TERRA#Aprite i Porti!
DI ALDO BIFULCO
Avrei voluto a “caldo!”, di ritorno dal Convegno alla Stazione Marittima comunicarvi qualche sensazione e qualche elemento emerso nel Gruppo “B”, al quale ho partecipato nella mattinata. Non ce l’ho fatta, travolto dalle solite iniziative incessanti nel quartiere, ma anche rattristato dalla visita a Benedetto, assieme a Rosa, Elisa e Gennaro: attualmente non c’è possibilità comunicativa e allora la visita diventa un soliloquio avvilente., anche se per Annamaria è veramente un conforto vedere volti amici.
Intanto è arrivato il bel resoconto di Giuseppe Capuano, su zona grigia, che vi invito a leggere e diffondere. Anche perché , un avvenimento del genere (per ora mi sembra unico) organizzato da un’Amministrazione Comunale avrebbe dovuto avere un risalto nazionale, sulla stampa e sui media, in generale..
Non ho informazioni sull’affluenza complessiva, ma la sala che accoglieva il mio gruppo era strapiena, è stato necessario aggiungere sedie e qualcuno è rimasto in piedi.
Una presenza molto articolata, di gruppi, associazioni, cooperative, terzo settore, in genere, rappresentanti di enti e di istituzioni….è straordinario quanta gente si occupi o è interessata agli “immigrati”, e quanto silenzio ci sia su queste presenze, se non quando è possibile sottoporle al “fuoco della critica” ….per delegittimarle!. La necessità di ricompattare questo mondo, magari recuperando spezzoni del sindacato e della politica, per dare voce , forse ad una maggioranza (?) silenziosa, ed avviare un percorso politico virtuoso. E’ necessario intanto, si diceva, fare rete, una rete reale, concreta , non disdegnando la rete virtuale che—ahimè—sta sempre più assumendo un ruolo rilevante nelle formazione (?) e nella manipolazione della gente. E a proposito di comunicazione è stata avanzata anche la necessità di un’Agenzia Ansa dell’Altra Italia, per raccogliere esperienze, riflessioni, documentazioni e farle circolare.
Molto discusso, anche con rilievi molto critici, il rapporto gestori/immigrati nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria). Centri proliferati a dismisura, talvolta senza alcuna preparazione, e con scarsa motivazione. Ciò ha determinato una deviazione del dibattito pubblico, per cui si è cominciato a parlare più dei gestori che degli immigrati stessi. Ovviamente ci sono stati molti che hanno subodorato l’affare e tra questi anche la criminalità. Ma la colpa è stata soprattutto di chi, con l’alibi dell’emergenza, ha trascurato la trasparenza e il controllo, organizzando bandi per l’appalto molto discutibili. La tracciabilità dei fondi è fondamentale per la trasparenza. Tavoli a livello locali e prefettizi sono necessari per regolamentare e controllare. L’assemblea è apparsa molto più favorevole agli SPRAR di istituzione comunale, augurandosi l’evoluzione dal sistema CAS al sistema SPRAR.
A tale proposito faccio un inciso: “Qualche giorno prima ho partecipato ad un interessante incontro guidato dal solito formidabile Fedele, a Marigliano, durante il quale dei giovani di piccoli comuni del Sannio hanno presentato la loro esperienza e la realizzazione del Manifesto della rete dei piccoli comuni per l’accoglienza e l’inserimento degli immigrati nella realtà sociale. Manifesto raccolto in un bel libro “L’ITALIA CHE NON TI ASPETTI”. Essere SPRAR, Essere Welcome. E’ implicata la Caritas diocesana di Benevento. Ho subito pensato che una tale esperienza debba essere pubblicizzata. Magari durane gli incontri della Scuola di Pace o di un incontro organizzato ad hoc. Perché come si diceva anche nel convegno, soprattutto da parte di alcuni immigrati, quando finiremo di parlare i emergenza, di accoglienza per cominciare a parlare di inserimento. E questo lo sostenevo anche io durante l’incontro della preparazione della Scuola di pace: è giunto il momento di parlare dell’importanza dei migranti per la nostra società, del loro contributo concreto e non solo culturale.” manifestowelcome@gmail.com
Qualche operatore dei CAS, giustamente, ha pregato di evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono dei Cas in cui gli operatori svolgono un’opera egregia, promuovendo un benessere collettivo e nuove forme culturali, realizzando veramente la “convivenza che ci piace”.
Tralascio gli interventi degli assessori che necessiterebbero di alcune richieste di chiarimenti.
Ma voglio riportare ancora alcuni stimoli. L’esigenza che la Scuola e l’Università facciano la loro parte, facendo un lavoro culturale serio e non episodico, un lavoro strutturale, che blocchi le “narrazioni tossiche” che provengono da altri settori della società e che si riversano certamente in questi contesti.
Si è parlato della situazione del quartiere Vasto il cui destino va definito e non può essere lasciato alla mercè degli eventi.
Promuovere la mobilitazione e il protagonismo diretto.
La necessità di un welfare universale.
Magari l’istituzione di un registro napoletano di cittadinanza…in attesa dello jus soli….
Nessuno è clandestino su questa terra.
La nuova definizione di immigrato dovrebbe essere : colui che si sente felice nel posto in cui si trova.
In questo periodo sono e stanno arrivando bellissimi interventi da varie parti d’Italia, vescovi, preti, laici, uomini di cultura…..che affrontano la questione con il “pensiero” della mente e del cuore…a fronte di slogan, post, flash banali…dati in pasto al pubblico che si accontenta e ripete pappagallescamente, senza mai ragionare.
Sarebbe bello raccogliere tutti questi contributi in una pubblicazione, in modo da non disperdere un patrimonio sicuramente utile nella formazione delle generazioni.
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