirituale indotta dagli effetti sinergici del ’68 e del Concilio Vaticano II, la Comunità del Cassano e il movimento delle Cdb – allora allo stato nascente[1] – cercarono, fin dai primordi, di vivere in modo libero e creativo il rapporto tra fede e politica, rompendo nei fatti l’unità politica dei cattolici e optando per un impegno diffuso all’interno dei partiti e dei movimenti che maggiormente sostenevano le sorti delle classi subalterne. Come è noto, su questo terreno molto aspro fu il conflitto con la gerarchia ecclesiastica che determinò l’emarginazione di alcune voci autenticamente profetiche (basti ricordare, al riguardo, le notissime vicende di Giovanni Franzoni ed Enzo Mazzi), le quali, ridotte al silenzio sul piano istituzionale, non hanno smesso di parlare alle coscienze dei credenti e dei non credenti, utilizzando gli spazi di libertà costruiti dai movimenti di base e, nella fattispecie, da quello delle Cdb, per dare vita ad una chiesa ‘altra’ rispetto all’immagine che la chiesa ufficiale veicolava di sé stessa. Tali voci profetiche, di fatto esiliate, non si sono mai sentite ai margini; colpite da gravi provvedimenti sanzionatori da parte dell’istituzione ecclesiastica, non hanno mai cercato la rottura clamorosa con essa, ma il dialogo costruttivo per contribuire a rinnovare, nello spirito conciliare, l’assetto di una chiesa resistente alle trasformazioni e arroccata su posizioni prevalentemente conservatrici.
Sotto il profilo più propriamente religioso, erano gli anni della cosiddetta ‘riappropriazione’ dei contenuti della fede, da vivere come protagonisti, senza orpelli e inutili mediazioni, sia tramite il confronto diretto e critico con i testi biblici, sia attraverso una pratica eucaristica realizzata come momento di fraterna convivialità. Un’intensa coesione regnava nel gruppo originario, cosciente che si stavano creando le condizioni per la sussistenza nel tempo di un’esperienza di base che, con gli inevitabili adeguamenti ai mutati equilibri sociali, è giunta sino ad oggi, superando le crisi che, invece, hanno coinvolto molti altri piccoli gruppi, causandone l’epilogo e consegnandoli all’oblio.
Nella recente pubblicazione, (AA.VV., Il cammino continua, dalle religioni alla spiritualità, Comunità cristiana di base del Cassano – Napoli, Napoli 2019)[2], ricordata nel titolo di quest’articolo, la Cdb del Cassano racconta, senza alcun fine autocelebrativo, le linee essenziali del lungo percorso sinora compiuto e tuttora in atto, offrendo spunti di riflessione e di azione in primis a sé stessa, ma anche a tutti coloro i quali si riconoscono in un cristianesimo non dogmatico e in una fede che unisca e non divida, che liberi e non incateni, che offra prospettive di riscatto a chi vive nel buio della sofferenza e della privazione. Ciò nella consapevolezza che la fede in Cristo si rivolga al singolo per aprirlo all’altro e si rivolga alla Comunità per aprirla alla storia, non essendo rivelazione di un messaggio astratto che possa esaurirsi in un mero accoglimento teorico e dispiegarsi nei limiti angusti della coscienza individuale, ma la concreta espressione di una vita costantemente aperta alla dimensione della condivisione.
Va ricordato che questo non è il primo testo pubblicato dalla Comunità del Cassano di Napoli. Difatti, già venticinque anni fa il gruppo aveva sintetizzato in un libro l’esperienza fino ad allora vissuta, partendo dalla fase originaria e fondativa, matrice della successiva evoluzione, con interessanti spunti sul piano dell’analisi storica, sociologica e religiosa, che vengono ripresi e sviluppati nel lavoro edito quest’anno. Il primo libro – intitolato Radici e Speranze, pubblicato a Napoli nel 1996 e consultabile sul sito web della Comunità (www.cdbcassano.it) – intendeva essere fino in fondo un’opera corale e, pertanto, i vari capitoli non portavano la firma dei vari autori, ma erano attribuibili alla Comunità nel suo insieme, quasi a voler rimarcare l’esistenza di un pensiero comunitario con una certa organicità, anche se in fieri. L’attuale pubblicazione, invece, espressione di una fase storica diversa, è costituita da undici capitoli firmati dai rispettivi autori. Oggi pare scomparsa la preoccupazione di offrire un’immagine il più possibile coesa dell’esperienza comunitaria e risulta prevalente, invece, il desiderio di raccontarla nella sua variegata ricchezza che discende dalla pluralità degli approcci e delle riflessioni, sia interni che esterni al gruppo.
Le varie parti di quest’ultimo testo, comunque, anche se elaborate da autori diversi, si richiamano l’un l’altra, dando vita a un discorso unitario, chiaro riflesso di una storia comune. Il libro è la testimonianza ragionata dell’esperienza comunitaria vissuta insieme ed interiorizzata dai vari protagonisti. La riflessione e l’elaborazione teorica costituiscono un a posteriori rispetto all’a priori della realtà esperita e sono sempre in essa radicate. Le analisi svolte nei vari capitoli, benché frutto di scritture diverse, riportano ad una concreta esperienza di vita condivisa e sono sempre la sua espressione. Si può senz’altro affermare che, senza tale comune esperienza, questo volume non sarebbe mai nato. Pertanto, non deve meravigliare se, nei vari capitoli, i nuclei tematici fondamentali si intrecciano, trattando la stessa materia da prospettive diverse, ma complementari.
Di conseguenza, il libro della Cdb del Cassano propone percorsi problematici di riflessione teorica, ma racconta soprattutto relazioni, storie di incontri e partecipazioni, fitte reti di condivisioni che, nel corso del tempo, hanno condotto la Comunità – secondo modalità diverse legate alle dinamiche peculiari dei vari momenti storici – a vivere ‘tra la gente’[3] la propria fede in Cristo e a realizzarsi come ‘chiesa in uscita’[4], chiamata o ad essere nella dimensione del servizio o a non essere del tutto. La narrazione dei progetti e delle attività che hanno visto come protagonista la Comunità del Cassano è svolta ridisegnando il quadro sociale nel quale tali iniziative sono state attuate nel corso del tempo, offrendo, in tal modo, al lettore una suggestiva e non scontata ricostruzione degli intrecci tra l’evoluzione del cosiddetto ‘dissenso cattolico’ e le trasformazioni strutturali e sovrastrutturali della società italiana.
L’esemplare ricostruzione storica del cammino della Comunità, svolta nei primi due capitoli, non è fine a sé stessa e non costituisce un mero esercizio storiografico[5]. Il racconto delle vicende peculiari del gruppo – inserite nel contesto generale della vita sociale, politica e religiosa del nostro Paese – dona alla microstoria della Comunità un nuovo spessore ermeneutico, gettando luce su eventi trascorsi e finiti nel buio dell’oblio a causa dello scorrere del tempo. E mi pare di poter dire che, a loro volta, le vicende legate alla microstoria comunitaria, riportate dalla narrazione ad un nuovo livello di consapevolezza, possano contribuire ad una comprensione più articolata di alcuni nodi problematici della storia del nostro Paese, soprattutto per quanto attiene alle relazioni complesse tra fede e politica e tra Stato e Chiesa.
I capitoli che affrontano, in modo specifico, le questioni inerenti alla fede e alla ricerca di una spiritualità dei tempi attuali[6] – che, scevra da dogmatismi dividenti, possa unire gli esseri umani al di là delle loro diversità culturali e religiose – non sono un tentativo di elaborare in astratto una nuova, accattivante teologia, ma rappresentano un’esigenza profonda nata dalla pratica di un’ecologia consapevole e dalla riflessione sui temi della pace e della non violenza, con il conseguente impegno concreto a favore dei migranti, teso a garantire loro le condizioni minime per una possibile integrazione. Da sempre, infatti, il rapporto della Comunità con la teologia è stato – si potrebbe dire – di natura ‘strumentale’. La Cdb del Cassano e le Comunità di base in generale non hanno mai elaborato una propria teologia, né hanno aderito in toto ad una corrente teologica, ma hanno fatto sempre riferimento, in modo critico, a quelle idee che, man mano, apparivano più idonee a supportare il loro percorso di ricerca e di fede. Così è stato, nella fase delle origini, per quanto concerne la teologia della liberazione, così è ora per quanto attiene la corrente di pensiero che si propone di elaborare nuove forme di spiritualità, andando ‘oltre’ il ‘paradigma religionale’[7].
Per quanto riguarda – nello specifico – la Comunità del Cassano, proprio l’esigenza di andare ‘oltre’ ha caratterizzato il suo cammino, sin dai primordi.
La Comunità, infatti, nasce dalla necessità di vivere la fede cristiana in modo non rituale ed anonimo, ma nella comunione reale con altri fratelli e sorelle, con cui sperimentare concretamente un cammino di solidarietà, tentando di andare ‘oltre’ la naturale tendenza all’individualismo per aprirsi realmente all’Amore di Dio che, in quanto tale, non chiude l’individuo in sé, ma lo apre totalmente all’alterità. Se Dio è Amore, non è Solitudine, ma Relazione, né può essere amato solo nella solitudine del nostro io. L’Amore implica la condivisione e la dimensione comunitaria della fede. Tutto ciò apparve chiaro nella fase nascente del movimento e fu il motore che mise in moto l’esperienza delle Cdb. Ebbene, se la Comunità nasce per andare ‘oltre’ la dimensione individualistica della fede, si sviluppa e cresce, nel corso del tempo, per andare anche ‘oltre’ sé stessa, oltre il recinto rassicurante dei rapporti interpersonali – che possono trasformarsi in una gabbia asfittica – e condividere nella storia le sorti degli ultimi e degli indifesi, a cui in primis si rivolge il messaggio di Cristo.
Inoltre questa tensione al trascendimento ha da sempre caratterizzato il rapporto della Comunità con gli aspetti dogmatici della religione cattolica che apparivano frutto di scelte storicamente contingenti e non radicati, in modo profondo, nell’humus evangelico. Anche il linguaggio della fede e il modo di intendere Dio sono stati vissuti andando ‘oltre’ le immagini mitologiche di un Dio ultraterreno e meramente trascendente per recuperare la dimensione fondamentale di Dio Amore, amante e amato, che ama e chiama all’amore reciproco, il cui volto non è da cercare tra le nuvole o nell’alto dei cieli, ma in Gesù di Nazareth, che ha saputo amare in modo oblativo, spezzando il pane con gli ultimi fino al dono tragico della sua stessa vita.
Pertanto, anche nei confronti dell’attuale riflessione teologica che si pone come obiettivo quello di andare ‘oltre’le religioni, alla ricerca di nuove forme di spiritualità[8], la Comunità mantiene una posizione critica e strumentale, senza assolutizzare nulla, in coerenza con la sua storia e con le prospettive generali del movimento. Il testo da poco pubblicato dalla Cdb del Cassano si muove, appunto, in questa direzione, cercando di individuare concretamente la strada da percorrere per procedere in modo coerente con la propria storia. Difatti, il capitolo dedicato alla consapevolezza ecologica e alla conversione ecologica, da cui dipendono le sorti future della Madre Terra, come quello in cui si affronta la tematica della pace e della non violenza indicano nitidamente la rotta da imboccare per dare vita ad una spiritualità dei tempi attuali, non meramente antropocentrica, né eurocentrica, ma sensibile alle istanze di un universo plurale e ‘partecipativo’, in cui ogni punto è centro e periferia nello stesso tempo. Anche questi capitoli raccontano riflessioni scaturite da un costante rapporto dialettico con una pratica complessa, il cui primato, oggi come nella fase delle origini, ha costituito una risorsa inderogabile della Comunità, in grado di porla al riparo dal rischio di sterili derive intellettualistiche. Sia il discorso ecologico sia le riflessioni sulla fondamentale categoria della pace sono, infatti, le risultanti di una miriade di attività realizzate nella città di Napoli e soprattutto a Scampia, dove molti membri della Comunità risiedono da anni.
Da molte pagine di questo libro si evince in modo chiaro come, paradossalmente, sia stato proprio il quartiere di Scampia a dare moltissimo alla Comunità, offrendole la possibilità di contribuire ad attivare l’inestimabile patrimonio di energie positive presenti in un territorio tristemente noto, a livello internazionale, per la violenza legata alla malavita organizzata e allo spaccio della droga. Oggi Scampia è un quartiere simbolo in un senso diverso dal passato; in esso il fervore delle iniziative di riscatto sociale ed ambientale è talmente intenso da creare stupore nell’osservatore proveniente dall’esterno, legato all’immagine oleografica del quartiere delle Vele.
Non è possibile, in questa sede, elencare in modo esaustivo tali attività, data la loro ricchezza e articolazione e il numero dei soggetti e aggregazioni impegnati a realizzarle. Si rischierebbe inevitabilmente di dimenticare qualcuno o qualcosa, per cui si rinvia, per una ricognizione completa di ciò che è accaduto e che tuttora sta accadendo a Scampia, alla lettura diretta del testo della Comunità del Cassano[9]. Solo a titolo di esempio, voglio ricordare un dato oggettivo e fare menzione dell’ultima iniziativa, in ordine di tempo, posta in essere a Scampia, che sta riscontrando un’amplissima risonanza, non solo a livello locale, ma anche nazionale.
Il dato oggettivo è che oggi Scampia è il quartiere di Napoli con la maggiore quantità di verde, come risulta da uno studio del coordinamento cittadino dei parchi urbani, riportato in un articolo del Corriere del Mezzogiorno, il 18 maggio 2002.
L’ultima iniziativa, che invera simbolicamente questo dato, è il Progetto Pangea[10]: attività immaginata e realizzata su iniziativa dello storico Circolo la Gru di Legambiente, nato a Scampia nel novembre del 1995 con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche ambientali, attraverso un approccio concreto e sistemico.
Come è noto, il termine Pangea indica, nel linguaggio delle scienze della terra, il supercontinente originario dalla cui frattura, prodotta milioni di anni fa, scaturirono, come frammenti alla deriva, i continenti che noi oggi vediamo e conosciamo. È evidente il grande valore simbolico di questa comune origine: al di qua delle differenze c’è un quid che accomuna e avvicina gli esseri umani tra loro e alimenta la ‘nostalgia’ della primigenia unità originaria. Il Progetto Pangea si nutre di tale suggestione e intende contribuire, nel suo piccolo, all’affermazione di una visione olistica della realtà tesa ad unire anziché separare, a scoprire le connessioni e le interrelazioni tra i vari elementi dell’universo, la cui coesione dovrebbe essere garantita dagli ideali della fraternità e della nonviolenza e dalle conseguenti pratiche dell’accoglienza e della condivisione. Nel Documento di Programmazione del Progetto Pangea si legge: «Il progetto prevede due itinerari distinti che si intrecciano: a) una ricerca e la costruzione di una mappa dei personaggi della nonviolenza dei diversi continenti con note biografiche, magari individuando qualche figura problematica da approfondire, affidate ad alcune classi delle scuole superiori del territorio, con l’obiettivo di produrre un lavoro finale da presentare e socializzare in un forum inserito nella manifestazione Mediterraneo Antirazzista; b) la costruzione del Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza, con l’inserimento in cinque aiuole di alcune piante che caratterizzano la vegetazione dei vari continenti; in una sesta aiuola poi, posta in posizione centrale, a rappresentare il Mediterraneo, vanno inserite gran parte delle essenze tipiche della macchia mediterranea; il giardino si arricchisce di arredi creati dalle cooperative locali, di qualche struttura artistica e di alcuni murales dipinti sui muri perimetrali. Il Comune di Napoli dà il suo patrocinio, presenziando ad alcuni momenti significativi, e permettendo (ma solo dopo due anni), attraverso l’installazione di una bocchetta d’acqua, di innaffiare in modo più regolare le piante inserite nel giardino, specie nei periodi di notevole aridità che ormai caratterizzano questo complicato periodo storico dal punto di vista climatico». La zona prescelta per attuare il progetto è un’area abbandonata di Scampia, divenuta in pratica una sorta di discarica, che è stata pienamente recuperata e trasformata in un Giardino con piante provenienti da ogni parte del pianeta. Ciò che è possibile vedere al Largo Battaglia (questo è il nome della zona) è il miracolo del lavoro gratuito e disinteressato di volontari, consapevoli della centralità della questione ambientale per la sopravvivenza del pianeta. Il loro impegno testimonia che, solo attraverso segni concreti che si contagiano e si moltiplicano, divenendo un habitus mentale ed etico in grado di diffondersi a macchia d’olio, la questione ambientale può diventare patrimonio di tutti.
Per quanto concerne il discorso sulla pace e la non violenza – valori centrali nel vissuto di una Comunità cristiana come quella del Cassano di Napoli – un capitolo del libro è dedicato all’Associazione Scuola di pace[11] – nata nella primavera del 1991 -che da anni costituisce, a livello nazionale, un assoluto punto di riferimento per tali problematiche, con il coinvolgimento attivo di un gran numero di studenti delle più importanti scuole del territorio. La Scuola di pace, inoltre, ha dato vita – nell’autunno del 2008 – ad una Scuola di italiano per immigrati, eccellenza a livello pedagogico nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri e luogo di accoglienza e di riscatto per un gran numero di migranti, che, lontani dalla terra nativa e rifiutati nella nuova, vivono in uno stato di inimmaginabile sofferenza morale e fisica. La Scuola di italiano vede impegnati circa quaranta docenti, in modo gratuito e volontario, ed ha pubblicato nel 2012 un fondamentale testo didattico per l’insegnamento della lingua italiana ai migranti[12], frutto dell’esperienza sul campo e del contributo professionale dei vari docenti, sviluppando parallelamente anche interessanti riflessioni sul ‘dono’ della lingua e sulle dinamiche psico-sociologiche del dono[13].
Sempre a Scampia è inoltre attivo, dal 2004, un Caffè letterario[14] che ha offerto ad un quartiere originariamente privo di luoghi di aggregazione sociale la possibilità di confrontarsi – leggendo libri, sia classici che di letteratura contemporanea – su questioni fondamentali di carattere sociale, politico, etico o filosofico. Gli incontri, aperti alla cittadinanza, hanno un notevole riscontro per quantità e qualità della partecipazione. La frequente presenza degli autori dei libri prescelti e la lettura dei testi inframezzata dall’ascolto di brani musicali rendono il Caffè letterario del Centro Hurtado di Scampia un’occasione unica di crescita culturale e sociale.
Va infine ricordata la collaborazione tra la Comunità del Cassano, il Forum Tarsia e il Coordinamento “Le Scalze”[15], associazioni di volontariato nate con lo scopo di promuovere interventi coordinati di cittadinanza attiva nel quartiere napoletano di Tarsia/Montesanto.
Le varie attività, a cui si è fatto brevemente cenno in precedenza, sono sostenute in toto dalla Comunità, anche se vengono curate e dirette in modo assiduo da uno o più membri del gruppo. Mi sembra che, nel loro insieme, esse aiutino a delineare la fisionomia di un’esperienza di ‘chiesa’, che ha costantemente cercato oltre sé stessa, ‘tra la gente’, l’ossigeno necessario per nutrire un cammino di fede intrapreso cinquant’anni orsono. La comune adesione al messaggio liberatore di Gesù di Nazareth ha trasformato un gruppo di amici in qualcosa di sostanzialmente diverso, mostrando quale debba essere la rotta da seguire durante la navigazione. Nel tentativo di essere fedele allo spirito della Comunità del Cassano che ha sempre navigato senza un capitano, ma con lo sforzo sinergico di tutte le sue componenti, in queste pagine non ho nominato, in particolare, nessun membro del gruppo, attribuendo le varie iniziative alla Comunità nel suo insieme. Questa scelta, che vuole esprimere fino in fondo l’idea che la Comunità ha di sé stessa, nello stesso tempo è tesa a stimolare l’eventuale lettore del presente articolo ad una consultazione diretta del libro del Cassano, per conoscere nei dettagli la composizione del gruppo e i nomi dei singoli protagonisti, che hanno saputo trasformare in realtà duratura un’utopia che, in quanto tale, sembrava destinata a svanire nel breve giro di qualche anno.
Così non è stato e sono certo che il seme diffuso in questi anni non potrà non germogliare ancora in futuro.
Mario Corbo
[1] In generale, sul movimento delle Comunità cristiane di base (Cdb) esaustivo appare il lavoro di M. Campli, M. Vigli, Coltivare speranza, una chiesa altra per un altro mondo possibile, Pescara 2009, arricchito da una bibliografia essenziale, da un elenco ragionato degli Incontri nazionali delle Comunità, dei Gruppi donne e dei giovani e da una cronologia, articolata in “società e politica e “chiesa cattolica”, molto utile per contestualizzare nella storia e nella società il complesso cammino del movimento.
[2] La presentazione del testo è avvenuta durante un Convegno, organizzato dalla Comunità del Cassano per festeggiare il suo cinquantesimo anniversario. L’incontro, dal titolo Oltre questo sistema, oltre le religioni, il cammino continua…, si è tenuto a Napoli, presso la Parrocchia San Francesco Caracciolo di Mianella, nei giorni 8 e 9 giugno 2019, con la partecipazione di rappresentanti delle varie comunità di base italiane. Sabato 8 giugno, al mattino, dopo l’introduzione di Cristofaro Palomba della Cdb del Cassano, sono stati sviluppati alcuni aspetti teorici inerenti alla tematica oggetto del Convegno: Dalle religioni alla spiritualità (Augusto Cavadi), Comunità di fede e impegno nelle periferie della storia e dello spirito (Fabrizio Valletti), Le comunità cristiane di base e la chiesa di Francesco (Marcello Vigli).
Nel pomeriggio è avvenuta la presentazione del libro, attuata attraverso le testimonianze significative di alcuni ‘compagni di viaggio’: Carlo De Angelis, Antonio Silvestri, Pasquale Colella, Mirella La Magna, Pio Russo Kraus, Lorenzo Tommaselli, Giovanni Squame, Giovanni La Magna, Suor Teresa Devoto, Luca Bifulco, Paola Sanges. La sessione è stata introdotta e moderata da Mirella D’Antonio della Cdb del Cassano, che ha fatto interagire i vari testimoni/compagni di viaggio con alcuni brani tratti dai vari capitoli del libro, stimolando riflessioni di grande interesse. La Domenica 9 giugno è stata, invece, dedicata alla celebrazione eucaristica, con un testo elaborato dalle donne della comunità.
[3] Tra la gente è il titolo di un testo di Giovanni Franzoni, edito a Roma nel 1976, ad opera del collettivo redazionale di com-nuovi tempi (cnt). Il libro raccoglie, nella prima parte, i corsivi di Franzoni usciti sul settimanale e, nella seconda parte, la lettera pastorale La terra è di Dio e Il mio regno non è di questo mondo, una risposta alla notificazione della Cei relativa al referendum sul divorzio.
[4] Chiesa in uscita è la nota metafora adottata dall’attuale pontefice in molti discorsi ed elaborata ampiamente nel primo capitolo del suo documento programmatico, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013).
[5] Cfr. AA.VV., Il cammino continua, dalle religioni alla spiritualità, Comunità cristiana di base del Cassano – Napoli, Napoli 2019, pp. 7-59.
[6] Ivi, pp. 60-84.
[7] Al riguardo, cfr. infra, nt. 8.
[8] Sulla tematica cfr. J.S. Spong, M. Lopez Vigil, R. Lenaers, J.M. Vigil, Oltre le religioni, una nuova epoca per la spiritualità umana, San Pietro in Cariano, 2016; J. Arregi, L: Boff, I. Gebara, M. Gonzalo, D. O’Murchu, J.M. Vigil, Il cosmo come rivelazione, una nuova storia sacra per l’umanità, San Pietro in Cariano 2018; J.S. Spong, Perché il Cristianesimo deve cambiare o morire, la nuova riforma della fede e della prassi della Chiesa, Trapani 2019.
[9] Cfr. AA.VV., Il cammino continua, cit., pp. 135-138.
[10] Ivi, pp. 138 ss.
[11] Ivi, pp. 144-153.
[12] Carmela e Marta Maffia (a cura di), Nuovi italiani, Napoli 2012.
[13] Cfr. AA.VV., Il cammino continua, cit. pp. 150-153.
[14] Ivi, pp. 154-158.
[15] Ivi, pp. 159-163.
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