RIGENERAZIONE URBANA
Non so che effetto abbia fatto a coloro che domenica, partecipando al rito eucaristico, hanno potuto leggere o sentire il brano del vangelo di Luca contenente questa parabola:
“ Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiuolo: <Ecco sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?>.
Ma quello rispose: < Padrone, lascialo ancora quest’anno, finchè gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire: se no, lo taglierai.>”
Prescindendo da una puntuale esegesi, non ne sarei capace, non ne ho le competenze, desidero condividere le suggestioni, il turbinio di pensieri che hanno affollato la mia mente.
Mi si è presentato alla memoria il tragico destino delle migliaia di alberi falcidiati dall’evento climatico estremo che si è abbattuto, in questo periodo, sul nostro paese. Non bastavano gli incendi che puntualmente, qualche mano criminale, provoca puntualmente in alcuni momenti dell’anno. A tutto ciò si è aggiunto il successivo rumore fastidioso e doloroso di tante motoseghe che hanno compiuto una strage in città e nel mio quartiere, Scampia. Si parla di parecchie centinaia, forse migliaia, di alberi di alto fusto eliminati. Mi ero proposto di contarli…ma poi vedere il cimitero di ceppaie (che vengono poi lasciate sul posto con un enorme danno estetico ed un pericolo per chi è abituato a calcare i prati!) mi ha fatto una tale tristezza che ho desistito.
Mi rendo conto che se un albero è malato ed ha perduto la sua stabilità è meglio che vada tagliato. Ma non sono per niente convinto che tutti gli alberi tagliati fossero in queste condizioni. Mi piacerebbe capire chi ha analizzato la situazione, con quali criteri e se si è domandato come il “vignaiuolo della parabola” se si potessero recuperare prima di arrivare alla drastica decisione. A me pare che quando ci si arma di qualche arnese infernale (vedi motosega) si è invasi da una sorte di eccitazione, uno sfizio sadico ci (li) assale…e non ci si fermerebbe mai. Lo conferma anche il fatto che quando la situazione si fa complessa e tremendamente faticosa, come l’estirpazione delle ceppaie con tutte le radici…si passa oltre. Gli alberi mi sembra siano gli unici “esseri viventi” che non hanno diritti e non meritano “compassione”! Immaginate se trattassimo gli altri esseri viventi o le cose con la stessa superficialità e la stessa ferma decisione con la quale ci approcciamo al mondo delle piante!
Il “verde”, nella sua complessità e articolazione, rappresenta la componente fondamentale di ogni ecosistema. Genera la vita con “grande generosità” ma nessuno se ne accorge.
Gli alberi e le piante in genere portano sempre “frutti” in abbondanza per il presente e l’avvenire…e non parlo dei “fichi”, delle “mele” o delle “fragole”…
Il “verde” è un’arma, sicuramente la più efficace, contro il cambiamento climatico.
Mi sembra il caso di prefigurare “il serpente che si morde la coda”. Il cambiamento climatico genera devastazioni e noi invece di contrastarlo “piantando alberi”, ne accentuiamo la penuria.
Leggo da una rivista che “lo scorso dicembre a Mantova si è tenuto il primo Forum mondiale sulla riforestazione urbana promosso dalla FAO e curato da un comitato scientifico diretto dall’architetto e urbanista Stefano Boeri”…”si afferma che aumentare le superfici verdi nelle città è un modo per affrontare i problemi sempre più urgenti connessi al cambiamento climatico”.
Sembra che alcune metropoli si stiano attrezzando per creare una riforestazione spinta sia sui bordi che all’interno della città. Una di queste è Milano dove il sindaco Sala ha lanciato l’idea di impiantare tre milioni di alberi nei prossimi dieci anni. Potrebbero contribuire a ridurre di quattro quinti la produzione di anidride carbonica…e Milano ne ha veramente bisogno. In effetti qualche norma immessa nel panorama legislativo di alcuni anni fa imponeva alle amministrazioni comunali di piantare un albero per ogni nascita di un/a bambino/a. Non mi pare che la norma sia stata rispettata. Inoltre occorre anche considerare che una decina di alberelli non riescono a compensare l’azione benefica di un solo albero di alto fusto e di grosse dimensioni: ecco perché bisogna porre estrema attenzione e valutare bene prima di decidere il taglio di un albero.
Io faccio parte del Circolo “la Gru”, un circolo ambientalista, di Scampia che si è dato come obiettivo principale nella sua venticinquennale esperienza, il recupero, la bonifica di spazi pubblici, con la piantumazione di essenze di vario tipo, dii provvedere direttamente o affidando ad altri soggetti emergenti, la cura degli stessi. In questi ultimi anni, fortunatamente, sono nate altre realtà che si sono avviate sullo stesso cammino, lavorando con intelligenza ed efficacia. Posso affermare con assoluta sicurezza che, in questi anni, abbiamo messo a dimora parecchie migliaia di piante, alcune sono già alberi maturi, ma tante altre sono in fase di crescita. Allora si può immaginare il fastidio e la tristezza che ci assale quando vediamo deturpare il patrimonio botanico del nostro territorio. Scampia è il “quartiere più verde” di Napoli e Provincia, ma con questo andazzo possiamo intaccare questo primato positivo. Ci sembra di vivere all’interno di un paradosso infernale, con i ruoli invertiti tra volontari e istituzioni. In particolare un fastidio viscerale ci assale quando vediamo “un raccattatore abituale” di voti darsi da fare per intervenire con foga e supponenza per far tagliare un albero solo perché qualcuno gli ha fatto notare che era un poco curvo…
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”: è proprio così. Tanta riconoscenza per chi taglia…e tanta poca attenzione per chi cura…
Ho partecipato, da settantacinquenne confuso tra una moltitudine di giovani, allo sciopero per il clima del 15 marzo scorso. Questo inaspettato e travolgente risorgere di un movimento politico giovanile dal basso, mi ha riempito di gioia e speranza. Ma ora bisogna passare dall’entusiasmo e il sentimento, alla riflessione rigorosa e alle proposte politiche per cui battersi senza tregua. E non sarà facile.
Intanto battiamoci e pretendiamo una riforestazione urbana diffusa, adottiamo aiuole, piantiamo alberi e aiutiamoli a crescere. Mi chiedo se il tanto “strombazzato “ reddito di cittadinanza non potrebbe servire anche all’uopo…pretendere cioè che al “reddito”…possano seguire “azioni di – autentica- cittadinanza”!
Aldo Bifulco (Circolo la Gru)
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