CARATTERI E PERCORSO DELLA COMUNITA’ NEI SECONDI 25 ANNI
di Gennaro Sanges
Il ’68 non è stato solo l’anno delle grandi lotte studentesche e del movimento operaio, c’è stato anche un ’68 cattolico. E’ l’anno in cui, sull’onda del Concilio, fioriscono in tutta Italia gruppi di base, gruppi spontanei che iniziano un percorso, in autonomia dai luoghi istituzionali del cattolicesimo, chi per portare più avanti le istanze conciliari, chi per difenderle dalla regressione che stavano subendo nella vita concreta delle strutture cattoliche, soprattutto contaminandosi con i fermenti di liberazione politici, sociali, culturali che stavano interessando l’intero Paese. La comunità del Cassano nasce in questo contesto, originata da un processo unitario e da un cammino comune, iniziato proprio nel ’68, da due gruppi spontanei provenienti dall’esperienza nell’Azione Cattolica parrocchiale, una di Capodichino-Secondigliano, una del Vasto.
Nel libro “Radici e Speranze”, che narra dei primi 25 anni della Comunità, vengono spiegati alcuni dei motivi che segnarono questo passaggio.
“Ci suggestiona, inizialmente, il progetto del Cardinale Ursi, appena approdato a Napoli e accolto con molte speranze, intitolato “Bonifica della miseria. Offriamo la nostra disponibilità e ci viene commissionata una inchiesta sulla vita degli sfollati del terremoto del 1962 (un sisma certamente non consistente ma che contribuisce a rendere inagibili stabili già compromessi), che sono ospitati in un albergo di via Milano, nei pressi della Stazione Centrale, a pochi passi dalla nostra Parrocchia. Scopriamo intere famiglie che sopravvivono in stanzette di appena nove metri quadrati, talvolta separate da un semplice tendone. Ci sconcerta il fatto che la sagrestia ci aveva impedito di avvertire questa realtà inquietante così vicina. L’ombra del campanile aveva impedito l’acquisizione cosciente dei drammi che popolano il quotidiano. E’ il momento della scoperta del sociale, con atteggiamenti prepolitici, fondamentali per il passaggio da una fede costellata essenzialmente di momenti liturgici e di relazioni personali, peraltro positivi, ma chiusi e protetti, ad una fede che si compromette con la storia e con tutti quelli che lottano nei processi di liberazione”.
Fu solo nel primo Convegno nazionale delle comunità di base, svoltosi a Roma nel 1973, che questo comune cammino assunse il nome di Comunità del Cassano, dall’omonima via del Cassano (una via parallela al Corso Secondigliano da un lato e confinante con il Rione Berlingieri dall’altro) dove abitavano Aldo e Rosa, appena sposati, e dove si riuniva la Comunità nei primi anni. A questo primo nucleo si aggiungerà poi la comunità di via Blank (piazza Nazionale) traferitasi lì da Torre del Greco e il Cassano avrà l’onore di contare tra i suoi membri figure prestigiose, come quella di Ciro Castaldo, fin dal 73 responsabile della segreteria tecnica del movimento delle comunità di base, ruolo che svolgerà con grande passione e straordinarie doti organizzative fino alla sua morte nel marzo 2003, e quelle altrettanto importanti di Cristofaro e Rosanna.
Io, peraltro, ricordo che questi primi anni non li ho vissuti, tutto preso come ero dall’impegno sindacale e dalle grandiose lotte di quel periodo ( contro le gabbie salariali, per le pensioni, per i contratti ugualitari, contro la repressione ad Avola e Battipaglia, per l’unità dei lavoratori, per la democrazia sindacale e i consigli di fabbrica, per l’ingresso della Costituzione nei luoghi di lavoro con lo Statuto dei Lavoratori); si è vero, avevo pure io fatto il mio piccolo gesto di ribellione quando mi ero dimesso nel corso del ‘68, ricordo che era da poco morto Martin Luter King, da responsabile diocesano del Movimento Aspiranti con un discorso sui mali della Chiesa napoletana fatto alla presenza del Vescovo Vicario di Napoli Mons. Zama.
Già dal primo convegno nazionale del’73 cominciano a delinearsi i caratteri di fondo del movimento, caratteri che si consolideranno nell’arco di un percorso che prosegue ancora oggi. Lotta alla Chiesa di potere, al connubio delle gerarchie cattoliche con il potere economico e politico, all’unità politica dei cattolici e al collateralismo con la Democrazia Cristiana, ai privilegi concordatari, allo Stato confessionale. Si, invece, ad una Chiesa dei poveri, con i poveri, ad una Chiesa povera, si ad una libera ricerca di fede e alla teologia della liberazione, si alla scelta a sinistra , alla lotta di classe, ad un’alternativa al modello capitalistico, si alla laicità nella legislazione nel rispetto delle minoranze (aborto, divorzio, procreazione assistita, fine vita, etc), si all’antimilitarismo e alla nonviolenza, si al pluralismo religioso e all’ecumenismo, si ad una Chiesa altra e non ad un’altra Chiesa, una Chiesa comunità delle comunità dove sia centrale la presa di parola del Popolo di Dio (riappropriazione) nella lettura delle scritture, nei sacramenti, nella catechesi, nella gestione della Chiesa e nei suoi rapporti con le dinamiche sociali e politiche della storia. Comunità di base come spazio autonomo e autogestito di ricerca spirituale e di impegno sociale fondata su due pilastri: Vangelo e Costituzione.
Sono questi essenzialmente i caratteri fondativi del movimento delle comunità di base, discussi, approfonditi, sottoposti a verifiche critiche e all’esperienza della prassi concreta nel corso dei tantissimi incontri nazionali e all’autonoma valutazione delle singole realtà. Non c’è stata mai una direzione centrale. E sono questi i caratteri che la comunità del Cassano ha cercato di incarnare nella sua cinquantennale esperienza.
Ripercorrendo questi secondi 25 anni vengono alla memoria eventi ed iniziative che hanno caratterizzato il nostro cammino, il nostro impegno sociale, civile, culturale con una partecipazione della comunità, a volte piena e collettiva, altre volte attraverso solo una parte dei suoi membri, anche perché la comunità non ha una univoca specificità territoriale, pur in presenza di un prevalente insediamento nell’area Nord di Napoli (Miano, Secondigliano, Scampia).
Proprio rispetto a quest’area di maggiore insediamento voglio ricordare alcuni eventi in un rapido exursus. Ricordo la voragine del Quadrivio di Arzano e quella che fu definita la rivolta dei parroci, un’assemblea popolare svoltasi nella Chiesa della Resurrezione e un nostro documento letto e distribuito in quell’occasione.
Ancora in quel periodo, ricordo la solidarietà che esprimemmo al popolo rom insediato a Scampia, cacciato dalla furia vendicativa di una parte della popolazione dopo un incidente automobilistico provocato da un giovane rom in cui era rimasta vittima una ragazza del territorio.
L’attiva presenza che avemmo durante tutta la fase della faida camorristica fino alla partecipazione al riuscito corteo del Primo Maggio 2005 promosso dalle organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil. L’attivo concorso, in rete con tante associazioni, per la riqualificazione del territorio, per l’insediamento di un Polo universitario, dopo il fallimento della proposta di Bassolino di trasferire a Scampia la Facoltà di Agraria di Portici, per il Progetto di una Piazza dei giovani, in collaborazione con Dipartimento di Urbanistica, per un uso sociale del Centro Telematico, per l’abbattimento delle Vele, con il primario protagonismo del Comitato Vele. Sempre nell’ambito dell’impegno nell’area nord di Napoli e sul piano della lotta anticamorra, ricordo il significativo corteo da Miano alle Case Celesti, cioè proprio nel cuore di una importante piazza camorristica, organizzato dalla Comunità e dall’Unione Inquilini per protestare contro la violenta aggressione subita da Mimmo Lo Presto, nostro amico e segretario dell’Unione Inquilini . Sul fronte della lotta antirazzista e della solidarietà umana come non ricordare l’impegno, sempre insieme ad un’ampia rete di associazioni, per la comunità rom di Cupa Perillo, già nel 2008 costruendo con loro una piattaforma rivendicativa volta da un lato a scongiurare i roghi tossici che provenivano dal campo e dall’altro a determinare una condizione di vita civile e dignitosa, e ancora oggi partecipando ad una bella e forte manifestazione di solidarietà svoltasi a Scampia dopo l’incendio appiccato al campo e per una sistemazione decorosa delle famiglie colpite.
Vanno poi sottolineati i rapporti speciali con alcune realtà sociali e culturali del quartiere.
Con il Gridas, partecipando allo storico Carnevale e organizzando insieme alcuni Cineforum; con il Caffè Letterario di Scampia organizzando insieme alcune presentazioni di libri (come non ricordare la bella e partecipata serata passata con Giovanni Franzoni); la promozione di alcuni dibattiti con il Centro Hurtado dei Gesuiti, il laboratorio Scampia felice, il gruppo Dignità e Bellezza; la partecipazione ad alcune iniziative con il Circolo Legambiente La Gru (Progetto Pangea, Cento strade per giocare, Puliamo il Mondo).
Oltre l’area nord e Scampia in particolare, la Comunità del Cassano ha avuto un ruolo attivo anche nelle tante manifestazioni ed eventi antirazzisti, per la pace e sull’ambiente svoltisi a livello cittadino e nazionale Ricordo, per esempio, la manifestazione napoletana a piedi scalzi, la partecipazione alla catena del digiuno per l’approvazione dello Jus soli; le manifestazioni contro le guerre (ex Jugoslavia, Afganistan, Iraq, Siria), la protesta contro la politica di occupazione di Israele nei confronti del territorio e della popolazione palestinese, la protesta contro il Giro d’Italia in Israele. E ancora la partecipazione alla straordinaria manifestazione che si tenne a Napoli, organizzata da un ampio movimento di base, contro il Biocidio e la Terra dei Fuochi o anche quella nazionale convocata a Napoli da Libera per ricordare le vittime innocenti di tutte le Mafie.
Un’altra iniziativa significativa è stata rappresentata dal coinvolgimento della Comunità nel sostegno al progetto di costruzione di un Centro per i diritti dei bambini realizzato in Quià (Etiopia) intitolato a Gregorio Donato, fulgida figura dell’Azione Cattolica degli anni ’60, promosso dall’Ass. “Forum Infanzia” sulla spinta di Franca e Carlo Travaglino. Il nostro amico e fratello Carlo, missionario francescano in terra d’Africa, deceduto proprio qualche giorno fa.
Infine va ricordato l’importante contributo che la comunità del Cassano, insieme ad altre realtà religiose e laiche, dà alla straordinaria esperienza della Scuola di Pace e soprattutto alla Scuola di Italiano nei confronti di centinaia di immigrati in una relazione non solo di insegnamento ma di grande convivialità e fratellanza.
La Comunità del Cassano, oltre a operare sul terreno civile inserita in diverse reti sociali e territoriali, si è giovata anche di una sorta di rete spirituale, nel campo dell’impegno di fede, realizzando incontri fecondi con gruppi e comunità. Tra gli altri la Comunità del Vomero, la Comunità Battista di via Foria, le Piccole Sorelle di Ponticelli, gli Amici di Betania di Scampia, Il Filo di S.Giovanni a Teduccio, Pax Christi, i Gesuiti, di Scampia, i Caracciolini di Mianella, l’ass. Marco Mascagna, l’ass. Claudio Miccoli e a livello nazionale il mov. Chiesa dei poveri Chiesa di tutti.
E veniamo all’ultima parte di questa introduzione. Nell’esperienza concreta della Comunità del Cassano c’è stato qualcosa di nuovo in questi secondi 25 anni o siamo in presenza di una pura continuità? Qui parlo a titolo personale, ne discuteremo più a fondo collettivamente nel Convegno di fine anno, anche se già stasera da questo incontro potrebbero venire utili indicazioni
Secondo me, schematizzando, la prima fase è stata caratterizzata, sul piano del percorso di fede, più dalle posizioni “contro”, con la meticolosa denuncia di tutte le scelte di potere che faceva la Chiesa gerarchica, quasi a conferma della giustezza della nostra linea di dissenso e di autonomia e , sul piano dell’impegno nella storia, da un impegno più prettamente politico (alcuni di noi assunsero in quegli anni anche ruoli di responsabilità in campo politico e sindacale; la comunità generò il Circolo politico-culturale “Le 4Giornate di Napoli” impegnato sull’antifascismo, per l’unità delle sinistre, la solidarietà alle lotte per il lavoro e quella alla Palestina colpita da una terribile strage; nel Paese nacque il movimento politico Cristiani per il Socialismo e vi fu la fallita avventura elettorale del Movimento Politico dei Lavoratori promosso dalle Acli di Labor e dalla scelta socialista di Vallombrosa).
Questa seconda fase, invece, mi è sembrata caratterizzata, sul piano della fede, più da un impegno “per”, alla ricerca e all’incontro con tutte quelle realtà e persone che nella Chiesa e nella società testimoniavano valori comuni (fino a diventare, oggi, paradossalmente, noi comunità di base, sostenitori di un Papa, papa Francesco naturalmente contro gli attacchi che gli vengono da parte di tanti settori della Chiesa) e con un impegno civile più spostato sul piano sociale, anche per la crisi del movimento operaio e, soprattutto, per la deriva paurosa delle forze politiche, anche quelle che si muovono nel campo della sinistra. Però attenzione ad abbandonare questo terreno che, comunque, a me pare decisivo per una radicale azione di trasformazione economico-sociale. Per esempio, per dirne una, a me non è piaciuta la scelta del movimento delle comunità di base di non pronunciarsi sulla riforma della costituzione proposta con il referendum agli italiani, contrariamente a quanto hanno fatto altri settori progressisti del cattolicesimo. Anche la comunità del Cassano ha seguito questa tendenza di fondo di tutto il movimento e avere contribuito a generare la Scuola di Pace, il Circolo Legambiente, la forte partecipazione alle reti sociali e territoriali nel campo dell’antirazzismo, della pace, dell’ambientalismo vanno proprio in questa direzione. D’altra parte già in Radici e Speranza, nelle pagine finali del libro parlavamo di una Comunità che da una immagine forte passava ad una immagine debole. Un altro fenomeno che ha caratterizzato la vita della Comunità in questi secondi 25 anni è stato rappresentato dal graduale ma inesorabile abbandono dei nostri giovani, prevalentemente nostri figli, dal comune cammino nella comunità. L’ultimo momento corale, il più bello forse, è stato agli inizi degli anni 2000 quando la Comunità con quasi tutti i suoi membri, anziani, giovani, bambini mise in piedi una rappresentazione teatrale imperniata sulla figura di Giordano Bruno messa in scena, con successo, una volta in una scuola media di Casavatore, un’altra volta a Formia ad un Convegno nazionale delle comunità di base. Questa assenza ha un po rinsecchito e soprattutto reso meno gioiosi i nostri incontri del sabato. E in vista del Convegno un altro incontro sarà proprio dedicato al confronto con questi oramai ex giovani per una libera e franca discussione sui motivi che hanno portato all’uscita e, comunque, sul valore che ha avuto, se lo ha avuto, l’esperienza della comunità nella loro vita civile e spirituale.
A proposito di fede e religiosità, a che punto siamo nella nostra ricerca comunitaria? In questi ultimi tempi, partendo da un testo importante “oltre le religioni”, ci stiamo interrogando nella ricerca di una nuova spiritualità.
In merito vi leggo un’ampia sintesi del resoconto del Gruppo di Lavoro condotto dalla nostra Comunità all’ultimo Seminario Nazionale svoltosi a Rimini nel dicembre scorso.
Dalla religione alla spiritualità per andare oltre. Il rifiuto dei dogmi, di una interpretazione letterale e fondamentalista delle scritture, la critica ad una visione di Dio teistica e patriarcale, la critica ad una teologia chiusa ad ogni ricerca sono temi che nel corso degli anni abbiamo sempre affrontato senza remore. Ma ancora oggi il nome di Dio è usato, abusato, per dividere e non per unire. Nel nome di Dio ancora oggi si consumano violenze, persecuzioni, guerre. Ecco perché ancora oggi, nonostante l’incalzare del tempo che indebolisce le nostre energie, è necessario continuare nel nostro cammino di ricerca per andare oltre. Oltre, per un paradigma religionale caratterizzato da una spiritualità nuova: che arrivi al cuore e alla mente dell’uomo di oggi; che ci consenta sempre più di riconoscere Dio dentro di noi, in ogni cosa che facciamo, in quello che siamo, nell’umanità intera; che ci consenta di umanizzare questo mondo, nel superamento del conflitto fra le religioni; che ci consenta di abbandonare definitivamente la gabbia dei dogmi; che ci consenta di elaborare nuovi sistemi di simboli e linguaggi coerenti con le nostre esperienze ed acquisizioni; che ci consenta di accettare e valorizzare, in piena libertà, percorsi diversificati delle esperienze di fede di ognuno.
Si tratta, quindi, di costruire qualcosa di nuovo con un cammino fatto di speranza ma non senza rischi. Sappiamo cosa lasciamo ma non abbiamo ancora chiaro a cosa approderemo. E allora nostri compagni di viaggio in questo ennesimo esodo dovranno essere la voglia di rompere gli schemi (anche quelli che noi stessi abbiamo costruito nel tempo), il richiamo alla laicità e alla libertà di ricerca , la coscienza del valore della comunità come luogo di condivisione delle esperienze di fede e di vita, la coscienza di un cammino per costruire un mosaico di spiritualità in armonia con noi stessi e con gli altri, con le altre espressioni religiose, con i non credenti, con tutti gli uomini di buona volontà, senza elitarismi né esclusioni, inutili antagonismi, accettando ogni contaminazione che proviene dall’esterno, la voglia di inventare linguaggi e simbolismi nuov che rivalutino anche la corporeità delle persone e le loro esperienze di pensiero e di vita, l’assunzione del cambiamento come stato permanente dell’essere credenti. Ed infine, ci sia compagno di viaggio in questo cammino il richiamo costante alla figura e al messaggio di Gesù.
Ultimissima considerazione sulla componente artistica della nostra comunità: in mezzo a noi operano tre straordinari maestri presepiali, Corrado, Cristofaro , Ezio. E’ una qualità specifica del Cassano che ci distingue da tutte le altre comunità d’Italia. Ci teniamo alla bellezza e ci piace condividerla con tutti voi: ogni anno a Natale siete invitati a visitare queste autentiche opere d’arte.
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